Capocannoniere del torneo è stato Paolo Erba (Parma) con 16 reti.
Stagione
Antefatti
Il campionato si preannunciava incerto; il giornalista della Stampa Gianni Pignata prevedeva un torneo di cui «indovinare l'esito sarebbe come vincere al Totocalcio», e indicava quattro potenziali candidate alla promozione: l'Alessandria, il Cagliari, il Catania e la Simmenthal-Monza[1]. Un pre-campionato deludente induceva a dubitare delle reali possibilità dei piemontesi, autori di una campagna acquisti «milionaria»[1]. Il Cagliari puntava sull'esperienza dell'allenatore Rigotti, che nella stagione da poco conclusa aveva condotto in Serie A il Palermo[1]. Il Monza aveva confermato dieci undicesimi della squadra terza l'anno prima[1], mentre sul Corriere dello Sport Ezio De Cesari evidenziava il valore della compagine catanese, profondamente rinnovata: «minaccia davvero di far sul serio. Di spezzare troppo presto l'equilibrio. I nomi ci sono. Gente che in B neanche il Novara può vantare»[2]. Riguardo agli azzurri, essi provenivano dalla A e avevano confermato «più o meno la stessa squadra della passata stagione»; lo stesso De Cesari rilevava la presenza di «troppi anziani»[2] e la dirigenza dichiarava «di non nutrire pretese», considerando l'incombente torneo sostanzialmente di transizione[1]. Tra le outsider erano citate il Verona («dovrebbe combinare qualcosa di buono»[2]), il Brescia («con una prima linea di "pivelli" guidata da Fraschini»[1]) ed il Legnano («unica squadra che non ha cambiato un uomo del suo schieramento»[2]).
Il campionato
Il Messina, dopo una fulminea partenza sulla quale l'allenatore Hiden aveva ostentato prudenza («non si deve pensare che il Messina possa ancora conseguire progressi vistosi»[3]), lasciò spazio alla più solida avanzata del Verona, che nelle prime sette gare seppe mantenere la propria porta inviolata; il cronista Enzo Longo descrisse gli scaligeri come squadra «equilibrata in ogni reparto, veloce ed estrosa, ha il merito di giocare un foot-ball piano, facile, senza fronzoli ma pur sempre redditizio. Alla valentia ed all'astuzia dei pochi anziani, accoppia la velocità ardente dei suoi giovanissimi»[4]. Sconfitti i gialloblù nello scontro diretto, l'Alessandria s'insediò nelle posizioni di vertice; in quello stesso frangente due crisi di risultati estromisero dalla lotta per la promozione Monza e Cagliari, che sollevarono dall'incarico i rispettivi allenatori. A Rigotti, in particolare, era contestata l'insistenza sul catenaccio («Il Cagliari non ha scattisti all'attacco e l'handicap è insormontabile per chi vorrebbe affidarsi al contropiede» spiegava De Cesari[5]); poiché col più offensivo Silvio Piola i risultati non migliorarono, il lavoro dell'allenatore fu più avanti rivalutato («Senza i suoi catenacci, il Cagliari [...] sarebbe oggi in zona retrocessione»[6]). Calava il suo ritmo anche il Messina («non sono bastati i coraggiosi esperimenti tentati da Hiden [...] per poter competere a lungo con avversari più ricchi e più bravi»[7]), che nel girone di ritorno, in piena crisi, arrivò ad affidare per un periodo la panchina al venticinquenne mediano Colomban[8]. Emersero invece il Venezia neopromossa che andava «superando le più ottimistiche previsioni»[7] e che vantava un calciatore (Paolo Barison) convocato in Nazionale[9], ed il Catania; furono soprattutto i rossazzurri, il cui allenatore Poggi si era deciso ad adottare una tattica prudente e meno spregiudicata rispetto alle prime giornate, ad approfittare di un rallentamento delle due squadre di vertice e ad agganciare il Verona in vetta proprio alla fine del girone d'andata[9].
Nel girone di ritorno nessuna squadra seppe andare in fuga, e si delineò un campionato «sottomedia»[6]. Il Verona, pur «ben guidato e ben controllato»[6] era considerato avere «mezzi inferiori tanto al Catania quanto all'Alessandria per qualità»[10], mentre i rossazzurri davano ai critici la sensazione che se non fossero stati i grigi ad aver «fatto tutto il possibile per spianargli la strada, il campionato sarebbe finito per loro da un pezzo»[6]. I piemontesi, dal canto loro, soffrivano di una certa incostanza (scriveva La Stampa: «l'attacco, sia pure con alti e bassi di rendimento, si è dimostrato quasi sempre all'altezza della situazione. Non così la difesa, che nonostante il prodigarsi dell'ottimo Pedroni, ha incassato in quindici partite diciannove goal»[11]); col tempo aumentarono le critiche alla gestione di Sperone: «Ha una manovra prolissa, tatticamente è un mezzo disastro. Un'Alessandria ben guidata [...] avrebbe potuto emulare le gesta dell'Udinese dell'anno passato» (De Cesari)[9]. Il terzetto procedette dunque con lentezza, ed assisté al ritorno del Brescia, che aveva trovato «nel diciassettenne Nova il rimedio ai suoi guai d'attacco»[5]. Le quattro squadre giunsero all'ultima giornata in un gruppo tanto compatto che, terminati i primi tempi, risultavano tutte prime a pari merito. Al Verona bastò poi un pareggio per conquistare la promozione nel massimo campionato dopo ventott'anni, la prima nella Serie A a girone unico. Alessandria e Brescia approfittarono invece dell'inopinata caduta del Catania nei minuti finali della gara contro un Modena in inferiorità numerica e già salvo per scavalcarlo e chiudere in seconda posizione. La società rossazzurra arrivò a svolgere «un'inchiesta» sul comportamento dei calciatori nel corso della partita ed inflisse loro una multa di 100 000 lire[12].
Lo spareggio tra le seconde si disputò allo Stadio di San Siro il 23 giugno 1957; l'Alessandria, che disponeva «di uomini più maturi ed esperti»[13] vinse ai supplementari «meritatamente», avendo «dimostrato di possedere una più solida inquadratura di squadra»[14]. L'inviato del Corriere dello Sport Giulio Signori rilevò che il Brescia «non si sarebbe lasciato sfuggire il successo [...] se un terzo delle occasioni da gol create a ripetizione fosse stato sfruttato»[14]. L'Alessandria, che nel mese di aprile aveva sostituito Sperone con l'allenatore delle giovanili Robotti e con il terzino Pedroni, s'impose sviluppando viceversa quello che il cronista dell'Unità Piero Zoccola descriveva come «un gioco sfuggente, fatto di pause, di accorti vuoti, di manovre ritardatrici»[15].
In zona salvezza fu premiata la rimonta che la debuttante Sambenedettese avviò nel finale di campionato: per il Corriere dello Sport «elemento determinante della salvezza» fu affidare «la direzione tecnica», nel girone di ritorno, a Capocasale[16]. Un'altra risalita fu tentata della Pro Patria e, pur creando nel finale alcune angosce ad un Taranto in difficoltà[17], non condusse a risultati concreti: i bustocchi, alla loro seconda retrocessione consecutiva, fecero ritorno in Serie C dopo sedici anni in compagnia del Legnano, che a sua volta mancava dalla terza divisione da prima dell'interruzione bellica. Le due squadre lombarde retrocedevano assieme, a pochi anni dalla rinuncia alla fusione nell'Olonia[18][19], e per i lilla si rivelò un viaggio senza ritorno.
Minor numero di vittorie: Legnano e Pro Patria (7)
Maggior numero di sconfitte: Legnano (18)
Peggiore attacco: Messina (28 reti fatte)
Peggior difesa: Legnano (51 reti subite)
Peggior differenza reti: Legnano (-20)
Partita con più reti: Novara-Bari 5-3 (10ª giornata)
Individuali
Classifica marcatori
Nel corso del campionato furono segnati complessivamente 689 gol (di cui 18 su autorete) da 159 diversi giocatori, per una media di 2,25 gol a partita. Di seguito, la classifica dei marcatori[32].
^abcdefGianni Pignata. È un rebus da risolvere il torneo di Serie B, da Stampa Sera, 214 (X), 13 settembre 1956, p. 5
^abcdEzio De Cesari, Il Catania si è presentato, da Corriere dello Sport, 214 (XXXVII), 11 settembre 1956, p. 5
^Sante Saya, Cauto ottimismo di Rudy Hiden, da Corriere dello Sport, 235 (XXXVII), 5 ottobre 1956, pp. 1, 5
^Enzo Longo, Molte attenuanti per il Catania, da Corriere dello Sport, 292 (XXXVII), 11 dicembre 1956, p. 6
^abEzio De Cesari, Si rivede il Catania nell'arengo della promozione, da Corriere dello Sport, 280 (XXXVII), 27 novembre 1956, pp. 1, 3
^abcdEzio De Cesari, Sottomedia sempre peggio, da Corriere dello Sport, 103 (XXXVIII), 30 aprile 1957, p. 3
^abEzio De Cesari, L'autogol di Dreossi, da Corriere dello Sport, 298 (XXXVII), 18 dicembre 1956, pp. 1, 7
^Ezio De Cesari, Sempre più consistente la minaccia del Brescia, da Corriere dello Sport, 109 (XXXVIII), 7 maggio 1957, p. 3
^abcEzio De Cesari, Verona una promessa, Catania una conferma, da Corriere dello Sport, 25 (XXXVIII), 29 gennaio 1957, p. 3
^Ezio De Cesari, Ci vuole anche la fortuna, da Corriere dello Sport, 91 (XXXVIII), 16 aprile 1957, p. 3
^In pericolo per l'Alessandria la poltrona della promozione, da La Stampa, 15 (XIII), 17 gennaio 1957, p. 6
^Sotto inchiesta i giocatori del Catania, da l'Unità, 170 (XXXIV), 20 giugno 1957, p. 6
^Enrico Marni, L'Alessandria in Serie A, da Lo Sport Illustrato. Citato in Caligaris, p. 90
^abGiulio Signori, L'Alessandria torna in Serie A, da Corriere dello Sport, 150 (XXXVIII), 24 giugno 1957, pp. 1-2
^Martin (Piero Zoccola), Nei tempi supplementari i grigi piegano il Brescia e sono promossi in Serie A (2-1), da l'Unità, 174 (XXXIV), 24 giugno 1957, p. 3
^Ezio De Cesari, Tutto è possibile, da Corriere dello Sport, 139 (XXXVIII), 11 giugno 1957, p. 3
^Ezio De Cesari, Per il Verona vantaggio decisivo, da Corriere dello Sport, 121 (XXXVIII), 21 maggio 1957, p. 3
^Probabile la fusione del Legnano con la Pro Patria, da La Stampa, 23 giugno 1953, p. 4
^Leo Cattini, Le grandi società per un ordinamento autonomo, da La Stampa, 20 luglio 1954, p. 4
^Serie B campionato dell'incertezza, da Corriere dello Sport, 214 (XXXVII), 11 settembre 1956, p. 3
^Affidata a Robotti l'Alessandria, da Corriere dello Sport, 86 (XXXVIII), 10 aprile 1957, p. 5
^Rigotti ha lasciato il Cagliari, da Corriere dello Sport, 8 (XXXVIII), 9 gennaio 1957, p. 1
^Silvio Piola ritorna a Cagliari, da Corriere dello Sport, 10 (XXXVIII), 11 gennaio 1957, p. 1
^Esonerato Hiden dal Messina, da Corriere dello Sport, 80 (XXXVIII), 3 aprile 1957, p. 5
^ACR Messina: ritrovata fiducia, da Corriere dello Sport, 116 (XXXVIII), 16 gennaio 1957, p. 4
^Scatenati i novaresi, da Corriere dello Sport, 303 (XXXVII), 24 dicembre 1956, p. 4
^Indisponibili Corghi e Marzani, da Corriere dello Sport, 284 (XXXVII), 1º dicembre 1956, p. 4
^Trattative quasi concluse tra Capocasale e la Samb, da Corriere dello Sport, 34 (XXXVIII), 8 febbraio 1957, p. 6
^Arcari IV allenatore del Simmenthal, da Corriere dello Sport, 290 (XXXVII), 8 dicembre 1956, p. 5
^Costagliola allenatore del Taranto, da Corriere dello Sport, 27 (XXXVIII), 31 gennaio 1957, p. 7