Carbonara (Rovolon)
Carbonara è una frazione del comune italiano di Rovolon, in provincia di Padova. Geografia fisicaIl paese si estende nella parte meridionale del territorio comunale, ai piedi del monte della Madonna (533 m s.l.m., seconda cima dei Colli Euganei). Comprende anche la località Lovolo, a nordovest del centro e al confine con Albettone. I corsi d'acqua principali sono canali artificiali legati alle bonifiche operate nelle campagne attorno ai colli Euganei. Si citano, da ovest a est, lo scolo Condotto, lo scolo Dandola, il condotto del Bosco e lo scolo Nina, tutti tributari del canale Bisatto, appartenente al bacino del Bacchiglione. StoriaVicino all'ex chiesetta di San Pietro sono stati individuati, già alla fine dell'Ottocento e poi ancora negli anni 1950 e 1960, diversi manufatti litici di tipo clactoniano ascrivibili al paleolitico medio[2]. Carbonara dovrebbe legare il proprio toponimo alla produzione del carbone vegetale, favorita dall'abbondanza di risorse boschive; nei pressi del sentiero che conduce al monte della Madonna sussistono ancora due piazzole un tempo adibite a quest'attività. Non mancano tuttavia ipotesi alternative, come una derivazione dal personale latino Carbo[2][3]. Carbonaria è citata per la prima volta in un documento del 983 con cui il vescovo di Vicenza Rodolfo donava al monastero vicentino dei Santi Vito e Modesto due casali siti nella località[3]. Fu per secoli legata ai benedettini dell'abbazia di Praglia, i quali controllavano le varie chiesette del territorio (compresa la parrocchiale), nonché la cosiddetta corte de Spiran con 800 campi annessi[2]. Monumenti e luoghi d'interesseChiesa parrocchialeIntitolata a san Giovanni Battista, è citata per la prima volta in un documento del 1198 relativo ai beni posseduti dall'abbazia di Praglia. I benedettini gestirono per secoli la cura delle anime di Carbonara, attraverso un monaco eletto annualmente con il consenso del vescovo di Padova. Solo a partire dal 1770 si ebbe un parroco stabile e nel 1810, con la soppressione del cenobio, divenne proprietà del regno d'Italia napoleonico[3]. Sappiamo che la chiesa subì una ricostruzione alla fine del XV secolo[2], ma l'attuale edificio risale alla prima metà del Novecento ed è stato consacrato nel 1931. Il campanile è del 1957, mentre negli anni sessanta è stata sottoposta a un importante restauro[3]. All'interno sono conservate opere recenti, tra cui una statua in gesso di San Giuseppe col Bambino, di anonimo veneto (1922)[3]. Chiesetta di San PietroSorge su un piano coltivato alle pendici nordoccidentali del monte della Madonna. Originaria dell'XI secolo, fu a lungo riferimento religioso per la popolazione che abitava questa zona. Oggi è sconsacrata è utilizzata come annesso rustico[2]. Villa Priuli, Fogazzaro, MaruffaIn località Lovolo, è un'elegante complesso signorile, comprendente casa padronale, oratorio, annessi rustici e torre colombaia. I primi riferimenti risalgono al 1661, quando in una Condizion Cornelia Corner, vedova di Giovanni Priuli, dichiarava per i figli Alvise e Marco una villa a Carbonara «con cortivo, orto e brolo di campi 5». In un analogo documento stilato nel 1740 da Ludovico Priuli si dichiarava a Lovolo una villa con chiesa, barchesse e vari annessi, descritta grossomodo come appare oggi. Secondo gli studiosi, dovrebbe essere stata costruita tra il 1625 e il 1635. Sulla base dell'impostazione planimetrica, il progetto è attribuibile a Baldassarre Longhena, ma mancano prove che avvalorino questa ipotesi. Circondata da un vasto giardino racchiuso da un muro di cinta, la casa padronale ha pianta rettangolare e si sviluppa su due livelli, cui si aggiungono le soffitte con una sopraelevazione centrale, conclusa da un timpano su ogni fronte. La facciata principale è quella rivolta a sud. Il partito centrale, corrispondente al salone passante, è esaltato da un importante apparato decorativo. Le ali sono invece più modeste, con le aperture rettangolari e gli spigoli sottolineati da conci rustici che partono da terra e giungono sino alla cornice di gronda, modanata e in accentuato aggetto. Il partito centrale presenta l'ingresso archivoltato con cornice bugnata, affiancato da una finestrella quadrata per lato (lo schema ricorda la serliana). Ai piani superiori si aprono dei loggiati: al piano nobile un triplo fornice a tutto sesto, con piedritti a bugne e agrafi in chiave, rivolto a un terrazzo in pietra a colonne; similmente a livello della sopraelevazione, anche se qui i piedritti cono sostituiti da paraste lisce e il terrazzo con una balaustra, mentre le tre aperture sono architravate. Il timpano conclusivo presenta segmenti modanati con uno stemma nobiliare al centro. Sul retro il partito centrale corrisponde a un volume in aggetto, con spigoli ornati da conci sovrapposti, che contiene lo scalone monumentale a doppia rampa. All'interno, va ricordato, in una stanza a nordovest del pian terreno, un caminetto originale in pietra. Contigua allo spigolo sudorientale del palazzo, un'adiacenza con funzioni abitative e agricole si allunga verso est per piegare poi, attraverso un altro fabbricato, verso sud. A sudest del giardino e affacciata alla strada sorge la cappella dell'Immacolata Concezione, innalzata nella prima metà del Settecento e citato a partire da una visita pastorale del 1777 (quando vi officiavano i benedettini di Praglia). Degno di nota il pregevole altare in marmo[2][4]. Note
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