Alcuni organismi utilizzano il mirmecoformismo per sfuggire a predatori quali gli uccelli o le vespe, che solitamente evitano le formiche in quanto poco appetibili ed aggressive (mimetismo difensivo); altri usano la loro somiglianza per introdursi all'interno dei formicai e predare larve e uova delle formiche (mimetismo offensivo).[1]
Aracnidi
Il mirmecomorfismo nei ragni si esprime attraverso adattamenti che vanno dalle semplici similarità di colorazione, a modificazioni morfologiche complesse tali da rendere compatibile la struttura corporea a due segmenti (cefalotorace e opistosoma), tipica dei ragni, con quella a tre segmenti (capo, torace e addome) tipica delle formiche. Il problema rappresentato dal numero delle zampe (8 nei ragni, 6 nelle formiche) è risolto utilizzando solo tre paia di zampe per deambulare ed agitando le zampe anteriori come se fossero antenne (assenti nei ragni).
Specie mirmecomorfe esistono all'interno delle seguenti famiglie di ragni:[2][3]
In alcune specie il mirmecomorfismo è prerogativa di uno solo dei sessi: p.es. in Micrathena solo i maschi e le forme giovanili sono mirmecomorfi. In altri casi maschi e femmine possono imitare specie diverse. Ci sono poi specie che presentano diverse forme, ciascuna delle quali mima un differente modello di formica: p.es le forme con livrea giallo-bruna di Synemosyna aurantiaca mimano le sembianze di Pseudomyrmex flavidulus e P. oculatus, mentre le forme con livrea nera assomigliano a P. gracilis e P. sericeus. Tra i ragni del genere Myrmarachne è molto comune il mimetismo transformazionale, che comporta l'adozione di modelli differenti di formiche nei differenti stadi dello sviluppo postembrionale.[2]
Il mirmecomorfismo è molto diffuso in diverse famiglie di ditteri, anche se mancano revisioni approfondite del fenomeno e la maggior parte delle conoscenze si basa su osservazioni aneddotiche.[12]
Le neanidi di 1ª età dell'insetto-foglia Extatosoma tiaratum, nere con il capo rosso, mimano l'aspetto della formica tropicale Leptomyrmex darlingtoni (Dolichoderinae). Anche il loro movimento, erratico, ricorda quello delle formiche. Alla muta successiva il loro aspetto si modifica somigliando a quello che avranno da adulti, simile ad una foglia secca.[19]
I fasmidi della specie Phalces brevis depongono uova che assomigliano a semi di piante, complete di una struttura chiamata "capitulum" che è simile agli elaiosomi presenti nelle piante che si diffondono per mirmecocoria. Queste uova vengono raccolte dalle formiche e portate all'interno dei loro nidi.[20]
Mantoidei
Diverse specie di mantidi esibiscono un mirmecomorfismo limitato ai primi stadi del loro sviluppo postembrionale, una fase in cui risultano particolarmente vulnerabili a potenziali predatori quali uccelli o imenotteri. Nelle fasi successive dello sviluppo perdono tali caratteristiche ricorrendo ad altre forme di mimetismo (mimetismo trasformazionale). Per esempio le neanidi di I stadio della mantide africana Phyllocrania paradoxa (Hymenopodidae) sono di colore nero e con aspetto che ricorda marcatamente quello delle formiche. Dopo le prime due mute esse assumono le sembianze degli insetti adulti, che sono di colore bruno e con aspetto che simula quello di una foglia secca.[21] Le neanidi di I stadio della mantide messicana Mantoida maya (Mantoididae) riproducono le sembianze della formica Camponotus planatus; negli stadi successivi tendono invece ad assomigliare alle vespe.[22] Le mantidi asiatiche del genere Creobroter (Hymenopodidae) nei primi stadi del loro sviluppo sono di colore uniformemente nero e brillante; a partire dalla terza muta, perdono le sembianze mirmecomorfe per assumere la colorazione verdastra che le aiuta a confondersi nella vegetazione.[23]
Le neanidi della mantide sudamericana Acontista concinna (Acanthopidae) sono di un colore rosso brillante che le fa assomigliare alle formiche del genere Solenopsis. A seguito delle prime mute compaiono delle macchie verde-bruno che confluiscono in una colorazione interamente verde negli insetti adulti.[24]
La somiglianza con le formiche delle neanidi della mantide asiatica Odontomantis planiceps (Hymenopodidae) riguarda non solo l'aspetto ma anche il comportamento: nei primi stadi esse tendono infatti ad aggregarsi in colonie numerose, imitando i movimenti erratici dei loro modelli.[25]
Ortotteri
Anche tra gli ortotteri si riscontrano casi di mirmecomorfismo limitato ai primi stadi di sviluppo.
Per esempio, le neanidi di I e II stadio di alcune specie del genere Macroxiphus (Tettigoniidae) hanno una colorazione nera e presentano modificazioni strutturali del pronoto e dell'addome che le rendono estremamente somiglianti alle formiche. La somiglianza è accentuata da un comportamento simile a quello delle formiche: si muovono sul terreno durante il giorno, spesso mischiandosi alle formiche stesse, con la tipica andatura erratica, e si nutrono dei detriti della lettiera. Dopo la terza muta la conformazione dei segmenti toracici e addominale si modifica e le larve cambiano abitudini per divenire notturne e fitofaghe, assumendo la tipica andatura dei Tettigoniidi.[26]
Anche le neanidi di I stadio della cavalletta australiana Torbia viridissima (Tettigoniidae) sono estremamente somiglianti a delle formiche, di colore dal bruno scuro al nero. Dopo le prime mute perdono tale caratteristica ed iniziano a sfoggiare la livrea verde brillante tipica dell'insetto adulto.[27]
Rincoti
Esempi di mirmecomorfismo si ritrovano in diverse famiglie di Rincoti e possono riguardare solo i maschi, solo le femmine o solo gli stadi giovanili di una specie.
Le neanidi di Hyalimenus spp. (Alydidae) nei diversi stadi del loro sviluppo mutano dimensioni e colorazione, assumendo di volta in volta le sembianze di diverse specie di formiche. Tale somiglianza induce le formiche a proteggerle dagli attacchi dei predatori.[28] Casi di mirmecomorfismo sono documentati anche nelle neanidi di altre specie di Alydidae (p.es. Alydus calcaratus, Dulichius inflatus).
Anche nel caso dell'eterottero Himacerus mirmicoides (Nabidae), il mirmecomorfismo riguarda solo le neanidi, che hanno i margini del 2° e del 3° tergite addominale più chiari del resto dell'addome, dando l'illusione di una struttura simile al peziolo delle formiche.[29]
^ Nelson XJ, Jackson RR, Edwards GB e Barrion AT, Living with the enemy: jumping spiders that mimic weaver ants (PDF), in The Journal of Arachnology 2005; 33: 813–819. URL consultato il 15 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2012).
^ Holldobler B and Wilson EO, Symbioses with Other Arthropods, in The Ants, Cambridge, Massachusetts, The Belknap Press of Harvard University Press, 1990, pp. 471-529, ISBN 0-674-04075-9. URL consultato il 17 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2013).
^ Thomas Belt, The Naturalist in Nicaragua, London, 1874, pp. p. 315. URL consultato il 27 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2013).
^ McAlpine DK, Inium, a new Australian genus of Platystomatidae (Diptera: Schizophora) apparently mimicking ants, in Beit Ent 1995; 45: 251–259.
^ McAlpine DK, Studies in upside-down flies (Diptera: Neurochaetidae). Part II. Biology, adaptations, and specific mating mechanisms, in Proc Linn Soc NSW 1988; 110: 59–82.
^ McLiver JD, On the myrmecomorph Coquilletia insignis Uhler (Hemiptera, Miridae): arthropod predators as operator in antmimetic system, in Zool. J. Linn. Soc. 1987; 90: 133-144.