Fractional Orbital Bombardment System
Il Sistema di Bombardamento Orbitale Frazionale o Fractional Orbital Bombardment System (in cirillico: Система частично-орбитального бомбометания; nome in codice NATO: FOBS) è stato un sistema orbitale di attacco nucleare di origine sovietica sviluppato negli anni sessanta dall'OKB-586, entrato in servizio nel 1969 nei ranghi delle forze armate sovietiche ed il cui nome in codice è divenuto, in Occidente, più noto dell'originale denominazione di progetto. Progettato per colpire obiettivi collocati su qualsiasi punto sulla superficie terrestre, il sistema era costituito da un vettore missilistico R-36O abbinato ad un veicolo di rientro dotato di testata nucleare monoblocco, denominato OGCh, il quale poteva essere rilasciato in orbita terrestre e mantenuto latente fino a ricezione dell'ordine di attacco. Unico sistema di impiego di armi nucleari orbitale ad essere mai entrato in servizio,[1] nel corso della sua vita operativa ha effettuato 3 lanci senza mai impiegare munizioni vive, in virtù della ratifica da parte sovietica del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 col quale i firmatari rinunciavano ad immettere in orbita testate nucleari. Venne radiato nel 1983 a seguito della ratifica dell'URSS dei trattati SALT II nei quali, di questi sistemi d'arma, si vieta anche solo lo sviluppo. StoriaSviluppoL'esigenza per le forze armate sovietiche di disporre di un sistema missilistico a lunghissimo raggio emerse nei primi anni 60. Infatti, all'epoca la NATO disponeva di basi di lancio missilistiche in Turchia ed Europa, che gli consentivano di colpire il territorio sovietico con un preavviso minimo. Nel tentativo di porre rimedio a questa situazione di svantaggio, i vertici sovietici decisero di sviluppare un sistema d'attacco orbitale: in pratica, si trattava di mettere in orbita alcune testate nucleari, che potessero essere fatte rientrare sulla Terra in caso di conflitto armato.
Iil progetto che fu effettivamente portato avanti fu quello relativo all'R-36O, approvato il 12 gennaio 1965. La base di partenza fu l'R-36 ed il primo volo del nuovo missile fu effettuato il 16 dicembre 1965, e furono condotti una serie di test suborbitali (alcuni dei quali falliti). I test si svolsero presso il cosmodromo di Bajkonur, nei siti di lancio LC-160 ed LC-162. Il sistema venne ufficialmente accettato dalle autorità militari il 19 novembre 1968. CaratteristicheVeicolo di rientro (OGCh)Il veicolo, di forma conica, aveva una sezione con la strumentazione, contenente un sistema di navigazione inerziale ed un radar altimetrico. Grazie al radar, era possibile misurare l'altitudine dell'orbita e determinare in modo automatico le modalità di rientro del veicolo, interrompendo le manovre orbitali. L'impianto propulsivo era costituito da un retrorazzo Yangel RD-854 a propellente liquido, con una singola camera di combustione. La manovrabilità era garantita da quattro ugelli sui lati del motore principale, che utilizzavano i gas di scarico. La testata nucleare aveva una potenza dichiarata di 5 megatoni, anche se gli esperti occidentali la ritenevano meno potente (da uno a tre megatoni). La massa di un OGCh era di 1.700 kg, ed i valori orbitali tipici erano perigeo 139 km, apogeo 279 ed inclinazione 49,6 gradi. FunzionamentoDopo il lancio, l'unità manovrabile orientava la navetta spaziale nell'orbita e determinava in modo autonomo il momento ideale per interrompere le manovre e far rientrare il veicolo sulla Terra, verso l'obiettivo. Per evitare di violare i trattati internazionali, i veicoli rientravano sempre prima di completare l'orbita: da qui il nome di “orbita frazionata”. Impiego operativoIl dispiegamento degli R-36O iniziò il 25 agosto 1968, presso il cosmodromo di Baikonur, ed il sistema fu accettato dalle autorità militari il 19 novembre dello stesso anno. Il primo reggimento fu posto in stato di allerta a partire dal 25 agosto 1969: tale unità schierava i missili in 18 silos, posti presso il cosmodromo stesso. Composizione del sistemaIl sistema FOBS era costituito da due elementi:
Cronologia dei lanciComplessivamente, furono lanciati 24 OGCh tramite vettori R-36O: sei suborbitali ed i restanti orbitali (questi ultimi classificati come missioni Cosmos). I lanci successivi all'accettazione del sistema furono effettuati per dimostrare l'operatività dello stesso. Dopo il lancio, le testate impattavano presso il cosmodromo di Kapustin Yar. Occorre considerare che le testate utilizzate per i test erano tutti simulacri.
Note
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