Dal Sunto estratto dalla "Relazione circa la sacra regia visita di monsignor Giovanni Angelo de Ciocchis" a Messina, risulta che, tra il 1741 e il 1743, l'incaricato regio compie per conto del Sovrano di SiciliaCarlo III una ricognizione generale di benefici e beni religiosi soggetti a patronato regio, all'interno dell'intero Regno di Sicilia e contemplati nella raccolta di atti e documenti denominati "Acta e Monumenta".[1]
La primitiva chiesa molto antica, esistente già prima delle crociate,[3] possedeva un ricco pavimento di marmi e pietre mischie, la quale, per ordine di don Ferrante Gonzaga, viceré di Sicilia, nel mese di giugno dell'anno 1537, fu demolita per la costruzione delle nuove mura della Real Cittadella.[3]
Lo "Ius presentandi" riconosciuto a questo Priorato da sua maestà il re cattolico Carlo V d'Asburgo con la coreggenza nominale della madre regina Giovanna di Castiglia, detta la Pazza, riconosceva un danno al Priore e ai religiosi privi di sede, pari a mille scudi. Risarcimento che consentì loro di trasferire in un altro luogo il Priorato, come si fece presso la chiesa di Santa Pelagia, luogo di culto vicino al reale monastero moniale di Santa Maria di Basicò.
La chiesa della nuova sede del Priorato, amministrata dal procuratore delle «male maritate» sotto la guida e la protezione dell'Arcivescovo di Messina, è rivolta verso il mezzogiorno e con ingresso secondario a levante. Adiacenti ad essa sono presenti delle costruzioni ad uso abitativo, un baglio, un campanile. Le due campane, una della chiesa antica reca inciso l'anno MCCCCCXXXXX, l'altra campana più piccola reca impresso l'anno 1690 e come asserito dal Procuratore, risulta appartenere all'opera benefica destinata alle «male maritate».
Nella chiesa sono presenti tre altari:
"Abside": altare maggiore dedicato alla Santa Croce ove è collocata l'immagine antica di Santa Croce, ai lati sono presenti i dipinti di Sant'Elena Imperatrice, del figlio l'Imperatore Costantino il Grande ed altre figure di pittura;
Dal Priorato dipendeva anticamente la chiesa di San Pietro sotto il titolo della «Madonna dell'Accomandata», concessa dall'Arcivescovo di Messina a quei antichi Religiosi che se ne servivano per Ospedale ove ricevevano i pellegrini che andavano e venivano dai luoghi Santi.»
In Sicilia l'attività dei Priorati e la successiva presenza dell'Ordine Francescano custode dei luoghi santi, favorisce lo sviluppo e la diffusione sull'impronta della vera Via Crucis, delle primitive manifestazioni cittadine delle Barette, in essa trovano fondamento i riti della Settimana Santa della provincia e dell'intera regione.
Monastero di Santa Croce primitivo
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Priorato di Santa Croce
Primo priorato eretto in Sicilia dal gran Conte Ruggero.[2]. Il Priore di Santa Croce aveva dignità ecclesiastica pari o superiore a quelle dell'abate. Indossava la mitra nelle messe pontificali ed aveva la funzione di assistente dell'arcivescovo.[6]
In seguito il Priorato fu devoluto al re, il priore abbandonò le strutture che furono destinate a reclusorio delle male maritate ovvero all'accoglienza di donne di bassa condizione, volontariamente o legalmente separate.[8]
Nel tempio è documentato il dipinto raffigurante Sant'Elena e Costantino, opera di Deodato Guinaccia, collocato sull'altare maggiore.[8]
Monastero di Santa Maria di Basicò
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Chiesa di San Pietro
Chiesa di San Pietro sotto il titolo della «Beata Vergine dell'Accomandata».
OESSH
Luoghi sacri di Sicilia custoditi dall'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme:[9]
^Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Sicilia dai Musulmani a oggi Copia archiviata, su santosepolcrosicilia.it. URL consultato il 4 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015).
^Le origini storiche dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Sicilia da Normanni agli Aragonesi Copia archiviata, su santosepolcrosicilia.it. URL consultato il 4 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015).
Giovanni Angelo de Ciocchis, "Acta e Monumenta" - ricognizione generale di benefici e beni religiosi soggetti a patronato regio in Sicilia, prima parziale edizione 1836, Archivio di Stato di Palermo.