AnthoxanthumAnthoxanthum L., 1753 è un genere di piante angiosperme monocotiledoni appartenente alla famiglia delle Poacee[1] (o Gramineae, nom. cons.). È l'unico genere della sottotribù Anthoxanthinae A. Gray, 1856.[2][3] EtimologiaIl nome del genere deriva da due parole greche "anthos" (= fiore) e "xanthos" (= giallo) e fa riferimento alle spighette che a maturazione sono colorate di giallo-verde.[4] Il nome scientifico del genere è stato definito da Linneo (1707 – 1778), biologo svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum" (Sp. Pl. - 1: 28[5]) del 1753.[6] Il nome scientifico della sottotribù è stato definito dal botanico statunitense Asa Gray (Paris, 18 novembre 1810 – Cambridge, 30 gennaio 1888) nella pubblicazione "Manual of the botany of the northern United States: including Virginia, Kentucky, and all east of the Mississippi: arranged according to the natural system. (The mosses and liverworts by Wm. S. Sullivant). Edition: 2nd ed. New York" (Man. Bot., ed. 2: 538. 1 Sep 1856) del 1856.[2][7][8] DescrizioneIl portamento delle specie di questo gruppo in genere è cespuglioso o rizomatoso con forme biologiche tipo emicriptofita cespitosa (H caesp) e cicli biologici perenni (o anche annuali). I culmi sono cavi a sezione più o meno rotonda. In queste piante non sono presenti i micropeli.[2][9][10][11][12][13][14][15] RadiciLe radici sono fascicolate e fibrose. FustoI culmi, eretti (o incurvati), sono cavi a sezione più o meno rotonda. FoglieLe foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
InfiorescenzaInfiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, terminali, possono essere ramificate oppure no e sono formate da alcune spighette ed hanno la forma di una pannocchia da ovata a allungata, più o meno aperta e appuntita. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale SpighettaInfiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette brevemente peduncolate, debolmente compresse lateralmente, sono sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore). Le spighette sono formate da 3 fiori, i due prossimali sono sterili ridotti a semplici lemmi. La rachilla non si estende. Dalla spighetta sporgono delle reste oltre le glume. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sopra le glume (o sotto la spighetta, ma non tra i fiori). Lunghezza delle spighette: 6 – 12 mm.
FioriI fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.
FruttiI frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo-lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. BiologiaCome gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). Distribuzione e habitatLa distribuzione delle specie di questo genere è relativa alle regioni temperate (e artiche) di tutto il mondo. Spesso è stato introdotto altrove come foraggiamento per animali (a valore assai limitato[11]).[2] Specie della zona alpinaDelle quattro specie presenti nella flora spontanea italiana, due vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[16].
BiologiaLe specie di questo genere producono una sostanza chiamata "cumarina" (presumibilmente una sinapomorfia per questo genere), che le rende dolcemente profumate e spiega il loro odore gradevole.[2] [14] TassonomiaLa famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9.000 specie[12][17]. È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, la sottotribù Anthoxanthinae fa parte della sottofamiglia Pooideae, tribù Poeae.[2][9] SpecieIl genere Anthoxanthum è composto dalle seguenti specie[1] (per alcune specie è indicata la distribuzione europea e mediterranea[18]):
FilogenesiLa sottotribù Anthoxanthinae fa parte della tribù Poeae Dumort., 1824 e quindi della supertribù Poodae L. Liu, 1980. La tribù Poeae (formata da diverse sottotribù suddivise in diverse supersottotribù) è l'ultimo nodo della sottofamiglia Pooideae ad essersi evoluto (gli altri precedenti sono la tribù Brachyelytreae, e le supertribù Nardodae, Melicodae, Stipodae e Triticodae). All'interno della tribù, la sottotribù Anthoxanthinae appartiene al gruppo con le sequenze dei plastidi di tipo "Poeae" (definito "Poeae chloroplast groups 1"[19] o anche "Plastid Group 1 (Poeae-type)"[20]). Il gruppo comprendente quattro sottotribù: Torreyochloinae, Aveninae, Phalaridinae e Anthoxanthinae. La posizione filogenetica della sottotribù non è ancora ben definita, secondo gli ultimi studi risulta formare un "gruppo fratello" con Phalaridinae.[21][22] Le seguenti sono sinapomorfie relative a tutta la sottofamiglie (Pooideae):[2]
Le sinapomorfie relative alla tribù sono:[2]
Per il genere Anthoxanthum sono indicate le seguenti sinapomorfie:[2]
Questo genere è molto polimorfo ed eterogeneo; le varie specie sono un gruppo poliploide tassonomicamente complesso e con una grande variazione fenotipica.[23] I cariotipi sono distinti in due gruppi: specie diploidi nei climi artici e montani, tetraploidi in climi temperati.[10] La prima diversificazione del genere è avvenuta nel Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa). Una divergenza successiva si ebbe probabilmente nel Pleistocene (da 2,5 milioni di anni fa a 11.700 anni fa) all'interno del quale iniziò l'evoluzione poliploide all'interno del genere. Il gruppo di specie definito "diploide mediterraneo" è già presente nelle stesse località da 120.000 anni.[23] Secondo alcuni Autori il genere Hierochloe R.Br., 1810, le cui specie sono attualmente descritte all'interno di Anthoxanthum, dovrebbe essere separato in base ai due fiori prossimali delle spighette (entrambi o sterili o staminali). Tuttavia l'unione dei due gruppi è supportata da dati molecolari[2]; inoltre tutte le specie sono chiaramente correlate dalla loro insolita struttura della spighetta e dalla presenza di cumarina.[14] I numeri cromosomici delle specie di questo genere sono 2n = 10, 20, 28, 42 e 56.[2]
Specie spontanee italianePer meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l’elenco seguente utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra).[10].
UsiI nativi americani usano i gambi di Anthoxanthum per creare cesti e altre decorazioni.[2] Alcune specie sono usate in medicina per il loro contenuto di cumarina.[14] Note
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