Studio op. 10 n. 5 (Chopin)
Lo Studio op. 10 n. 5 in Sol bemolle maggiore, è stato scritto da Fryderyk Chopin nel 1830. Questa composizione è caratteristica per la parte della mano destra che suona esclusivamente sui tasti neri, basandosi quindi solo su una scala pentatonica.[1] Il brano, brillante e scherzoso, sembra quasi una scommessa giocata da Chopin semplicemente per seguire la disposizione dei tasti neri sul pianoforte; anche la diteggiatura, indicata dall'autore nello spartito originale, è particolare; il musicista non si faceva scrupolo di indicare il primo dito, il pollice, sui tasti neri per ovviare a un intervallo di ottava, ma anche di sesta, quasi per prendere in giro le normative severe delle scuole musicali.[1] Franz Liszt, per sottolineare l'aspetto giocoso del brano, lo definì "fantasia burlesca scoppiettante di brio"[2] Chopin invece non amava molto questa sua composizione, ritenendola inferiore a molte altre. Clara Wieck ascoltò a Parigi nel marzo 1839 lo Studio e lo apprezzò tanto da suonarlo nell'ambito di un concerto da lei tenuto nella capitale nel mese di aprile; Chopin non ne fu entusiasta, ritenendo che la pianista avrebbe potuto eseguire qualcosa di meglio.[3] Il brano porta nelle edizioni stampate l'indicazione Vivace brillante, mentre sulla partitura autografa del musicista era scritto legatissimo e leggerissimo, notazione che sicuramente meglio si adatta alle caratteristiche del pezzo.[1] Lo Studio è sì veloce e brillante, ma ha anche connotazioni di elegante leggerezza e naturalezza. È la mano sinistra a disegnare la melodia, per lo più con accordi e ottave; alla mano destra spetta l'accompagnamento con rapide terzine in successione. NoteCollegamenti esterni
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