È anche la più grande città francofona dell'Oceania. La popolazione ammonta a 91 386 abitanti che divengono 146 000 contando anche i sobborghi.
La maggioranza dei residenti sono cittadini europei, sia autoctoni (caldoches), sia cittadini della Francia metropolitana (zoreilles) che risiedono nel territorio per vari motivi. Vi è anche un'alta percentuale di canachi, polinesiani e asiatici (indonesiani, vietnamiti, cinesi). È quindi una città cosmopolita, ma prevale la cultura europea, e la lingua francese è molto presente.
Il territorio numeano è costituito da una penisola protesa verso meridione nel mar dei Coralli, dalla superficie terrestre complessiva di 45,7 km2, fatto che rende Numea il comune meno esteso della Nuova Caledonia.
Il 25 giugno 1854, il capitano francese Louis-Marie-François Tardy de Montravel trovò nella baia di Noumea, protetta dal vento e profonda, un luogo adatto alla creazione di un sito militare fortificato. Chiamò il luogo Port-de-France e fece costruire una fortezza su una collina di fronte all'isola di Nou. Nel 1856, la città contava solo 921 abitanti, 113 dei quali erano militari. Nel 1857 iniziò l'attuazione del piano regolatore. In primo luogo, la collina di Conneau fu sbancata per costruire un porto con un molo. I lavori di sbancamento delle paludi, che crearono la maggior parte dell'attuale centro urbano, durarono fino al 1877 e furono eseguiti a partire dal 1869 da detenuti inviati dalla Francia. Il 2 giugno 1866, Port-de-France adottò il nome di "Noumea" per evitare confusione con Fort-de-France in Martinica.
La mancanza di una sorgente e di un fiume nei pressi della città si rivelò un grosso problema per l'insediamento. Fu necessario costruire un canale di 12 km dal fiume Yahoué, che fu completato nel 1877. Nel 1879, Nouméa divenne la capitale della Nuova Caledonia. Nel 1904 entrò in funzione la linea ferroviaria Noumea-Dumbea. Nel 1932 si è verificato il primo volo da Noumea alla Francia. Durante il boom del nichel, la città si espanse sempre più verso la periferia. Nel 1972 iniziò la grande espansione del porto, collegando l'isola di Nou alla terraferma e ribattezzandola Nouville.
Sebbene non sia attualmente una delle principali destinazioni turistiche, dal 2007 Nouméa è una delle città in più rapida crescita del Pacifico e nel decennio precedente ha conosciuto un grande boom edilizio. Il sindaco di Nouméa è Sonia Lagarde; nel 2020 la sua rielezione è stata osteggiata dall'ex leader della Confederazione delle Piccole e Medie Imprese (CPME), Cherifa Linossier, la cui campagna elettorale, non andata a buon fine, si basava sulla rivitalizzazione dell'economia locale.
Società
Migrazioni
I luoghi di nascita dei 179.509 residenti nell'area urbana della Grande Nouméa al censimento del 2014 erano i seguenti:
18,75% altre comunità (questo gruppo comprende in particolare i bianchi della Nuova Caledonia che hanno rifiutato di auto-identificarsi come "europei").
^Questo consueto conflitto tra aeree culturali si ritrova nei diversi significati, e spesso rivendicativi, dati nel nome di Numea:
per gli informatori del capitanato di Kambwa, deriverebbe da una deformazione operata dai primi europei del nome canaco dato ad una vasta regione dai confini fluttuanti, situata a sud-est di Grande-Terre, dalle popolazioni canache e che sarebbe stata sotto il a autorità del capo del Kambwa Kwindo al momento della presa di possesso: N'Umia o Drubéa (che si trova nel nome della lingua canaca locale, nââ drubéa, e della consueta area di Djubéa-Kaponé). Un'altra deformazione della stessa parola avrebbe dato "Dumbéa", nome dato ad un fiume e ad un comune vicino a Numea. Queste fonti non concordano sul significato in sé di Drubea. Per alcuni è un modo per distinguere gli abitanti “autentici” della regione e la loro lingua, dai Kapones, “quelli che stanno intorno, sull'isola dei Pini e sull'isola di Ouen”. Per altri Drubéa significherebbe "l'isola (Dru o Nou) di Béa (o Méa, toponimo locale, che potrebbe riferirsi a una laguna di pesce, adatta alla pesca)".
per le fonti provenienti dal regno rivale di Morari, Numea non proverrebbe da Drubéa ma avrebbe un significato specifico, non rivelabile perché “tabù”.
sono state avanzate anche origini da altre lingue canache: deformazione di Wimiä, clan della regione Koné a nord strettamente legato ai clan Païta; nou mia, nome dato dai canachi di Pouébo (situati nell'estremo nord-est di Grande-Terre, sono i primi melanesiani ad essere entrati in contatto con gli europei, alcuni dei quali sfollati dai missionari cattolici fino a Mont-Dore) che significherebbe nella loro lingua “cocco rosso”; "Non vedo più Méa" in ajië, essendo Méa un luogo nella regione di Kouaoua sulla costa orientale.
per alcuni, compreso il presidente della Società di Studi Storici Gabriel Valet, verrebbe da “Numeâ” che significa “tagliato nella terra” o “baia profonda” in nââ drubéa, vocabolo che avrebbe dato anche per deformazione Dumbéa.