Smeraldo (sommergibile)
Lo Smeraldo è stato un sommergibile della Regia Marina. StoriaDopo l'ultimazione fu stanziato a Taranto, alle dipendenze dell'Ispettorato Sommergibili, compiendo – terminato il periodo di addestramento – un viaggio nel bacino orientale del Mediterraneo (1934)[1]. Nel 1935 fu destinato quale capo unità alla VII Squadriglia Sommergibili di Messina (CC Crescenzo Renzulli), e l'anno successivo, passato agli ordini del CC Vittorio Amedeo Prato, fu trasferito alla IX Squadriglia, sempre con base nel porto siciliano[1]. Nel 1938, fu invece dislocato a Taranto, in seno alla 43ª Squadriglia (IV Grupsom)[1]. Prese clandestinamente parte alla guerra di Spagna con una singola missione, dal 25 agosto al 6 settembre 1937, nelle acque di Capo Palos, al comando del capitano di corvetta Mario Canò: la missione non diede risultati[1]. Il 10 giugno 1940, data dell'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, si trovava a Tobruk, inquadrato nella 61ª Squadriglia Sommergibili (VI Gruppo) e al comando del tenente di vascello Carlo Todaro[1][2][3][4]. Già il 10 giugno partì per la prima missione, una sessantina di miglia ad ovest di Alessandria d'Egitto[1][2][3]. L'11 giugno, intorno all'una di notte, fu il primo sommergibile italiano a lanciare un siluro nel corso del conflitto: bersaglio era un trasporto che viaggiava sotto scorta, e l'arma non fece centro causa il maltempo ed il mare agitato[1][2][3]. Il 20 giugno lo Smeraldo fece ritorno a Tobruk[1][2]. Partito il 3 luglio per la seconda missione (tra l'isolotto di Gaudo, nei pressi di Creta, e Derna), nella notte fra il 7 e l'8 del mese fu individuato da navi britanniche e bombardato con circa duecento cariche di profondità (la più pesante caccia compiuta ai danni di un sommergibile italiano): si aprirono vie d'acqua ed uno dei motori elettrici fu messo fuori uso, ma il sommergibile riuscì infine, sia pur con seri danni, ad eludere la caccia[1][2][3]. Rientrato a Tobruk, si trasferì ad Augusta per le riparazioni, non effettuabili per le scarse attrezzature di cui era dotata la base libica[1][2]. Rimase in arsenale per i lavori dal 15 luglio fino al 2 dicembre[1][2]. Il 15 dicembre iniziò la successiva missione tra le acque prospicienti la Cirenaica e l'Egitto (più precisamente tra Ras el Tin e Marsa Matruh), ma fece ritorno alla base il 22 senza aver avvistato unità avversarie[1][2]. Il 16 gennaio partì per portarsi al largo di Malta, ma due giorni dopo fece forzatamente ritorno ad Augusta a causa di un guasto alle batterie[1][2]. Nel corso dei lavori di riparazione (che videro la sostituzione delle batterie) il tenente di vascello Todaro cedette il comando al tenente di vascello Vincenzo D'Amato[1][2]. Il 15 marzo, ritornato operativo, fu inviato nel canale di Cerigotto (tra Creta ed il Peloponneso) e l'indomani individuò un convoglio di 7 mercantili con la protezione di un incrociatore ed alcuni cacciatorpediniere (a nordovest di Alessandria), ma non poté attaccare perché troppo distante[1][2][3]. Il 18 manovrò per attaccare un'unità minore ma questa lo avvistò e cercò di speronarlo: scampato per un soffio alla collisione, lo Smeraldo dovette allontanarsi in immersione[1][2]. Tornato il 22 marzo a Lero, fu dislocato in tale base[1]. L'8 aprile fu inviato a meridione di Creta e fece ritorno otto giorni più tardi, senza risultati[1][2]. Il 23 aprile assunse il comando dell'unità il tenente di vascello Bartolomeo La Penna[1][2]. Il 29 maggio partì per portarsi a sudovest di Capo Krio e fece ritorno dopo cinque giorni: un'altra missione infruttuosa[1][2]. Spostato poi da Augusta, vi rimase per lavori di manutenzione durati dal 15 giugno al 1º settembre[1][2]. Il 15 settembre 1941 lasciò la base per disporsi in agguato al largo della Tunisia, nel canale di Sicilia, a contrasto di una formazione partita da Gibilterra e diretta in Mediterraneo orientale; sarebbe dovuto tornare alla base il 26 settembre, ma non fece mai ritorno: dopo essere partito non diede più notizie di sé[1][2][3]. Non risultando dalla documentazione inglese alcuna notizia di azioni antisommergibile svoltesi in quella zona e in quel periodo, l'ipotesi più probabile è che il sommergibile sia saltato su una mina fra il 16 ed il 26 settembre[1][2][3][5]. Con lo Smeraldo scomparvero il comandante La Penna, 4 altri ufficiali e 40 fra sottufficiali e marinai[1][2][3]. Sino ad allora il sommergibile aveva effettuato 8 missioni offensive e 7 di trasferimento, percorrendo 8459 miglia in superficie e 1886 in immersione[2][6]. Note
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