Il territorio si estende su 4.660 km² ed è suddiviso in 4 zone pastorali, divise a loro volta in 12 arcipresbiterati, che sono finalmente divisi in 393 parrocchie.
Storia
Incerte sono le origini della diocesi di Gerona, che fin dagli inizi faceva parte della provincia ecclesiastica di Tarragona. La prima menzione storicamente documentata della diocesi s'incontra in una lettera di papa Innocenzo I, scritta fra gli anni 404 e 409, nella quale il papa condanna la consacrazione di un vescovo di Gerona, di cui non è fatto il nome, da parte di Minicius, vescovo della Tarraconense, per non aver rispettato le regole canoniche vigenti al quel tempo, ossia che spettasse solo al metropolita consacrare i nuovi vescovi.[1]
La presenza cristiana a Gerona si fa risalire alla fine del III secolo e l'agiografia menziona due vescovi vissuti agli inizi del IV secolo, i santi Ponzio e Narciso.
L'8 giugno 517 Gerona fu sede di un concilio a cui presero parte 7 vescovi della provincia ecclesiastica di Tarragona: Giovanni di Tarragona, Frontiniano di Gerona, Paolo di Empúries, Agripio (o Agrizio) di Barcellona, Cinidio di Ausona, Nebridio di Egara e Oronzo di Lerida. Il concilio promulgò 11 canoni, che riguardavano la liturgia, il battesimo e la disciplina del clero.[2]
In epoca visigotica la cattedrale era la chiesa di San Felice, martire africano morto a Gerona e che è uno dei principali santi venerati nella diocesi.
Nell'VIII secolo, a causa dell'invasione araba, Gerona fu occupata dal 713 al 785 e per questo periodo non si conosce nulla della diocesi. In seguito alle conquiste di Carlo Magno e di Ludovico il Pio la diocesi entrò nell'orbita carolingia ed entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Narbona. È in questo periodo che l'antica diocesi di Empúries fu soppressa e il suo territorio annesso a quello di Gerona.
Nel 1017 Gerona cedette una parte del suo territorio per l'erezione della diocesi di Besalú, la cui esistenza fu effimera; già nel 1020 fu soppressa e il suo territorio ritornò a Gerona.
Dall'XI secolo è documentata la suddivisione della diocesi in arcidiaconati; precedentemente, già dal IX secolo gli arcidiaconi erano collaboratori del vescovo, senza però una documentata suddivisione territoriale della diocesi.
L'antica cattedrale, trasformata in moschea dagli arabi, fu ricostruita in stile romanico e consacrata il 1038. Questa chiesa fu nuovamente trasformata in stile gotico nel corso del XIV secolo. Nel XII secolo il vescovo Guillermo de Peratallada (1161-1168) iniziò la costruzione del palazzo episcopale.
Con una bolla del 6 novembre 1097, papa Urbano II ristabilì la sede metropolitana di Tarragona, di cui Gerona era una delle suffraganee. Ma a causa dell'opposizione dei metropoliti di Narbona l'applicazione di questa disposizione non fu facile; ancora nel 1117, il concilio provinciale celebrato a Gerona, era presieduto dal metropolita di Narbona Richard de Millau, legato pontificio e amministratore di Tarragona, in quel momento sede vacante. Solo successivamente gli arcivescovi di Tarragona poterono esercitare effettivamente i loro diritti metropolitici sui vescovati di Aragona e Catalogna.[3]
Fino al 1292 l'elezione del vescovo era riservata al capitolo, che sceglieva il vescovo fra i suoi canonici. A partire da quell'anno si registra il primo intervento pontificio, a cui in seguito si aggiungeranno gli interventi del re d'Aragona. Nel 1457 i canonici eleggeranno il vescovo per l'ultima volta. Questi interventi esterni alla diocesi avranno per conseguenza la nomina di vescovi assenti per lunghi periodi dalla loro sede nei secoli dal XIV al XVI. Era comunque un problema comune a tutte le diocesi fino al Concilio di Trento, che impose ai vescovi l'effettiva residenza nella propria sede.
Il seminario diocesano fu fondato nel 1573 e fu uno dei primi istituiti in Spagna, allo scopo di fermare le idee calviniste che provenivano dalla Francia; fu confermato nel 1599. Dopo la soppressione dei Compagnia di Gesù, il loro antico convento divenne sede del seminario.
Nel 1835 i tradizionali arcidiaconati sono stati aboliti ed è stata istituita la divisione in arcipresbiterati.
Nell'Ottocento i dati statistici della diocesi mostrano un alto numero di sacerdoti diocesani, ben oltre la media nazionale. Alla fine degli anni 1860 a Gerona c'era un prete ogni 110 abitanti; nella località di Baño c'erano 16 preti per 5.000 abitanti.[4]
Il 10 aprile 1992 la diocesi adotta ufficialmente la denominazione Girona, in lingua catalana, al posto della precedente denominazione Gerona, in lingua castigliana.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati:
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 881.061 persone contava 687.000 battezzati, corrispondenti al 78,0% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
389.000
390.000
99,7
584
516
68
666
98
1.392
385
1970
395.000
395.729
99,8
542
447
95
728
181
1.231
378
1980
478.000
483.222
98,9
409
361
48
1.168
121
991
385
1990
534.000
545.228
97,9
358
304
54
1.491
124
796
403
1999
475.000
576.252
82,4
298
246
52
1.593
116
791
403
2000
500.000
592.689
84,4
301
240
61
1.661
109
791
403
2001
500.000
592.689
84,4
289
236
53
1.730
112
730
403
2002
550.000
634.724
86,7
278
228
50
1.978
97
705
403
2003
550.000
634.724
86,7
271
223
48
2.029
96
731
403
2004
600.000
687.314
87,3
270
219
51
2.222
90
654
403
2006
630.000
740.214
85,1
265
216
49
2.377
89
642
403
2013
692.800
851.640
81,3
223
183
40
3.106
7
70
525
395
2016
680.000
843.343
80,6
192
157
35
3.541
9
59
451
395
2019
670.000
859.649
77,9
164
138
26
4.085
11
51
388
394
2021
687.000
881.061
78,0
147
127
20
4.673
13
48
321
393
Note
^Amich i Raurich, Les seus episcopals de Girona i Empúries i les terres del nord-est de Catalunya a les fonts escrites d'època tardoantiga (segles IV-VII), pp. 148-150.
^«Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XX, coll. 1021-1023.
^«Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XX, coll. 1028-1034.
^«Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XX, col. 1018.