Le lotte per promozione e salvezza, che caratterizzarono l'ultimo campionato cadetto disputato durante la Seconda guerra mondiale, si risolsero all'ultima giornata e furono condizionate dalla defezione, avvenuta a poche gare dal termine, della Palermo-Juventina, esclusa[1] dopo un travagliato girone di ritorno per le difficoltà delle altre squadre nel raggiungere il campo siciliano in tempo di guerra (all'Alessandria bloccata a Roma, il 13 dicembre era stata data partita persa[2]). Lo Spezia, che fino a quel momento si era imposto al vertice, si ritrovò sottratti più punti rispetto alle concorrenti, e lasciò così il campo libero a Modena, Brescia e al neoretrocesso Napoli, protagoniste di una lotta a tre che si risolse con gli scontri diretti delle ultime tre giornate. Furono dunque premiati i modenesi, che continuavano ad alternare retrocessioni a promozioni e i bresciani, di ritorno in Serie A dopo 7 anni.
L'esclusione della Palermo-Juventina alterò gli equilibri anche sul fondo; l'Udinese perse tre punti, rilanciando le possibilità dell'Alessandria di Adolfo Baloncieri e della debuttante MATER di Fulvio Bernardini. Perdendo a Siena lo scontro diretto dell'ultima giornata contro i locali, i friulani si aggiunsero al Savona e al Novara, quest'ultimo crollato dalla massima serie alla Serie C nel giro di due anni.
La Serie B 1943-1944, che avrebbe dovuto accogliere anche le retrocesse Bari e Liguria oltre alle neopromosse Pro Gorizia, Salernitana, Varese e Verona, non ebbe comunque mai luogo stante l'evolversi degli eventi bellici sul territorio nazionale; già a inizio luglio 1943 la FIGC aveva decretato che nella stagione 1943-1944 si sarebbe disputato un campionato misto di Serie A-B a 36 squadre suddivise in tre gironi da 12, riammettendovi le retrocedende Udinese e Novara a completamento degli organici.[3] Il precipitare della situazione bellica (in particolare lo sbarco in Sicilia avviato il 10 luglio 1943 che provocò nel giro di un mese la caduta del regime fascista e l'avvio delle trattative con gli alleati per l'armistizio) fece naufragare tale piano:[4] il 4 settembre 1943 il nuovo commissario della FIGC Mauro, preso atto che, a causa della guerra in corso, non era possibile disputare il campionato 1943-1944 (se non eventualmente a stagione avanzata), a inizio settembre 1943 decretò l'annullamento delle retrocessioni, riammettendo in A Bari e Liguria e in B Udinese, Novara, Savona e Palermo-Juventina.[5][6]
Ogni possibilità di ripresa calcistica in tempi brevi naufragò definitivamente in seguito all'8 settembre a causa dell'armistizio di Cassibile e della conseguente spaccatura dell'Italia in due, occupata dall'Asse al Nord e dagli Alleati al Sud. Alla conclusione del conflitto nel 1945, accantonato momentaneamente il girone unico, le aventi diritto che riuscirono a iscriversi furono scisse tra quelle provenienti dal Nord (che disputarono il campionato misto Serie B-C Alta Italia insieme alle migliori di terza serie) e quelle del Sud (che disputarono il campionato misto Serie A-B Centro-Sud). La MATER tuttavia si sciolse per inadempienze economiche nel 1945, mentre Varese, Pisa e Spezia, duramente provate dalle difficoltà dell'epoca, decisero di disputare nella stagione 1945-1946 un campionato di categoria inferiore (la Prima Divisione per liguri e lombardi, la Serie C per i toscani), pur mantenendo il titolo per partecipare alla serie cadetta nella stagione 1946-1947.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Era in vigore il pari merito.
Note:
La Palermo-Juventina fu esclusa dal campionato alla 29ª giornata e i risultati delle 24 gare che erano state disputate fino a quel momento furono annullati.
Il Savona, il Novara, l'Udinese e il Palermo furono riammessi in Serie B nell'agosto 1943.[14]
^Il comunicato ufficiale lo definisce "esonero" e non "esclusione", essendo avvenuta per cause di forza maggiore. Il 23 aprile 1943 la FIGC, preso atto dell'impossibilità delle squadre avversarie di raggiungere la Sicilia dichiarata "zona di guerra" (benché gli Alleati non vi fossero ancora sbarcati, era comunque a forte rischio invasione), esonerò Palermo e Catania (quest'ultima finalista di Serie C) dall'ulteriore disputa del campionato e stabilì che le squadre siciliane avrebbero disputato solo competizioni regionali fino al termine del conflitto, allorquando sarebbero state reintegrate nella categoria di merito. Cfr. Il Palermo ed il Catania esonerati dal campionato, in La Stampa, 24 aprile 1943, p. 2. Tutti i risultati del Palermo furono annullati, provocando le vane proteste del Brescia per il mancato rispetto del regolamento: infatti, essendo il ritiro avvenuto nel corso del girone di ritorno, i risultati del Palermo nel girone di andata non avrebbero dovuto essere annullati. Cfr. La domenica sportiva, in La Gazzetta del Popolo, 3 maggio 1943, p. 1.
^ Caligaris p. 65. Parametro titolo vuoto o mancante (aiuto)
^Lo sbarco in Sicilia mise in forti difficoltà il regime fascista, che di conseguenza il 23 luglio 1943 decretò la sospensione di ogni attività sportiva a carattere nazionale, con la motivazione di «lasciare totalmente gli atleti militari a compiere il loro dovere di soldati»; sarebbero state autorizzate le sole competizioni a carattere locale, compatibilmente con le esigenze militari. Cfr. Il comunicato della sospensione delle manifestazioni nazionali, in La Stampa, 24 luglio 1943, p. 3. In seguito alla caduta del regime fascista, avvenuta due giorni dopo la suddetta sospensione, la FIGC fu commissariata mentre la ripresa dell'attività calcistica appariva sempre più improbabile, con i giocatori militari e quasi tutti fuori sede e con i campi sportivi sinistrati dai bombardamenti che al contempo avevano provocato lo sfollamento dei grandi centri. Cfr. E' possibile la ripresa calcistica?, in La Stampa, 31 agosto 1943, p. 2.