Il patriarcato estende la sua giurisdizione su tutti i fedeli maroniti che dimorano nel territorio proprio della Chiesa maronita, ossia nelle regioni che tradizionalmente sono riconosciute come il luogo di origine di questa Chiesa sui iuris.[5]
^Codice dei canoni delle Chiese orientali, art. 146-147. D. Le Tourneau, Le caractère personnel et territorial de la "potestas" des Patriarches orientaux, en «Folia Canonica» 5 (2002), pp. 85–93.
^Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XXVII, coll. 992-994.
^La cronologia dei patriarchi da Daniele I a Daoud II e quella pubblicata da Assemani, Series chronologica patriarcharum Antiochiae, Roma, 1881, pp. 37 e seguenti.
^abQuesto patriarca è assente nella cronotassi pubblicata da Assemani.
^(FR) Dib, Dictionnaire de Théologie Catholique, X/2, col. 44.
^ab(FR) Dib, Dictionnaire de Théologie Catholique, X/2, col. 45.
^ab(FR) Dib, Dictionnaire de Théologie Catholique, X/2, col. 59.
^(FR) Dib, Dictionnaire de Théologie Catholique, X/2, col. 60.
^(FR) Dib, Dictionnaire de Théologie Catholique, X/2, col. 61.
^(FR) Dib, Dictionnaire de Théologie Catholique, X/2, col. 62. La data del 25 settembre è quella del calendario giuliano.
^Data dell'elezione. A causa della sua morte prematura, non poté essere confermato dalla Santa Sede. Tuttavia papa Pio VI, nel concistoro del 27 giugno 1796 volle che il suo nome apparisse nella lista dei Patriarchi maroniti.
^Data dell'elezione. Fu confermato dalla Santa Sede il 27 giugno 1796, ma El-Gemayel era già morto due mesi prima.
^Eletto dal clero e dal popolo maronita l'8 giugno 1809. A causa delle difficoltà in cui versava la Sede Apostolica, la conferma della sua elezione avvenne cinque anni dopo.