Locale di PiscopioIl Locale di Piscopio o Società di Piscopio[1], talvolta anche Clan dei piscopisani è un'organizzazione criminale appartenente alla 'ndrangheta e nata tra il 2009 ed il 2010 nella frazione Piscopio di Vibo Valentia ed è operativa nel vibonese in particolare a Piscopio e a Stefanaconi[1][2], nella provincia di Vibo Valentia[3][4] e nella città di Vibo Valentia[5]. Le attività illecite praticate dall'organizzazione vanno dal traffico e spaccio di stupefacenti all'estorsione[1]. Dalle operazioni Minotauro e Crimine si evince che il locale ha solidi contatti nel vibonese con i Bonavota, nel resto della Calabria con i Pelle di San Luca, gli Aquino di Marina di Gioiosa Jonica, i Commisso di Siderno[1] e nel torinese con i Catalano e D’Onofrio[5]. StoriaA Piscopio secondo il pentito Moscato e dalle carte dell'inchiesta Rimpiazzo del 2019 sarebbe già esistito sin dagli anni '80 un locale retto da Francesco D'Angelo ed il capobastone Michele Giuseppe Piperno, detto U tanguni e chiuso attorno al 2000[6]. Il nuovo locale nasce invece tra il 2009 e il 2010 nel ristorante la Marinella di Pizzo Calabro con il consenso di membri di 'ndrangheta di Siderno e del torinese[7]. Nel 2011 a Stefanaconi scoppia l'omonima faida di Stefanaconi con i Patania che provocherà 5 morti, tra cui quello del boss Fortunato Patania e 6 tentati omicidi. L'operazione Gringia delle forze dell'ordine porterà all'arresto nei confronti di esponenti dei Patania e altre operazioni porteranno nuovi arresti nei confronti dei piscopisani facendo concludere la faida nel 2012[8]. Il 1º giugno 2018 viene chiuso l'American Bar di Vibo Valentia in quanto il proprietario del bar avrebbe funto da prestanome al fratello di un esponente di spicco dei piscopisani[9]. Il 9 aprile 2019 si conclude l'operazione Rimpiazzo contro 31 persone operanti in provincia di Bologna facenti capo al locale di Piscopio della frazione Piscopio di Vibo Valentia. Sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, rapina, traffico di droga, spaccio di droga, detenzione illegale di armi ed esplosivi[3][4][10][11]. Il 22 ottobre 2019 lo Squadrone eliportato carabinieri cacciatori "Calabria" scopre in un edificio a Vibo Valentia un arsenale di armi riconducibile al clan nascosto nelle mure perimetrali. Su una di queste era scritto: "Minofrio, Mismizzu e Misgarro", i tre cavalieri che si usano nel rito per il conferimento della dote di sgarrista[12]. StrutturaLa struttura sarebbe compartimentata in società maggiore e società minore[5]. Il capo-società sarebbe stato Giuseppe Salvatore Galati detto "Pino u Ragioneri"[1][6], il capo locale sarebbe stato Nazzareno Fiorillo[6] mentre il ruolo di contabile sarebbe stato di Michele Fiorillo, alias “Zarrillo”[5][6]. 'ndrineEsponenti di spicco
Note
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