Il nome generico (Parentucellia) è stato dato in ricordo di Tommaso Parentucelli (1397-1455), papa Niccolò V, fondatore della Biblioteca Apostolica Vaticana e del Giardino Botanico nel Vaticano.[2] Il nome scientifico del genere è stato proposto dal botanico e naturalista italiano Domenico Viviani (Legnaro, 29 luglio 1772 – Genova, 15 febbraio 1840) nella pubblicazione "Florae Libycae Specimen: sive, Plantarum enumeratio Cyrenaicam, Pentapolim, Magnae Syrteos desertum et regionem tripolitanam incolentium quas ex siccis speciminibus delineavit, descripsit et ære insculpi curavit Dominicus Viviani. Genuae (Genova) - 31. t. 21. f. 3 (1824)" del 1760.[3]
Descrizione
I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.
Queste piante possono raggiungere una altezza di un metro. La forma biologica prevalente è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono piante semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla) e sono provviste di uno o più austori connessi alle radici ospiti per ricavare sostanze nutritive.[4] Alcune specie sono vischiose.[5][6][7][8]
La parte aerea del fusto è eretta e semplice (o poco ramosa).
Foglie
Le foglie lungo il caule sono disposte in modo opposto. La lamina ha una forma da lineare a lanceolata; in alcune specie sono presenti 2 - 4 denti patenti per lato, in altre specie le foglie anneriscono con la dissecazione.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono compatte a forma da subsferica a cilindrica o piramidale con i fiori disposti in tutte le direzioni. Sono presenti delle brattee, quelle inferiori sono simili alle foglie, quelle superiori sono progressivamente più ridotte.
Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (4), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula[5]
Calice: il calice, gamosepalo, ha quattro denti (tetramero); la forma è tubuloso-cilindrica. I denti in genere sono lunghi meno del tubo; mentre alla fruttificazione il calice è lungo quanto (o di più) della capsula.
Corolla: la corolla, pentamera (a cinque lobi) e simpetala, è bilabiata e priva di sperone; il labbro inferiore ha tre lobi più o meno interi; il colore è purpureo o giallo.
Androceo: gli stami dell'androceo sono quattro didinami; sono inseriti nel tubo corollino. Le antere sono glabre e sporgono dalle fauci corolline. Le antere sono conniventi ed hanno una loggia portante un cornetto allungato (i cornetti sono uguali fra di loro). Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia[7]
Il frutto è del tipo a capsuladeiscente; la forma è obovata con superficie densamente pubescente. I semi sono numerosi e reticolati. Lunghezza della capsula: 6 – 9 mm. Dimensione dei semi: minore di 1 mm.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
In queste piante il semiparassitismo è tale per cui anche i semi per germogliare hanno bisogno della presenza delle radici della pianta ospite; altrimenti le giovani piantine sono destinate ad una precoce degenerazione.
Distribuzione e habitat
Il genereParentucellia è distribuito soprattutto nell'areale del Mediterraneo compresa l'Anatolia, l'Asia mediterranea e il Magreb africano; le sue specie preferiscono climi per lo più temperati (o aridi) delle regioni extratropicali.[9] Alcune specie sono presenti (naturalizzate) anche nell'America del Nord.[10]
Distribuzione e habitat alpino
Entrambe le due specie spontanee della flora italiana vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine.[11]
Substrato con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
Comunità vegetali: 2 = comunità terofitiche pioniere nitrofile; 9 = comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche.
Ambienti: A4 = ambienti umidi, temporaneamente inondati o a umidità variabile; B1 = campi, colture e incolti; B2 = ambienti ruderali, scarpate; B5 = rive, vicinanze corsi d'acqua; C1 = ambienti sabbiosi, affioramenti rocciosi; F2 = praterie rase, prati e pascoli dal piano collinare al subalpino.
Tassonomia
La famiglia di appartenenza del genere (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[12][13]) distribuiti in tutti i continenti. Il genereParentucellia comprende una mezza dozzina di specie di cui 2 sono presenti nella flora spontanea italiana.[8]
Il cladogramma a lato, tratto dallo studio citato e semplificato, mostra l'attuale conoscenza filogenetica del genere.
Specie spontanee italiane
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra)[15].
La corolla è gialla ed è lunga 16 - 24 mm; i denti del calice sono lunghi 2/3 del tubo calicino e alla fruttificazione il calice supera la capsula:
Parentucellia viscosa (L.) Caruel - Perlina maggiore: l'altezza varia da 3 a 9 dm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita scaposa (T scap); il tipo corologico è Mediterraneo - Atlantico; l'habitat tipico sono i pascoli e gli incolti su terreni umidi; sul territorio italiano si trova al Centro e al Sud fino ad una altitudine di 700 ms.l.m..
La corolla è purpurea ed è lunga 8 - 10 mm; i denti del calice sono lunghi 1/8 - 1/4 del tubo calicino e alla fruttificazione il calice è lungo quanto la capsula:
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 17 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.