Miró III di Cerdanya
Mirò, o Mirone, detto Bonfill. Miró in spagnolo, in portoghese, in galiziano, e in catalano. Miro in latino (920 circa – Gerona, 22 gennaio 984), fu conte della Cerdanya e di Conflent e di Besalú, assieme al fratello Oliba Cabreta, dal 965 e anche vescovo di Gerona, dal 970 fino alla sua morte. OrigineMiró, secondo il Gesta Comitum Barchinonensium[2], era il figlio maschio quartogenito del Conte di Cerdanya, di Conflent e di Besalú, Miró II e di Ava[3] (?-prima del 26 febbraio 961, data in cui secondo lo storico catalano, Pròsper de Bofarull i Mascaró, Ava risultava defunta[4]), che, secondo alcuni storici figlia del conte Fedele di Ribagorza.
BiografiaSecondo lo storico catalano, Pròsper de Bofarull i Mascaró, nel suo Los condes de Barcelona vindicados, Tome I, conferma che Mirò era il quartogenito e, per tale motivo fu avviato a una carriera ecclesiastica[11]. Ancora secondo il Gesta Comitum Barchinonensium, suo padre Mirò II, morì nel 929[3] e, nella Cerdanya gli succedette suo fratello primogenito, Sunifredo come Sunifredo II[3]. Mirò fu sepolto nel monastero di Ripoll[3]. Secondo il Chronicon alterum Rivipullense, invece morì nel 928[12], data confermata anche dal Bofarull[13], che riporta che Mirò aveva redatto un testamento nel 926[14].
Mirò, da giovane, era stato avviato alla vita ecclesiastica, e già nel 941 viene menzionato come diacono[15]; infatti in quella data viene citato come levita[16][17], quando fece una donazione assieme alla madre, Ava e ai tre fratelli maschi, Sunifredo, Goffredo e Oliva (Ava comitissa et filiis meis Seniofredus comes et Wifredus comes et Oliba comes et Miro levita), come da documento n° LXXVI, della Marca Hispanica sive Limes Hispanicus[18]. Mirò, nel 959, fece una donazione di un bene che aveva ricevuto in eredità dal fratello, Goffredo, come da documento n° MMCXXXIII del Colección diplomática del Condado de Besalú, datato 960, inerente ad una donazione[19]. Nel 966, suo fratello, Sunifredo II fece un'ultima donazione all'abbazia di Arles-sur-Tech, come da documento n° CV dell'Appendix della Marca Hispanica sive Limes Hispanicus[20], dove si era ritirato e dove, ancora secondo il documento n° CIV dell'Appendix della Marca Hispanica sive Limes Hispanicus, nel mese di ottobre, aveva fatto testamento, indicando come suoi eredi i fratelli Oliba Cabreta (fratre meo Olibane) e Miró (fratri meo Mironi)[21]. Suo fratello, Sunifredo II, morì verso il 968, come riporta il Bofarull[22], e, nei suoi titoli gli succedettero entrambi i fratelli.
Due anni dopo, nel 970, fu nominato vescovo di Gerona[3], per cui si dedicò soprattutto all'opera episcopale e delegò gran parte dei suoi poteri di contea a suo fratello, Oliva[15].
Miró, vescovo e conte (Miro nutu Dei Gerundensis ecclesiæ humilis episcopus ac comes Bisuldunensis) fu tra i fondatori del Monastero di San Pietro di Besalú (Fundatio Monasterii sancti Petri Bisuldunensis), assieme ai fratelli Oliba Cabreta e Sunifredo II (cum fratribus nostro domno Olibano ac Seniofredo comitibus), come riporta il documento n° XXIV della Espana Sagrada XLIII, datato 24 novembre 977, giorno dell'inaugurazione[24].
Nel 978 si riaccese la rivalità tra le contee di Barcellona-Girona e Cerdayna-Besalú, quando il conte Borrell II di Barcellona rivendicò nuovamente la contea di Besalú, sostenendo, senza poterlo provare, che era appartenuta a suo padre; Borrell II preparò un esercito a Banyoles per invadere Besalú con l'aiuto di truppe musulmane[16][17]; l'intervento di Almanzor impedì l'alleanza tra Borrell II e il Califfato di Cordova, quindi il conte di Barcellona ritirò il suo esercito per poter difendere la tua contea[15].
Nel 979, Mirò ottenne una bolla da papa Benedetto VII a Roma per il monastero di San Pietro[16][17]. Miró Bonfill partecipò a un concilio tenutosi a Roma nel 981, al quale partecipò anche l'imperatore Ottone II di Sassonia, e ricevette da papa Benedetto VII l'incarico di diffondere un'enciclica contro la simonia[15][16][17].
Mirò morì nel 984, come riporta il Chronicon alterum Rivipullense (984. obitum Mironis episcopi, filii Mironis comitis)[26]; il Bofarull riporta che morì il 22 gennaio[11]; fu tumulato nel Monastero di Ripoll[3]. Mirò, conte-vescovo di Besalú, era un uomo gentile di grande cultura, che scriveva sia in prosa che in versi e in un latino molto elaborato e metaforico ed anche in greco, sebbene solo una dozzina dei suoi scritti siano conservati. La sua politica di contea consisteva nel risolvere i problemi senza violenza, ma con energia; sotto il suo governo ci fu un tempo di pace solo offuscato dalle ambizioni del conte di Barcellona, Borrell II[15]. Era in contatto con Gerberto, il futuro papa Silvestro II, che lo teneva in grande considerazione, e contribuì senza dubbio alla formazione morale e intellettuale del nipote, che sarebbe diventato il grande abate vescovo Oliva[16][17]. A Mirò succedette suo fratello Oliba Cabreta, come unico conte di Cerdaña e di Besalù[15]. DiscendenzaDi Sunifredo non si conosce il nome di un'eventuale moglie né si conosce alcuna discendenza legittima[27][28]. Note
BibliografiaFonti primarie
Letteratura storiografica
Voci correlate
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