Papa Innocenzo XII
Papa Innocenzo XII, in latino: Innocentius PP. XII, nato Antonio Pignatelli di Spinazzola (Spinazzola, 13 marzo 1615 – Roma, 27 settembre 1700), è stato il 242º papa della Chiesa cattolica dal 1691 fino alla sua morte. Fu uno degli ultimi papi nati nell'Italia meridionale (dopo di lui la Chiesa cattolica ha annoverato solamente papa Benedetto XIII). BiografiaMembro di un nobile casato napoletano, Antonio Pignatelli nacque (quarto di cinque figli) il 13 marzo 1615[1] a Spinazzola, feudo di famiglia in terra lucana (oggi in Puglia, a seguito del ridisegno delle province da parte di Gioacchino Murat nel 1811). Il padre, Francesco, era marchese di Cerchiara e marchese di Spinazzola; la madre, Porzia Carafa, era figlia del duca d'Andria Fabrizio Carafa. Cronologia degli incarichi
Il conclave del 1691Innocenzo XII fu eletto papa il 12 luglio 1691 nel Palazzo Apostolico e fu incoronato il 15 luglio dal cardinale Urbano Sacchetti. Apertosi il 12 febbraio, fu il conclave più lungo dopo oltre 300 anni: per trovare un'elezione papale più lunga si deve andare a ritroso fino al 1314-1316, cioè al conclave che elesse Giovanni XXII. Al conclave parteciparono 65 cardinali, i quali formarono, come da tradizione, tre gruppi: filo-francesi, filo-spagnoli e “zelanti”. Quest'ultimo gruppo era guidato dal cardinale Giovanni Francesco Negroni, che fu determinante per l'insuccesso di Giovanni Dolfin, inviso ai filo-spagnoli. I due favoriti rimasero Gregorio Barbarigo e Antonio Pignatelli[5]. La candidatura del Barbarigo fu osteggiata dai francesi; le trattative per farlo eleggere durarono fino a luglio, quando la sua candidatura fu lasciata cadere e venne eletto il Pignatelli. Il nuovo papa, che aveva settantasei anni, assunse il nome pontificale di Innocenzo XII in onore di Innocenzo XI, grazie al quale aveva ricevuto la porpora cardinalizia. Il pontificatoCuria romana
Relazioni con le istituzioni della ChiesaDecisioni generali ecclesiasticheIl 12 novembre 1691 il nuovo pontefice indisse un giubileo straordinario per chiedere l'aiuto divino. Durante il suo pontificato la vita dei popoli europei fu spesso funestata dalle guerre. Innocenzo XII proclamò l'8 settembre 1693 un giubileo straordinario e un altro il 4 dicembre 1695 per invocare la pace tra i monarchi cristiani[6]. Convinto della necessità che il clero dovesse porsi a modello dei fedeli, il pontefice fece pubblicare la costituzione apostolica Sanctissimus in Christo Pater (18 luglio 1695), con la quale richiese a ogni ordine religioso una più stretta osservanza delle regole proprie e una più attenta preparazione dei giovani nei noviziati. Successivamente creò una speciale commissione di cardinali che vegliassero sull'applicazione della costituzione stessa. Il 4 agosto 1698, con la costituzione Debitum pastoralis, il pontefice soppresse la Congregazione sopra lo stato dei regolari, istituita nel 1649, e dette un carattere permanente alla commissione da lui creata nel 1695, trasformandola in un dicastero vero e proprio con il nome di "Congregazione della disciplina dei regolari", le cui competenze erano distinte da quelle della Congregazione dei vescovi e regolari. Innocenzo XII emise, in data 20 agosto 1692, un decreto sulla musica nella liturgia. Il provvedimento, dissipando la confusione causata dalle diversità di interpretazioni, e illuminando tutta la questione, proibì in genere il canto di ogni cantilena o mottetto. Nelle sante Messe solenni permise soltanto, oltre al canto del Gloria e del Credo, di poter cantare l'Introito, il Graduale e l'Offertorio. Nei Vespri non ammise nessun cambiamento, neppure minimo, nelle Antifone che si dicono all'inizio e alla fine di ogni Salmo[8]. Curia romanaIl 23 giugno 1692 emanò la bolla Romanum decet pontificem con la quale abolì la carica di cardinal nipote, trasferendone i poteri al Cardinale segretario di Stato. Il provvedimento, redatto dall'allora cardinale Giovanni Francesco Albani,[10] proibiva ai Papi di concedere proprietà, incarichi o rendite a qualsiasi parente; inoltre, nessun parente poteva essere innalzato al cardinalato[11]. Tale documento è passato alla storia poiché sancì la cessazione della pratica del nepotismo, largamente adoperata dai predecessori[12]. Nello stesso tempo cercò di contrastare la compravendita di cariche presso la Camera Apostolica, e a questo scopo introdusse alla sua corte uno stile di vita più semplice e più economico. Egli stesso disse «...i poveri sono i miei nipoti»,[11] ponendo così a confronto il nepotismo di molti tra i suoi predecessori con la sua politica di beneficenza pubblica. Ordini e Istituti religiosi
Il pontefice concesse al loro ordine il diritto di insegnare all'Università di Roma.
Riconobbe la regola dell'ordine con breve del 6 novembre 1693[13].
Nel 1699 riconobbe la congregazione come ordine di chierici regolari.
Con bolla del 20 maggio 1700 trasformò la congregazione in ordine religioso, con voti solenni di povertà, obbedienza, castità e ospitalità, sotto la regola di sant'Agostino e con i privilegi degli ordini mendicanti[14].
Il 5 agosto 1698 istituì in Roma una Congregazione Lauretana e ne dichiarò prefetto il cardinale segretario di Stato[15]. Relazioni con altre Chiese cristianeDurante il pontificato di Innocenzo XII fu portata a termine l'Unione con Roma degli ortodossi della Transilvania (7 maggio 1700). Vi partecipò il clero ortodosso della Transilvania e quello degli altri territori più occidentali abitati da fedeli di lingua rumena (il Banato, la Crișana, il Sătmar e il Maramureș). Il pontefice cercò di riportare nell'alveo della cattolicità la Chiesa copta. Egli nominò missionari i Padri minori riformati di San Pietro in Montorio a Roma. Essi si recarono in udienza presso il Patriarca di Alessandria chiedendogli di aggregarsi all'unità cattolica. La risposta del patriarca fu interlocutoria; però egli acconsentì che al Cairo si stabilissero dei missionari inviati dall'Italia[16]. Decisioni in materia dottrinale
La controversia giansenista proseguì anche durante il pontificato di Innocenzo XII. Nel 1668, sotto il pontificato di Clemente IX, il clero francese aveva sottoscritto la Formula di condanna pontificia delle proposizioni contenute nell'Augustinus di Giansenio. Invece i giansenisti francesi e fiamminghi, insofferenti verso l'autorità papale, non accettarono di firmare la Formula. Alla loro richiesta di eseguire delle modifiche al testo, il pontefice rispose negativamente, dapprima con un decreto della Santa Inquisizione e quindi con due brevi (6 febbraio 1694, ai vescovi di Francia, e 23 novembre 1696 ai vescovi di Fiandra), che chiusero definitivamente la questione[17].
Decisioni in materia liturgica
Dopo Alessandro VII (1655-1667) nessun pontefice era intervenuto sulla questione. La controversia fu riaperta nel 1693 dal gesuita Charles Maigrot, membro della Società per le missioni estere di Parigi e vicario apostolico nel Fujian. Egli criticò l'atteggiamento allora prevalente tra i missionari dell'Ordine, ossia quello di realizzare una sorta di sincretismo tra cristianesimo e confucianesimo[19]. Il pontefice evitò di schierarsi apertamente[20], esortando alla concordia e nominando una commissione affinché esaminasse il caso[21].
Il 15 maggio 1693 Innocenzo XII stabilì che tutte la chiese celebrassero la festa dell'Immacolata Concezione con un'ottava. Relazioni con i monarchi europeiFranciaInnocenzo XII riuscì a porre termine in modo conciliativo a una controversia che si trascinava da cinquant'anni: il dissidio relativo alle prerogative del re (regalie) in materia di benefici ecclesiastici connessi con la nomina episcopale. Nel settembre 1693 re Luigi XIV rinunciò definitivamente alle sue pretese e revocò l'editto del 1682 sulla potestà ecclesiastica (i «Quattro articoli») che ratificava le decisioni dell'assemblea del clero francese. In pari tempo i vescovi francesi inviarono una lettera al papa in cui deplorarono l'accaduto affermando il riconoscimento della piena autorità pontificia sul clero francese. Soddisfatto dell'accordo, il papa confermò le nomine dei vescovi effettuate dal re di Francia, nonostante il fatto che i «Quattro articoli» non venissero revocati. Innocenzo XII acconsentì infine all'estensione del diritto di regalia a tutte le diocesi del regno di Francia[11]. I rapporti tra Parigi e Roma rimasero comunque freddi: la Francia non invitò la Santa Sede a presenziare ai colloqui di pace seguiti alla fine della Guerra della Lega di Augusta, che si conclusero con il Trattato di Rijswijk (1697). Sacro Romano ImperoInnocenzo XII appoggiò Leopoldo I d'Asburgo, impegnato nella guerra contro i Turchi. Deplorò la decisione dell'Imperatore di conferire il nono Elettorato dell'impero, spettante al Casato di Hannover, al duca Ernesto di Brunswick-Hannover, pur sapendo che era protestante. Il pontefice fece dono della rosa d'oro a Guglielmina Amalia di Brunswick-Lüneburg, consorte di Leopoldo I (1699). SpagnaNonostante i due matrimoni (contratti nel 1679 e nel 1690) il re di Spagna Carlo II non ebbe nessun figlio. La corte di Madrid paventò il rischio che, alla sua morte, il regno di Spagna potesse essere smembrato. Si crearono due partiti: uno filo-asburgico e uno filo-francese. Carlo II scelse il primo e decise di nominare come unico erede Giuseppe Ferdinando Leopoldo di Baviera, principe elettore del Sacro Romano Impero. Ma il designato morì prematuramente nel 1699. Nel settembre del 1700 il re scrisse a Innocenzo XII per chiedergli consiglio in materia della sua successione, ottenendo una risposta favorevole alle istanze francesi[22][23]. A parere della Santa Sede, Carlo II avrebbe dovuto fare testamento in favore di Filippo d'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV. Innocenzo XII morì poco dopo e non fece in tempo a constatare se il suo consiglio fosse andato a buon fine[24]. PoloniaIl successore designato al trono di Polonia, il duca Federico Augusto di Sassonia, prima di salire al trono abiurò la fede protestante (1697)[5]. Governo dello Stato della ChiesaRiformeInnocenzo XII si dedicò alla riforma dell'apparato giudiziario. Il pontefice decise di risolvere un problema che rendeva inefficace l'azione dei tribunali romani: la lentezza della giustizia. Con la bolla Ad radicitus submovendum (31 agosto 1692) soppresse tutti i tribunali e i giudici particolari e rimise tutte le cause ai giudici ordinari. Poi fece erigere un palazzo dove concentrò tutti i tribunali dell'Urbe. Costruita a Montecitorio, la nuova Curia Pontificia (attuale Palazzo Montecitorio) fu inaugurata nel 1696. Ben presto divenne nota come Curia Innocenziana. Oltre ai tribunali pontifici, il palazzo fu anche sede del Governatorato di Roma e della direzione di polizia[25]. Nell'ambito della riforma che abolì la carica di cardinal nipote, Innocenzo XII abolì anche le cariche che usualmente l'accompagnavano. Tra esse, quella di cardinal legato di Avignone, che cessò di esistere. In sua vece istituì la Congregazione di Avignone[26]. Roma e LazioNel 1692 Innocenzo XII fece realizzare il nuovo acquedotto di Civitavecchia, dichiarò porto franco lo scalo portuale e le conferì il titolo di Città[5]. Ordinò la costruzione del porto di Anzio (soprannominato “di Nettuno”), che portò crescita e sviluppo alla cittadina laziale[11]. Fece aprire due dogane a Roma, una per il traffico di merci via acqua (presso il porto di Ripa Grande), l'altra per le mercanzie via terra (nel tempio di Adriano a piazza di Pietra). Rafforzò le difese militari sulla linea di costa per contrastare la minaccia dei Corsari barbareschi. Nel 1693 decise di riorganizzare l'assistenza pubblica di Roma, cominciando con il raccogliere l'infanzia abbandonata in un'unica istituzione e in un unico luogo, progettando di concentrarvi anche le altre categorie di poveri assistiti (accuditi all'epoca a Ponte Sisto e al Palazzo lateranense). Nacque così il nucleo di quello che divenne l'ospizio apostolico di San Michele a Ripa Grande. In occasione del Giubileo del 1700, il pontefice fece aprire un nuovo raccordo viario tra la via Appia antica e la via Campana (oggi via Appia Nuova), tuttora nota come Appia Pignatelli. Il pontefice ribadì inoltre il divieto di gioco del lotto. La disposizione, come del resto quelle precedenti, trovò difficile applicazione per l'inveterata propensione dei romani alle scommesse. Patrono di arti e scienzeInnocenzo XII promosse la costruzione della Chiesa della Natività di Gesù, affidata all'Arciconfraternita della Compagnia della Natività (detta degli Agonizzanti)[6]. Nominò il cardinale Enrico Nonis bibliotecario della Biblioteca Vaticana (6 marzo 1700) e l'anatomista bolognese Marcello Malpighi archiatra pontificio. Protesse il letterato inglese John Dryden. Uno dei più grandi poeti inglesi del suo tempo, era stato nominato poeta laureato (1668) e storiografo reale (1670), ma aveva perso tutti i benefici dopo la deposizione di re Giacomo II (1688). Avverso all'arte teatrale, nel 1697 il pontefice fece demolire il Teatro Tordinona[27]. Morte e sepolturaIl giorno di Natale del 1699, già gravemente malato di podagra (una malattia reumatica), non poté presenziare all'apertura della Porta santa della Basilica di San Pietro per il giubileo del 1700. Fu sostituito dal cardinale de Bouillon. Alla cerimonia di apertura furono presenti la regina consorte di Polonia Maria Casimira Luisa (che, rimasta vedova, si era trasferita a Roma) e il penultimo Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici. Innocenzo XII morì all'età di 85 anni il 27 settembre 1700 a Roma. Fu sepolto nella Basilica Vaticana. Dopo la sua morte il suo amico e conterraneo, il cardinale don Vincenzo Petra dei duchi di Vastogirardi, fece erigere a proprie spese un monumento funebre in suo onore a San Pietro, in Vaticano, commissionandolo a Ferdinando Fuga; il monumento è abbellito da due statue che rappresentano la Giustizia e la Carità dello scultore Filippo Valle. Egli fu l'ultimo pontefice a portare abitualmente barba e baffi. Diocesi erette da Innocenzo XIIVicariati apostolici
Nuove diocesi
Concistori per la creazione di nuovi cardinaliInnocenzo XII creò 30 cardinali in quattro distinti concistori. Coerente con la politica anti-nepotista che contraddistinse il suo pontificato, Innocenzo XII non assunse nessun familiare in Curia e negò perfino la porpora del cardinalato all'arcivescovo di Taranto, Francesco Pignatelli, perché era suo cugino.[10] Nominò invece assistente al soglio pontificio il vescovo di Spoleto, Pietro Gaddi da Forlì. Beatificazioni e canonizzazioni del pontificatoInnocenzo XII canonizzò due santi in due distinte cerimonie; beatificò per equipollenza sette servi di Dio. OnorificenzeGenealogia episcopale e successione apostolicaLa genealogia episcopale è:
La successione apostolica è:
Albero genealogico
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
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