Il palazzo di Bianca Cappello è un edificio storico del centro di Firenze, situato in via Maggio 26, nel quartiere di Oltrarno. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Storia
In quest'area era nella prima metà del Quattrocento una casa dei Corbinelli, nel 1566 acquistata da Pietro Buonaventuri, marito della patrizia veneziana Bianca Cappello, col beneplacito del granduca Francesco I de' Medici che, non era certo un mistero, aveva una relazione con Bianca fin da quando egli era principe e nonostante fossero entrambi sposati. Bianca, rimasta vedova due anni dopo, avvalendosi del sostegno economico dell'amante, intraprese un'opera di ammodernamento e abbellimento dell'edificio quattrocentesco, avvalendosi dell'opera di Bernardo Buontalenti (1573-1578). Per maggior comodo e ambizione Bianca Cappello prese inoltre in locazione il palazzo confinante, per quanto non sia chiaro se si trattasse solo di quello ora al numero civico 24[1] o anche dell'altro segnato col numero 28[2].
Tuttavia, sposatasi con Francesco quando egli rimase pure vedovo (1579) e diventata dunque granduchessa, Bianca Cappello alienò ben presto la casa all'ospedale di Santa Maria Nuova (1584), che la rivendette a Giovanni Riccardi nel 1586. Mantenuta da questa famiglia fino ai primi dell'Ottocento, passò in proprietà nel 1828 ai Bonaccorsi Perini, poi agli Altoviti, quindi nel 1906 ai Peruzzi de' Medici, e successivamente ai Pecchioli e ad altri, fino all'attuale condominio[3].
È evidente come nell'economia del fronte siano i graffiti quelli che maggiormente hanno destato nel corso del tempo l'interesse, come peraltro attestano le accurate incisioni che li riproducono, realizzate da Carlo Lasinio su commissione dei Riccardi e riprodotte in una splendida edizione nel 1789. Sottoposti a periodiche cure sono stati in particolare oggetto di restauri nel 1885, nel 1928-1929 (condotti da Amedeo Benini sotto la direzione dell'ingegner Ferdinando Pietramellara e con l'accordo della Soprintendenza), e quindi nel 1986 a cura di Antonio Forcellino. Quest'ultimo intervento ha in particolare dovuto far fronte al vistoso degrado delle integrazioni effettuate negli anni venti, il cui impasto cementizio (differente da quello originale composta da malta di calce pigmentata di nero) si era trasformato in una superficie talmente polverulenta da cedere al minimo contatto[3].
Negli ambienti al primo piano è la sede dell'Associazione Amici di Pietro Annigoni per la Solidarietà fra i Popoli, fondata nel 1996 dalla sig.ra Annigoni in ricordo del marito, nell'appartamento dove essi convissero all'ultimo piano e dove l'artista realizzò vaste decorazioni alle pareti. Allo stesso piano è la sede consolare del Burkina Faso[3].
Descrizione
L'architetto, per quanto concerne il fronte, scelse di conservare le ampie finestre già esistenti ai piani superiori, intervenendo sul piano terreno per rinnovarlo radicalmente con due belle finestre inginocchiate (fuori asse rispetto alle finestre quattrocentesche del piano superiore) e con un portone incorniciato da bozze rilevate, sormontato dall'arme parlante dei Cappello. Sotto i davanzali delle nuove finestre si inserì il motivo del pipistrello scolpito ad ali spiegate, poi diventato ricorrente nelle architetture del Buontalenti e più in generale impiegato come figura simbolica a protezione e cura della casa. Il resto della facciata fu invece rinnovato grazie a una ricca decorazione a graffito, realizzata con mano particolarmente felice da Bernardino Poccetti tra il 1574 e il 1579 (per altri tra il 1579 e il 1580 circa)[3].
Per quanto concerne l'impianto della decorazione, [4],nonostante la varietà del repertorio e la ricchezza complessiva, tutto appare disciplinato da cornici bianche che si adeguano alla partitura architettonica del palazzo. All'interno di tale schema, i singoli elementi decorativi non rispondono se non alle categorie della varietà e del bizzarro: arpie, levrieri, fumatori di narghilé, satiresse, ippogrifi, putti, scimmie, arieti, figure maschili e figure femminili si susseguono tra candelabre e grottesche. Da segnalare nell'ambito di tale impianto anche gli interventi ad affresco: al centro l'arme medicea sormontata dalla corona granducale, ai lati due ovali con il tema del cigno e un motto alludente sia al candore dell'animale sia al nome di "Bianca" Cappello[3].
Per quanto riguarda gli altri elementi di pregio del fronte è da segnalare come al piano terreno solo una finestra conservi lo specchio originario sotto il davanzale; quella di sinistra, adattata a mostra di negozio, non ha più la pietra scolpita, comunque conservata (in pessime condizioni di conservazione) nel cortile dell'adiacente palazzo Pannocchieschi. Sul portone è l'arme dei Cappello (troncato d'argento e d'azzurro, al cappello attraversante dell'uno nell'altro, con il capo caricato del leone di San Marco)[3].
Nel breve androne è una lapide con iscrizione[5], che ricorda la proprietà di Bianca Cappello e riconduce l'edificazione al 1566.
BIANCA CAPPELLO
PRIMA CHE FOSSE MOGLIE A FRANCESCO I · DE' MEDICI
ABITÒ QUESTA CASA
CHE ELLE SI EDIFICAVA
NEL 1566 ·
Si annota la presenza di un corridore sotterraneo, oggi murato e non più accessibile, sempre realizzato nell'ambito del cantiere buontalentiano, che metteva in comunicazione la residenza con il vicino palazzo Pitti[6]. Grazie a questo corridoio durante la Seconda guerra mondiale furono salvate numerosissime opere provenienti dal corridoio vasariano. Il corridoio fu in quel periodo murato in diverse sezioni proprio per proteggere le opere dai tedeschi e tutt’oggi non è più percorribile.
Edifici satellite
La casa al n. 24 di via Maggio, attigua al palazzo, è un edificio di aspetto maestoso e severo, con il prospetto interamente parato in pietra, ricondotto alla presumibile configurazione trecentesca tramite un 'restauro' condotto su progetto dell'architetto Carlo Del Zanna tra il 1929 e il 1933, che ha comportato ampie integrazioni e ricostruzioni, compreso l'inserimento di buche pontaie, ferri da stanga, da bandiera e da cavallo, così da ricreare un insieme in sintonia con l'idea che dell'età medievale si era definita nei primi del Novecento (si veda anche la targhetta metallica del numero civico, ugualmente in stile). Al terreno la facciata è segnata dalla successione di quattro archi a sesto ribassato, quello all'estrema sinistra di dimensioni minori. Il piano nobile mostra quattro finestre, mentre ai due piani superiori l'interasse si fa più serrato fino ad accogliere cinque bucature. A tutti i livelli le finestre sono caratterizzate da archi a sesto ribassato[7].
La letteratura consultata ricorda l'edificio come palazzo Giovanni o Gianni, collegandolo poi al vicino palazzo di Bianca Cappello, che per un certo periodo lo avrebbe avuto in locazione per uso di servizio. È documentato (Fossi 1968) un restauro alla facciata nel 1929 (da identificare appunto con quello finalizzato al recupero dell'immagine medioevale). Anche questo palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale[8].
^Stegmann-Geymüller 1885-1908, X, p. 5; Carocci 1897, p. 143; Elenco 1902, p. 254; Limburger 1910, n. 147; Garneri 1924, p. 306, n. LVII; Bertarelli 1937, p. 289; Limburger-Fossi 1968, n. 147; Firenze 1974, p. 318; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, p. 183; nel dettaglio. Inoltre: Pierluigi Di Baccio, La 'cattura ideologica della storia': il fascismo e l'immagine medieval-rinascimentale di Firenze, in Il ritorno all'ordine. 1938: l'immagine di Firenze per la visita del Führer, Firenze, Archivio Storico del Comune di Firenze, 2012.
Bibliografia
Carlo Lasinio, Ornati presi da graffiti, e pitture antiche esistenti in Firenze: disegnati ed incisi in 40 rami, Firenze, Pagni & Bardi, 1789;
Marco Lastri, L’osservatore fiorentino sugli edifici della sua Patria, Terza edizione eseguita sopra quella del 1797, riordinata e compiuta dall’autore, coll’aggiunta di varie annotazioni del professore Giuseppe Del Rosso R. Consultore Architetto, ascritto a più distinte società di Scienze, e Belle Arti, 8 voll., Firenze, presso Gaspero Ricci, 1821, VII, pp. 39-43;
Marco Lastri, Casa di Pietro Bonaventuri, marito della Cappello ed esaltazione della medesima al trono, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XII, pp. 34-38;
Pietro Thouar, Notizie e guida di Firenze e de' suoi contorni, Firenze, G. Piatti, 1841, p. 441;
Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 253, n. 627;
Filippo Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, III, 1846, p. 136;
Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, pp. 324-326;
Restauri artistici, in "Arte e Storia", IV, 1885, 40, p. 303;
Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, p. 276;
Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 252;
Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 146;
L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1911) 1910, pp. 136-139;
Luigi Vittorio Bertarelli, Italia Centrale, II, Firenze, Siena, Perugia, Assisi, Milano, Touring Club Italiano, 1922, p. 170;
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Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 289;
Ettore Allodoli, Arturo Jahn Rusconi, Firenze e dintorni, Roma, Istituto Poligrafico e Libreria dello Stato, 1950, p. 189;
Giovanni Klaus Koenig, Finestre fiorentine della seconda metà del Cinquecento, In "Quaderno dell’Istituto di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti", 1963, 2/3, pp. 17-71;
Gunter Thiem, Christel Thiem, Toskanische Fassaden-Dekoration in Sgraffito und Fresko: 14. bis 17. Jahrhundert, München, Bruckmann, 1964, pp. 108-110, n. 52, tavv. 136-140;
Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 146;
Mario Bucci, Palazzi di Firenze, fotografie di Raffaello Bencini, 4 voll., Firenze, Vallecchi, 1971-1973 (I, Quartiere di Santa Croce, 1971; II, Quartiere della SS. Annunziata, 1973; III, Quartiere di S. Maria Novella, 1973; IV, Quartiere di Santo Spirirto, 1973), IV, 1973, pp. 99-103;
Eve Borsook, Ecco Firenze. Guida ai luoghi e nel tempo, edizione italiana a cura di Piero Bertolucci, Milano, Mursia, 1972 (ed or. The Companion Guide to Florence, London, Collins, 1966), p. 294;
Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 725-726 e p. 820;
Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 318;
Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 183-184;
Gianvittorio Dillon, La casa di Bianca Cappello: decorazione a graffito, primo esempio di restauro, in "Il Giornale dell'Arte", V, 1987, 50, p. 52;
Rosamaria Martellacci in Firenze. Guida di Architettura, a cura del Comune di Firenze e della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, coordinamento editoriale di Domenico Cardini, progetto editoriale e fotografie di Lorenzo Cappellini, Torino, Umberto Allemandi & C., 1992, p. 126, n. 90;
Graffiti affreschi murales a Firenze, a cura della Sezione Didattica degli Amici dei Musei Fiorentini con contributi di Francesca de Luca e Eleonora Pecchioli, Firenze, Edizioni Cooperativa Lo Studiolo, 1993, pp. 64-67;
Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 68-71;
Rodolfo Galleni, Ammannati e Buontalenti: tracce per un sodalizio artistico, in Bartolomeo Ammannati scultore e architetto, 1511-1592, a cura di Niccolò Rosselli del Turco e Federica Salvi, atti del convegno di studi (Firenze-Lucca, 17-19 marzo 1994), Firenze, Alinea, 1995, pp. 227-235;
Guido Zucconi, Firenze. Guida all’architettura, con un saggio di Pietro Ruschi, Verona, Arsenale Editrice, 1995, p. 91, n. 125;
Emanuela Ferretti, Appunti per la conoscenza del cantiere storico: Bernardo Buontalenti e la fabbrica del palazzo di Bianca Cappello a Firenze (1573-1578), in "Ricerche Storiche", XXXII, 2002 (2003), 1, pp. 47-79;
Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, I, pp. 364-365;
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Eleonora Pecchioli, ‘Florentia Picta’. Le facciate dipinte e graffite dal XV al XX secolo, fotografie di Antonio Quattrone, Firenze, Centro Di, 2005, pp. 96-99.
Costanza Riva, Il palazzo di Bianca Cappello a Firenze. Simboli, miti e alchemiche allegorie, Firenze, Pontecorboli Editore, 2018.