Palazzo Zanchini-Corbinelli

Palazzo Zanchini-Corbinelli
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Coordinate43°46′00.74″N 11°14′57.19″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso

Palazzo Zanchini-Corbinelli, poi Ridolfi, è un edificio storico del centro di Firenze, situato in via Maggio 13 angolo via Sguazza, nel quartiere di Oltrarno. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Storia

Giasone di Pietro Francavilla (1549), proveniente dal palazzo e oggi al Museo del Bargello

L'attuale edificio fu costruito su due antiche case di proprietà dei Corbinelli, riunite in data imprecisata e ancora registrate come tali nelle decime granducali dell'anno 1561. I dati del censimento ordinato dal duca Cosimo I dieci anni prima ci dicono tra l'altro della consistenza numerica delle famiglie che vi risiedevano: quella di Bernardo di Raffaello Corbinelli formata da due maschi, un servitore e due serve; quella di Francesco di Pio Battista Corbinelli con tre maschi, due femmine, tre servitori e due serve; l'ultima di Silvestro di Andrea Corbinelli con un maschio, due femmine, un servitore e una serva.

L'intera proprietà passò dopo il 1561 ai Sangalletti e quindi fu comprata nel 1583 dagli Zanchini da Castiglionchio. Giovan Battista, Tesoriere della Marca per la Curia pontificia, grazie alle notevoli disponibilità economiche, intervenne sull'edificio con imponenti opere, trasformandolo nell'attuale palazzo, il cui progetto è attribuito a Santi di Tito. Nel 1589 egli commissionò per il cortile del palazzo un Giasone a Pietro Francavilla, oggi al Museo del Bargello.

Nella seconda metà del Settecento questo fu ridotto a locanda fino a che, dopo altri passaggi di proprietà (negli anni di Federico Fantozzi apparteneva ai Briganti), nel 1843 il marchese Cosimo Ridolfi, già proprietario del palazzo contiguo (al numero 15), lo acquistò per ampliare gli spazi della sua residenza e renderla più consona all'importanza della casata.

Per quanto riguarda le vicende conservative del Novecento si segnala il restauro della facciata nell'estate del 1909, con ampio uso di pietra artificiale e, nel 1933, del cortile.[1] Al 1982 risale il rifacimento degli intonaci su via Sguazza e al 1997 un ulteriore restauro del fronte principale.

In un appartamento del palazzo abitò dal 1935 lo scrittore e giornalista Alberto Carocci.[2]. L'l'Istituto per l'Arte e il Restauro Palazzo Spinelli qui ha parte dei suoi laboratori e corsi.

Descrizione

Esterno

Stemma Zanchini sulla cantonata

Al di là degli interventi succedutisi nel tempo, il palazzo si mostra ancora essenzialmente nelle forme assunte alla fine del Cinquecento, quando il senatore Giovan Battista Zanchini ne promosse la ricostruzione, affidandosi presumibilmente all'architetto Santi di Tito, indicato come autore della fabbrica dallo stesso Filippo Baldinucci, sebbene alcuni studi moderni ne ricondurrebbero il progetto a Giovanni Antonio Dosio.[3]

Il prospetto è organizzato su tre alti piani per sei assi, il che comporta un decentramento del portone al quarto asse. Bugne a rilievo incorniciano sia il portone sia le finestre ad arco del piano nobile, mentre all'ultimo piano le bozze sono a filo dell'intonaco. Tutte le finestre sono state parzialmente tamponate per ottenere più modeste bucature rettangolari. Vicino al portale del palazzo si trova una placca marmorea col nome "Briganti" e il numero unico dell'edificio (1876) secondo il modo preunitario, come è in uso ancora oggi in città come Venezia.

Il canto di via Sguazza è segnato da bozze poste a pettine e reca, poco al disotto del ricorso dell'ultimo piano, l'arme degli Zanchini da Castiglionchio (qui senza smalti, ma d'argento, a quattro catene d'azzurro moventi dai quattro angoli dello scudo e riunite in cuore per un anello dello stesso). Su quella via è stato anche allestito un piccolo monumento a Lisa Gherardini, ritenuta la modella della Gioconda di Leonardo da Vinci, che sarebbe nata proprio in questa strada in un edificio di proprietà Corbinelli sul quale fu eretto il palazzo[4] (potrebbe altresì essere anche il palazzo Michelozzi dirimpetto). Si tratta di una riproduzione in gesso a rilievo del celeberrimo quadro, incorniciata e posta in una mostra in pietra di una finestra tamponata, sotto cui è stata apposta una placca:

IN QUESTA CASA
NEL QUARTIERE DI SAN FREDIANO
IL 15 GIUGNO 1479 NASCEVA
MONNALISA GHERARDINI DETTA 'LA GIOCONDA'
CHE ISPIRO' IL RITRATTO PIU' CELEBRE
AL MONDO DEL GENIO FIORENTINO
'LEONARDO DA VINCI'.
NOI CITTADINI DI SANTO SPIRITO POSIAMO
QUESTO TABERNACOLO IN SUO ONORE
AFFINCHE' IL SUO RITORNO NEI LUOGHI
D'INFANZIA SIA MOTIVO DI GIOIA
PER LEI E PER I FIORENTINI TUTTI

OGGI 15 GIUGNO 2013
OPERA DELL'ARTISTA Franco Bini

Cortile

Il cortile porticato
Serliana del secondo cortile

Oltrepassando il portone, al piano terreno numerose porte architravate mostrano una cartella lineare in rilievo con il nome del committente, e all'interno si apre un elegante cortile. Le sue forme classiche potrebbero richiamare l'epoca dei Corbinelli, ma è più probabile che il cortile sia stato progettato dallo stesso Santi di Tito, intenzionato a seguire la tradizione rinascimentale. Il grande porticato che lo costeggia su due lati ripropone un elemento comune ad altri cortili precedenti, come quelli dei palazzi Salviati e Ginori. Nello specifico, il porticato accanto all'androne d'ingresso presenta una copertura a volte a crociera, mentre quello sul lato opposto è solitamente più profondo e termina con una volta a botte arricchita da lunette[5].

Oltre il lato più interno si apre una seconda corte con un arco cieco in pietra, che forma la sagoma di una serliana (a spiegare anche l'ipotesi a suo tempo avanzata che il cortile inglobi più antiche preesistenze). Si tratta di un esempio emblematico di quella ripresa di rigore classicista tra a fine del Cinquecento e i primi del Seicento che, cancellando le sperimentazioni proprie dell'età della Maniera, si ricollega a una misura più strettamente rinascimentale, ricongiungendosi alla lezione data, ad esempio, da Baccio d'Agnolo, piuttosto che dell'estroso Bernardo Buontalenti.

Interno

Negli interni si segnalano alcuni arredi ed elementi antichi, quali un lavabo con l'arme dei Corbinelli, alcuni camini con stemmi Medici e Della Gherardesca (forse provenienti dal mercato antiquario), e alcune maniglie con lo stemma o la "R" di Cosimo Ridolfi.

Cappella gentilizia

Benedetto Veli, Storie di Adamo ed Eva, nella cappella del palazzo
Storie del Battista

Soprattutto importante è la notevole cappella, la cui decorazione affrescata, restaurata nel 2006 dall'Istituto per l'Arte e il Restauro Palazzo Spinelli, è riferita a Benedetto Veli. La cappella è dedicata a san Giovanni Battista, eponimo del committente Giovan Battista Zanchini, edificatore dello stesso palazzo. La cappella ha perduto la pala d'altare, che si trovava dove oggi è l'ingresso abituale ad essa, ancora in parte delimitato dall'antica cornice di stucco della pala. L'antico, unico ingresso era quello timpanato e contraddistinto dalla scritta "Sacellum".

La volta è affrescata con cinque Storie di Adamo ed Eva al centro e, ai lati, due più piccole scene dalla Genesi (Sacrificio di Caino e Abele e l'Uccisione di Abele da parte di Caino) affiancati da riquadri con grottesche. Sulle pareti sono dipinte Storie di san Giovanni Battista: l'Annuncio a Zaccaria, la Visitazione, la Natività di san Giovanni, al di sopra della finestra, l'Annunciazione, derivata dal celebre e venerato affresco dell'Annunziata e, intorno a una finta porta che si apre in un armadio a muro, la Predica alle folle.

Il tema degli affreschi è quello della Salvezza, svolta a partire dalle Storie di Adamo ed Eva, sviluppata nell'esempio delle Storie del Precursore sulle pareti, e infine conclusa nella piccola scarsella dell'altare, dove la Legge Mosaica e la Legge evangelica sull'arcone introducono al tabernacolo dell'altare dove si celebra l'Eucarestia. La decorazione è anche una celebrazione familiare e dinastica, come si vede dai ritratti che appaiono nell'Annuncio a Zaccaria e soprattutto nella Predica dove sono ritratti diversi personaggi della casata: Lapo da Castiglionchio con la cappa di ermellino dei giuristi e le sue Allegationes in mano; accanto, in lucco rosso, Lapo il Giovane o Piero da Castiglionchio, il primo ad adottare il cognome Zanchini; l'uomo calvo con la mano sulla barba bianca nell'angolo sinistro in basso è invece Giovanni di Piero Zanchini, il primo a trasferirsi a Firenze; sempre a sinistra, dietro il possibile Lapo il giovane sono due figli di Giovanni: Giulio, con la cappa da spedalingo di Santa Maria Nuova e la croce dell'Ordine di Malta e Bernardo, pievano di San Lorenzo a Miransù presso Castiglionchio; dietro di loro è Giovan Battista Zanchini, con la croce rossa di cavaliere dell'Ordine di Santo Stefano e con i suoi figli. A destra sono le donne della famiglia: vi è probabilmente Lucrezia Bini madre di Giovan Battista e le sue due mogli Maddalena da Sommaia e Camilla Ricasoli, oltre ad altri figli.[6]

Note

Padre Eterno tra angeli
La Legge mosaica
  1. ^ Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166)
  2. ^ Andrea Cecconi, Le case della memoria. Un itinerario letterario nella Firenze del ‘900, Firenze, Giampiero Pagnini Editore, 2009
  3. ^ Emanuele Barletti, Palazzo Zanchini-Ridolfi, in Giovan Antonio Dosio da San Gimignano architetto e scultor fiorentino tra Roma, Firenze e Napoli, a cura di Emanuele Barletti, Firenze, Edifir, 2011, pp. 594-607.
  4. ^ Giuseppe Pallanti, La vera identità della Gioconda. Un mistero svelato, Losanna, Skira, 2006, p. 37, ISBN 88-7624-657-6.
  5. ^ Ginori Lisci 1972.
  6. ^ A. Nesi, L'iconografia e gli autori della cappella, in F. Iacopini, A. Nesi, E. Pecchioli 2007, cit. in bibliografia, pagg. 19 - 20.

Bibliografia

  • Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri templi, di palazzi, i più notabili artifizi, e più preziosi si contengono, scritte già da M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli ampliate, ed accresciute, Firenze, per Gio. Gugliantini, 1677, p. 173;
  • Ristretto delle cose più notabili della città di Firenze del dottor Raffaello del Bruno, Firenze, Moucke, 1757, p. 148;
  • Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino; o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Imperiale, 1765, p. 235;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 250, n. 622;
  • Filippo Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, II, 1846, p. 545;
  • Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, p. 327;
  • Carl von Stegmann, Heinrich von Geymüller, Die Architektur der Renaissance in Toscana: dargestellt in den hervorragendsten Kirchen, Palästen, Villen und Monumenten, 11 voll., München, Bruckmann, 1885-1908, X, pp. 1, 4, 8;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 256;
  • Janet Ross, Florentine Palace and their stories, with many illustrations by Adelaide Marchi, London, Dent, 1905, p. 271;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 725;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 306, n. LV;
  • Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 290;
  • Renzo Chiarelli, Contributi a Santi di Tito architetto, in "Rivista d'Arte", XXI, 1939, pp. 126-155;
  • Ettore Allodoli, Arturo Jahn Rusconi, Firenze e dintorni, Roma, Istituto Poligrafico e Libreria dello Stato, 1950, p. 189;
  • Mario Bucci, Palazzi di Firenze, fotografie di Raffaello Bencini, 4 voll., Firenze, Vallecchi, 1971-1973 (I, Quartiere di Santa Croce, 1971; II, Quartiere della SS. Annunziata, 1973; III, Quartiere di S. Maria Novella, 1973; IV, Quartiere di Santo Spirirto, 1973), IV, 1973, pp. 95-98;
  • Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 719-722;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 318;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 184-185;
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 334-335;
  • Mariella Zoppi e Cristina Donati, Guida ai chiostri e cortili di Firenze, bilingue, Alinea Editrice, Firenze 1997.
  • Donatella Pegazzano, Il Giasone di palazzo Zanchini, Firenze, Giunti, 2002;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, I, p. 364;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 450;
  • Fabrizio Iacopini, Alessandro Nesi, Eleonora Pecchioli, La cappella di palazzo Ridolfi Zanchini, e altri cantieri di restauro, Firenze, Paideia Edizioni, 2007;
  • Martin Hirschboek, Florentinische Palastkapellen unter den ersten Medici-Herzögen (1537-1609): verborgene Orte frommer Selbstdarstellung und konfessioneller Identität, Berlin, Dt. Kunstverl., 2011;
  • Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 473-474.

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