Opera poligonaleL'opera poligonale (opus poligonale, opus siliceum) è una tecnica di costruzione antica diffusa nell'Italia centrale, dal VII sec. a.C.[1] ed applicata anche in altre epoche storiche. Consiste nella sovrapposizione di massi in pietra non lavorati o poco lavorati, anche di notevoli dimensioni, senza ausilio di malta o altri leganti. Lo stesso peso dei massi utilizzati assicura, infatti, la stabilità delle strutture che, in genere, presentano uno spessore maggiore alla base e si rastremano (assottigliano) verso l'alto. CaratteristicheLa tecnica venne utilizzata, in particolare, per le mura cittadine, o altre fortificazioni, e per terrazzamenti e podi di templi, opere in genere costruite sui pendii. Spesso i massi, raccolti nella parte alta del pendio, venivano semplicemente fatti scivolare verso il basso, raggiungendo la sommità del muro in costruzione, in genere appoggiato ad un terrapieno. In opera poligonale sono costruite le mura urbane di numerosi centri del Latium vetus, come ad esempio nelle città di Anxur (Terracina), Aletrium (Alatri), Circei (presso San Felice Circeo), Cora (Cori), Ferentinum (Ferentino), Norba (presso Norma), Praeneste (Palestrina), Setia (Sezze), Signia (Segni). Ne erano state distinte quattro "maniere", che, sebbene rappresentino dal punto di vista della tecnica un progressivo miglioramento, danno dal punto di vista cronologico solo un'indicazione di massima: le tecniche più antiche continuavano infatti ad essere utilizzate. I materiali impiegati sono prevalentemente pietre calcaree locali, disponibili sul luogo stesso della costruzione.
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