Come già accaduto per l'Operazione Hardtack II, che si svolse tra il settembre e l'ottobre del 1958, anche la progettazione e la realizzazione dell'Operazione Nougat furono influenzati non solo dai risultati ottenuti nei test nucleari precedenti ma anche dal contesto politico mondiale di quegli anni. A cominciare dal 1956, infatti, la preoccupazione dell'opinione pubblica a riguardo delle radiazioni nucleari derivanti dai test iniziò a farsi sentire, tanto che la questione della fine dei test nucleari e della sicurezza nucleare fu una di quelle che tennero banco durante le elezioni presidenziali del 1956, tanto più che anche l'Unione Sovietica aveva già pubblicamente proposto una moratoria sui test.[3] Dato inoltre che questa operazione avrebbe dovuto svolgersi sul suolo continentale statunitense, e non nel Pacific Proving Grounds com'era accaduto per l'Operazione Hardtack I, e che il test Coulomb-C della serie denominata Project 58/58A, l'ultima ad essere stata condotta nell'NTS prima dell'Hardtack II, aveva fatto allarmare la popolazione di Los Angeles per via dell'imprevisto fallout nucleare, il malcontento della popolazione verso questi test nucleari si era fatto decisamente elevato.[3]
Il 31 marzo 1958 l'Unione Sovietica annunciò la sospensione di tutti i test nucleari, invitando gli Stati Uniti d'America a fare altrettanto. Il 9 maggio, il leader sovietico Nikita Sergeevič Chruščëv accettò l'invito di Eisenhower a prendere parte a incontri in cui si discutesse di una moratoria dei test nucleari e le negoziazioni iniziarono così il primo giorno di luglio dello stesso anno. Come risultato, il 22 agosto 1958 Eisenhower annunciò al mondo che gli USA avrebbero sospeso i test a partire dal 31 ottobre 1958, cosa che effettivamente accadde dopo l'esplosione dell'ultimo test dell'Operazione Hardtack II, il test Titania.[3] Nonostante avesse negato in più occasioni la volontà di riprendere i test nucleari, il 31 agosto 1961, Chruščëv annunciò che l'Unione Sovietica aveva deciso unilateralmente di abrogare la moratoria e già il giorno dopo, con un'esplosione da 16 chilotoni, riprese ad effettuare test nucleari atmosferici in quella serie che culminerà poi, il 30 ottobre seguente, nel lancio della bomba Tsar, il più potente ordigno mai sperimentato dall'uomo. Dal canto loro, gli Stati Uniti non si fecero attendere e, dimostrando di non essere stati con le mani in mano nei 3 anni in cui la moratoria fu rispettata, già il 15 settembre condussero il primo test dell'Operazione Nougat, il test Antler.[2][4]
Ordigni testati
Come tutti i test svolti nel NTS, anche quelli dell'Operazione Nougat furono test a potenza relativamente bassa, con una potenza massima rilasciata di 67 chilotoni, che, sebbene sia pari a circa 4,5 volte la potenza della bomba atomica sganciata su Hiroshima, è centinaia di volte inferiore a quella di molti esperimenti condotti nel Pacific Proving Grounds con bombe termonucleari. La maggior parte dei test fu composta da test di sicurezza denominati "one-point", ossia volti ad assicurare che qualora ci fosse stata l'esplosione di uno dei componenti di esplosivo convenzionale posti attorno al nocciolo non si sarebbe comunque innescata la reazione di fissione nucleare, e da test di miniaturizzazione di stadi primari.[2] Tutti i test furono inoltre condotti sottoterra, formando solo in pochi casi dei visibili crateri superficiali, anche per questo le immagini relative agli ordigni testati in quest'operazione sono decisamente poche e appartengono per la maggior parte al test Gnome, che fu condotto in un diapiro salino e che fu uno dei pochi test nucleari sotterranei, se non l'unico, a non provocare il collasso della cavità che lo ospitava.[2]
Secondo alcuni resoconti, tra i test dell'Operazione Nougat andrebbe annoverato anche il primo test nucleare britannico svolto nel NTS, denominato Pampas e condotto il 1º marzo 1962.[5]
Simile ai test Hoosic e Stillwater, rilasciò meno potenza del previsto, fu un tentativo di standardizzare fonti di energia relativamente bassa per esperimenti futuri.
Il test, che andò come previsto, fu il primo di una serie di test volti a sviluppare un nuovo sistema di detonazione a punti multipli di cui fecero parte anche i test Agouti, Armadillo, Ermine, Chinchilla I e Chinchilla II.
Test di un ordigno atomico per demolizioni effettuato su un cratere di basalto. Il progetto prevedeva il rilascio di una potenza pari a 0,47 chilotoni e l'esplosione ne espresse 0,43.
Uno dei quattro ordigni a cannone mai testati (il primo fu Little Boy) dagli USA, gli altri saranno infatti tutti a implosione, come Fat Man. Come nel caso del test Grable, facente parte dell'Operazione Upshot-Knothole, l'ordigno TX-33 era un proiettile da artiglieria.
Test volto a migliorare la sicurezza dell'iniziatore modulare di neutroni interno, ad aumentare la potenza rilasciata e a ridurre il peso dell'ordigno.
Si trattò probabilmente del test di un ordigno Moccasin, già sperimentato nel test Coulomb-C del Project 58/58A e nel test Hidalgo dell'Operazione Hardtack II.
^Gli Stati Uniti d'America, la Francia e il Regno Unito chiamano ogni loro singolo test con un nome in codice, mentre Unione Sovietica e Cina, salvo rari casi, non lo fanno, quindi i loro test sono identificati solo da numeri. Un trattino seguito da un numero indica un membro di un test a salve.
^Per convertire l'ora universale in ora locale, si deve aggiungere alla prima il numero tra parentesi.
^Nome del luogo e corrispettive coordinate. Nel caso di test missilistici, viene indicato il luogo di lancio del missile prima del luogo della detonazione. Mentre alcune località possono essere indicate con sicurezza, nel caso, ad esempio, di esplosioni in alta atmosfera, le indicazioni possono essere piuttosto inaccurate.
^Con "altitudine" si intende l'altezza rispetto al livello del mare del terreno posto direttamente sotto l'esplosione, mentre con "quota" si intende la distanza tra tale punto e l'esplosione. Nel caso di test missilistici, il livello del terreno è indicato con "N/A". L'assenza di numeri o altre indicazioni sta a significare che il valore è sconosciuto.
^L'energia liberata espressa in chilotoni e megatoni.
^ Anthony E. Hechanova e James E. O'Donnell, Estimates of yield for nuclear tests impacting the groundwater at the Nevada Test Site, Nuclear Science and Technology Division, 25 settembre 1998.