Sirena (sommergibile)
Il Sirena è stato un sommergibile della Regia Marina. StoriaDopo l'ultimazione fu dislocato a Brindisi, inquadrato nella X Squadriglia Sommergibili[2]. Nel 1934 compì un viaggio di addestramento nel bacino orientale del Mediterraneo; nei due anni successivi fu ancora impiegato per l'addestramento, in acque italiane[2]. Partecipò alla guerra di Spagna con una singola missione di 16 giorni, nel gennaio 1937; non avvistò alcuna nave sospetta[2]. All'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale aveva base a Tobruk[2][3]. Il 18 giugno 1940 lasciò la base libica al comando del tenente di vascello Raul Galletti, diretto nelle acque prospicienti Sollum[2][3]. Il 20 individuò un cacciatorpediniere britannico e si portò all'attacco, ma fu rilevato dalla nave prima di poter attaccare e quindi pesantemente bombardato con cariche di profondità[2][3]. Con gravi danni ed infiltrazioni d'acqua, dovette fare anticipatamente ritorno a Tobruk, il 22 giugno[2][3]. Dato che la base libica non era attrezzata per riparare danni di vasta entità, il 25 giugno il sommergibile, compiute le prime riparazioni indispensabili, ripartì per trasferirsi a Taranto, dove avrebbe ricevuto lavori più approfonditi[2][3]. Quattro giorni dopo, mentre transitava nei pressi di Capo Colonna, fu oggetto dell'attacco di un idrovolante Short Sunderland, ma reagì aprendo il fuoco con la contraerea e abbattendolo[2][3]. Dopo le riparazioni prese base a Lero, da dove operò nel Mediterraneo Orientale[2]. Fu inoltre impiegato nel Golfo di Taranto e nel Canale d'Otranto[3]. Nella notte del giorno 4 aprile 1941, mentre procedeva in superficie, avvistò un cacciatorpediniere inglese classe Tribal e lo attaccò da meno di 2000 metri lanciando una coppiola di siluri, restando emerso per verificare i risultati: fu avvertito un violento scoppio, ma non risultano danneggiamenti di unità nemiche in quella zona ed in quel momento[2][3]. Il 10 aprile 1943 era a La Maddalena quando un violento bombardamento aereo statunitense colpì la base (affondando l'incrociatore Trieste e danneggiando gravemente il Gorizia): il Sirena non fu colpito ma ebbe, fra l'equipaggio sceso a terra, 3 morti e 10 feriti gravi, tanto da essere virtualmente immobilizzato per mancanza di personale, benché fosse uscito indenne dall'attacco[4]. L'equipaggio fu rapidamente ricostituito e il battello fu trasferito a Lero dove rimase fino all'agosto 1943, effettuando missioni di agguato nel Dodecanneso e davanti Haifa.Insieme ad altri battelli fu richiamato da Supermarina a metà agosto 1943 in previsione dell'armistizio imminente. Subite avarie a causa di caccia avversaria e attraversando campi minati italiani,con la radio in avaria emerse a poche centinaia di metri da Punta Carena (Capri) facendosi riconoscere con mezzi ottici dalla locale batteria. Riparato a Napoli riprese il mare diretto a La Spezia dove attraccò il 7 settembre 1943. Alla proclamazione dell'armistizio, nell'impossibilità di riprendere il mare, si autoaffondò nel porto della Spezia[2][3]. Ultimo comandante fu il Tenente di Vascello Vittorio Savarese. Complessivamente, il Sirena aveva svolto 19 missioni offensivo-esplorative e 14 di trasferimento, per un totale di 19.659 miglia di navigazione in superficie e 3.052 miglia in immersione[2]. Il relitto, recuperato nel 1946, fu avviato alla demolizione[2]. Note |
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