Fu forse fratello e sicuramente collaboratore di Nesiote: numerose basi, originariamente reggenti statue bronzee e recanti la firma di Crizio e Nesiote, sono state ritrovate sull'acropoli di Atene.[1] Lo stile delle iscrizioni, insieme ad altre affinità, sembra confermare l'ipotesi che fossero allievi dello scultore Antenore.
Questo gruppo è considerato un capolavoro dello stile severo; è il simbolo delle libertà democratiche ateniesi conquistate attraverso l'azione che traspare dalla tensione dei soggetti raffigurati, l'imberbe e giovane Armodio e l'anziano e barbuto Aristogitone, esaltati dalla nudità eroica e slanciati sincronicamente in avanti verso una meta comune.
Alla bottega di Crizio si attribuisce l'Efebo di marmo conservato al Museo dell'Acropoli (n. 698). Lo schema arcaico del kouros statico è superato da una visione figurativa mossa e dinamica che prelude agli esiti strutturali policletei; la gamba destra è avanzata, il peso del corpo si regge sulla sinistra e la testa è leggermente inclinata; le orbite, oggi vuote, contenevano occhi in pasta vitrea, tipici delle statue bronzee. L'attribuzione venne effettuata originariamente da Adolf Furtwängler per vicinanza stilistica con la figura di Armodio; Bernard Ashmole e Humfry Payne evidenziarono le scheggiature sul torso e sulla testa, che ritennero praticate in antico per far combaciare le parti, come in occasione di una sostituzione.[2]
Antony E. Raubitschek, Dedications from the Athenian Acropolis, su Packard Humanities Institute - Greek Epigraphy, Cambridge, Mass., Archaeological Institute of America, [1949]. URL consultato il 14 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2014).