La conchiglia delle diverse specie ha morfologia tendenzialmente globulare. La colorazione varia dal bianco al bruno, con bande di differente colorazione e numero; in alcuni generi, come p.es. Cepaea, può avere colori brillanti, dal giallo al rosa, al verde.
Il mollusco è in grado di ritirarsi all'interno della conchiglia, e, in condizioni ambientali sfavorevoli, può sigillarne l'apertura con un diaframma calcareo[2].
Il numero di cromosomiaploidi delle diverse specie della famiglia varia da 21 a 30[3].
Gli Helicidae sono ermafroditi, cioè ogni individuo possiede sia organi riproduttivi maschili che femminili; non sono tuttavia in grado di autofecondarsi (ermafroditismo insufficiente).
L'accoppiamento è preceduto da un complesso rituale di corteggiamento, che può durare anche alcune ore e che culmina con la emissione ed il lancio, verso il partner, di un dardo di materiale calcareo, lungo da 5 a 9 mm, ricoperto di muco. Nelle prime fasi del corteggiamento le due chiocciole si "abbracciano", toccandosi con i loro tentacoli, e mordicchiandosi le labbra e l'area del poro genitale, in prossimità del quale si iniziano a palesare i segni di eversione del pene. La progressione del rituale si accompagna ad un aumento della pressione nel seno ematico che circonda la cosiddetta borsa del dardo, che si estroflette anch'essa. L'"abbraccio" si fa quindi più stringente e nel momento in cui si ha il contatto tra il corpo dell'uno ed il poro genitale dell'altro, si assiste al vero e proprio lancio del dardo, che trafigge le carni del partner. Il significato funzionale di tale fenomeno non è ancora del tutto chiaro. Alcuni studi hanno dimostrato che un rilascio efficace del dardo si associa con un maggiore successo riproduttivo[4][5]. Osservazioni recenti puntano l'attenzione su sostanze mucose associate al dardo, rivelatesi in grado di stimolare la recettività agli spermatozoi[6].
Dopo che entrambi i partner hanno scagliato il loro dardo inizia il vero e proprio accoppiamento, con scambio di sperma e reciproca fecondazione.
Pur essendo costantemente a forma di lancia o di arpione, la morfologia del dardo varia da specie a specie e può essere utilizzato come carattere distintivo tra specie simili.