Ha come limite settentrionale il valico di Bocca Serriola o, secondo altre fonti, quello di Bocca Trabaria; altre fonti, infine, considerano tutta la zona compresa tra questi due valichi come punto di congiunzione con l'Appennino tosco-emiliano[1]. Come limite meridionale ha invece il Passo di Montereale, o, secondo altri, il Passo della Torrita, (tra Rieti e Ascoli Piceno), che mette in comunicazione la valle del Tronto con quella del Velino.
L'Appennino umbro-marchigiano non è costituito da una sola catena, da cui si stacchino dei contrafforti, ma piuttosto da un fascio di catene che si estendono da Nord-Ovest a Sud-Est. Questi si possono ridurre a cinque principali:
Catena occidentale - comincia a sud-est di Bocca Trabaria o di Bocca Serriola e si dirige verso sud, mantenendosi ben unita fino ad abbassarsi ed allargarsi formando l'altopiano di Gubbio. Quindi si rialza nuovamente con il Monte Subasio (1290 m) e più a sud con il Monte Maggiore (1488 m), termina sul fiume Nera dopo i Monti Martani.
Catena centrale o del Monte Catria - segue la direzione della precedente, elevandosi in molti punti oltre i 1500 m (Monte Catria 1702 m), costituendo così la maggiore altitudine tra i Sibillini ed il Corno alle Scale. La catena centrale è unita alla catena occidentale da un piccolo altipiano che culmina al Passo della Scheggia.
Catena orientale o del Monte S.Vicino - comincia sulla riva sinistra del fiume Metauro e si dirige a sud-est, mantenendosi parallela alla dorsale. A monte S.Vicino si eleva fino a 1486 metri e si interrompe in più punti per far passare i fiumi che, nati dalla catena centrale, vanno a gettarsi nell'Adriatico. Con il Monte S.Vicino la catena punta direttamente a sud e dopo essersi abbassata per consentire il passaggio del Chienti, si eleva con i Monti Sibillini che ospitano il Monte Vettore (2476 m) che costituisce la massima elevazione dell'Appennino umbro-marchigiano. Dal passo di Forca Canapine, a sud dei piani di Castelluccio, che mette in comunicazione la valle di Norcia con la valle del Tronto, la catena prosegue verso sud-ovest dapprima delimitando la valle del Tronto e poi la valle del fiume Velino, in direzione del Monte Terminillo, la massima elevazione (2216 m) della catena dei Monti Reatini.[3]
Ellissoide di Cingoli - andando ancora verso est si incontra un'ulteriore piega appenninica, detta a causa della sua forma "ellissoide di Cingoli" che svetta nel panorama collinare marchigiano, e sul quale sorge Cingoli, non a caso definita il "balcone delle Marche".
Monte Conero - Ultima piega appenninica verso oriente è il Monte Conero o Monte d'Ancona, che arriva a toccare il mare formando il promontorio omonimo. Le pendici settentrionali del Conero proteggono il porto di Ancona.
Per la sua conformazione è intersecato da valli longitudinali (che seguono cioè la direzione delle catene), le più importanti delle quali sono la parte meridionale dell'Altotevere a sud del fiume Soara, la media e la bassa valle del Tevere, la conca di Gubbio, la valle Umbra, l'altopiano di Leonessa, la conca ternana e la conca Reatina.
Gruppo centrale o del Gran Sasso d'Italia, tra le valli del Vomano e dell'Aterno-Pescara. Il Gran Sasso con la vetta del Corno Grande (2912 m) segna la massima elevazione appenninica.
Gruppo meridionale della Maiella, tra le valli dell'Aterno-Pescara e del Sangro. Ha parecchie vette che oltrepassano i 2500 metri: Monte Amaro, 2793 metri; Monte Acquaviva, 2737 metri; Monte Focalone, 2676 metri; Monte Pesco Falcone, 2657 metri; Monte Rotondo, 2656 metri; Monte Macellaro, 2646 metri.
Catena occidentale - Comincia in territorio laziale per proseguire in gran parte lungo il confine regionale tra Lazio e Abruzzo e si può dividere in tre tratti:
Il primo tratto è formato da una catena lunga e non molto alta che parte dal Velino, segue in generale la direzione sud-est va sino al Liri, interrompendosi due volte per il corso dei fiumi Salto e Turano, affluenti del Velino. Da principio la catena è bassa, ma va rialzandosi con i Monti Carseolani fino alla catena dei monti Simbruini, culminanti con le cime del Monte Castel Amato (1475 m), Monte Autore (1855 m), Monte Tarino (1959 m) e Monte Cotento (2015 m), proseguendo con i monti Cantari con il Monte Viglio, i Monti Ernici nella Valle del Sacco, con a seguire il gruppo del Serra Lunga fino ai monti del Parco Nazionale D'Abruzzo (gruppo del monte Tranquillo) raggiungendo Forca d'Acero.
Il terzo tratto comprende la Meta, cresta alta e sottile, che si estende dal Sangro al Volturno fino al gruppo delle Mainarde al confine meridionale tra Lazio, Abruzzo e Molise. Ha molte cime che oltrepassano i 2000 metri come Monte Meta (2241 m) Monte Petroso (2247 m) e Monte Metuccia (2167 m) ed è collegato verso l'interno del territorio abruzzese al gruppo dei Monti Marsicani.
^abSi riportano le fonti per i tre punti di vista. Tra le fonti che considerano il valico di Bocca Trabaria il limite tra Appennino Tosco-emiliano (e quindi l'Appennino settentrionale) ed Appennino Umbro-marchigiano (e quindi l'Appennino centrale) si citano:
Romano Gasperoni, Fulvio Fulvi, Umbria e Marche, edizioni Fabri, 1985 (pagina 94)
Marco Salvo, Daniele Canossini, Appennino ligure e tosco-emiliano, Touring Editore, 2003, ISBN 978-88-365-2775-5; consultabile su Google libri a pagina 479.;
Adriana Pintori, Maribel Andreu, Diamoci dentro! cultura e civiltà italiana, edito da Università Autònoma de Barcelona, 1996, ISBN 978-84-490-0728-6; consultabile su Google ricerca libri a questa pagina.;
Romano Gasperroni, in Viaggio in Italia – anno II – volume 37 – Appennino Umbro-Marchigiano, (Gruppo Editoriale Fabbri) Milano 1983;
Università di Bologna - Istituto di geografia - Studi geografici... (pagina 114)
Tra le fonti che considerano invece come limite il valico di Bocca Serriola si citano: