La diocesi è attestata per la prima volta con il vescovo Sagizio agli inizi del V secolo. La serie episcopale è documentata soprattutto in epoca visigota, per la presenza dei prelati ai concili nazionali o provinciali. La diocesi apparteneva alla provinciaTarraconense ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Tarragona.
Nel 546 si svolse a Lérida, nella chiesa di Sant'Eulalia, un concilioprovinciale, convocato da Sergio, metropolita di Tarragona, e al quale presero parte, oltre a Februario di Lérida, Giusto di Urgell, Carenzio di Ampuria, Giovanni di Saragozza, Paterno di Barcellona, Maurilio di Tortosa, Tauro di Egara e il prete Estafilio, in rappresentanza del vescovo di Gerona. Il concilio approvò 16 canoni, che riguardavano, tra le altre cose, il divieto per i chierici di portare armi, di spargere sangue, di battersi in duello, di convivere con donne sospette.[2]
Con l'invasione araba della Spagna, s'interrompe la serie episcopale di Lérida. La storiografia tradizionale ha sostenuto la tesi secondo cui i vescovi, dovendo abbandonare la sede a causa dell'occupazione araba, si trasferirono più a nord, fondando, a partire dal IX secolo, la diocesi di Roda in Aragona. Quando riprese la riconquista dei territori arabi, i vescovi spostarono la loro sede dapprima a Barbastro (1100), e poi, nel 1149, fecero ritorno a Lérida, quando la città fu liberata dalla dominazione musulmana.[3] Questa tesi ha trovato il suo fondamento in diversi documenti coevi, non anteriori alla fine dell'XI secolo, e soprattutto nella bollaSpiritu Domini di papa Pasquale II indirizzata nel 1110 al vescovo di Roda, san Ramón, nella quale il pontefice si esprime chiaramente in questi termini: «Factum est ut episcopalis cathedra que Ylerde fuerat, in montana transiret, in oppidum videlicet quod Rota dicitur».[4]
Più recentemente, alcuni storici hanno formulato l'ipotesi che la tesi tradizionale sia dovuta al re Pietro I di Aragona (1094-1104) e al vescovo Poncio (1097-1104) per giustificare da una parte l'esistenza della diocesi di Roda, contro le pretese dei vescovi di Urgell e di Huesca, che vantavano diritti sui territori di Roda; e dall'altra per giustificare l'occupazione della città di Lérida, contro le mire dei conti di Barcellona, i cui interessi politici erano in conflitto con quelli dei re d'Aragona.[5]
Il dato storico certo è che il 30 ottobre 1149 Lérida fu liberata da Raimondo Berengario IV di Barcellona. I vescovi di Roda, che da cinquant'anni avevano posto la loro sede a Barbastro, si trasferirono a Lérida, dove la preesistente moschea cittadina fu trasformata nella nuova cattedrale della diocesi.
Il territorio della diocesi era suddiviso tra Aragona e Catalogna, e comprendeva l'intero territorio della diocesi di Roda più i nuovi territori conquistati. Nel 1203papa Innocenzo III pose fine ad una secolare disputa territoriale tra i vescovi di Huesca e quelli di Roda prima e di Lérida poi, decidendo il passaggio di Barbastro e del suo territorio alla diocesi di Huesca.[6] La regione orientale dell'Aragona, compresa la città di Roda, rimase unita alla sede di Lérida.
Nel 1203 si iniziò la costruzione della cattedrale chiamata oggi Seu Vella, che fu consacrata il 31 ottobre 1278.[7]
Nel 1168 il vescovo Guillermo Pérez de Ravitats emanò il decreto Ordinatio ecclesiae Ilerdensis[9], con il quale fu disciplinato il numero delle parrocchie e furono emanati gli statuti del capitolo della cattedrale. Risale al 1248 il primo sinodo diocesano noto.[10]
L'elezione dei vescovi era fatta dai capitoli della cattedrale di Lérida e dell'ex cattedrale di Roda. Nel 1244 una Ordinatio super electionem episcoporum regolamentò le modalità di intervento dei due capitoli.[11] I vescovi furono scelti dai due capitoli fino al 1349.[10]
Nel 1633papa Urbano VIII stabilì a Monzón, in territorio aragonese, un vicariato diocesano generale, che rimase attivo fino alla sua soppressione nel 1860.[13]
Nel 1707 la cattedrale fu confiscata e trasformata in una caserma. Anche il palazzo vescovile fu demolito per esigenze urbanistiche, e i vescovi, per 30 anni circa, si trasferirono a Monzón. La diocesi rimase priva di cattedrale fino al 28 maggio 1781, giorno in cui fu consacrata la cattedrale nuova di Lleida.[14]
Nel 1722 il vescovo Francisco Olaso Hipenza fondò il seminario vescovile, trasferito nell'ex casa dei gesuiti nel 1773.[13]
La guerra civile spagnola, oltre a ingenti danni materiali (furono incendiate la cattedrale, il palazzo vescovile e numerose chiese), causò la morte del vescovo Salvio Huix Miralpeix e di oltre 270 religiosi: il clero fu ridotto di due terzi.[13]
Il 31 ottobre 1992 ha assunto ufficialmente la denominazione in lingua catalana di diocesi di Lleida.
Il 15 giugno 1995 e il 15 giugno 1998 ha ceduto la parte aragonese del suo territorio alla diocesi di Barbastro, contestualmente rinominata diocesi di Barbastro-Monzón. Queste modifiche portarono a un conflitto tra le diocesi sul possesso e la gestione del patrimonio storico-artistico-culturale che le due modifiche territoriali avevano trasferito da una diocesi all'altra, conflitto che si è risolto dopo 25 anni di battaglie legali il 10 marzo 2021.[15]
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 230.140 persone contava 180.590 battezzati, corrispondenti al 78,5% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
222.707
222.967
99,9
163
162
1
1.366
60
360
261
1970
256.722
258.422
99,3
265
210
55
968
164
506
225
1980
249.177
251.052
99,3
225
173
52
1.107
87
442
233
1990
249.955
253.001
98,8
200
155
45
1.249
5
76
378
235
1999
191.275
194.693
98,2
143
107
36
1.337
2
61
205
126
2000
189.717
192.855
98,4
146
110
36
1.299
2
61
200
126
2001
187.908
192.430
97,7
141
110
31
1.332
2
56
214
126
2002
190.461
195.496
97,4
146
108
38
1.304
2
60
214
126
2003
192.835
196.373
98,2
140
101
39
1.377
2
58
207
126
2004
192.592
196.996
97,8
141
102
39
1.365
2
62
211
126
2013
206.338
236.525
87,2
131
96
35
1.575
5
52
159
125
2016
203.520
236.953
85,9
118
85
33
1.724
5
50
138
126
2019
180.000
230.140
78,2
92
77
15
1.956
7
25
137
125
2021
180.590
230.140
78,5
95
68
27
1.900
7
39
107
126
Note
^ Aubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, col. 897. Il martirologio aggiornato e rivisto dopo il concilio Vaticano II, commemora, lo stesso giorno, «san Licerio, vescovo di origine spagnola e discepolo del vescovo san Fausto di Riez», con l'eliminazione di ogni riferimento alla città di Lérida.
^ Aubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, col. 903.
^Di questa tradizione si fanno portavoce, tra gli altri, España Sagrada (vol. XLVI, pp. 116 e seguenti) e gli autori della voce sulla diocesi di Lérida nel Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques (vol. XXXI, col. 897).
^ Aubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, col. 890.
^ Aubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, coll. 903-906.
^Testo del decreto in: España Sagrada, tomo XLVII, pp. 256-261.
^abAubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, col. 897.
^Testo del decreto in: España Sagrada, tomo XLVII, pp. 268-269.
^Lambert, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. VI, coll. 607.
^abcAubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, col. 898.
^ Aubert-Zaragoza, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XXXI, coll. 891-892.
^(ES) Especial "Los bienes de la Franja", in El Periódico de Aragón, 19 febbraio 2006. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2011).
^Di questo vescovo parla Isidoro di Siviglia, non altrimenti documentato dalle fonti storiche coeve (Gams).
^Sia la Colecciόn Canόnica Hispana che la Colecciόn de Novara indicano Orontius come vescovo di Illiberi, benché questo nome non appaia nella lista dei vescovi di Illiberi riportata dal Codice Emilianense (fine X secolo). Per questo motivo alcuni autori pensano ad un errore nella trasmissione testuale, per cui Orontius sarebbe vescovo di Lleida (sede Ilerdensis) invece di Illiberi (sede Illiberensis). Josep Vilella, Los concilios eclesiásticos hispanos del período visigodo-arriano: análisis histόrico-prosopográfico, Medieval Prosopography 25 (2008), p. 33. Hefele, Histoire des conciles d'après les documents originaux, II/2, Paris, 1908, p. 1027.
^J. Vilella, Los concilios ecclesiásticos hispanos del período visigodo-arriano, p. 7.
^J. Vilella, Los concilios ecclesiásticos hispanos del período visigodo-arriano, p. 14.
^Un vescovo di nome Gomarello, la cui sede episcopale non è indicata dalle fonti coeve, fu rappresentato dal diacono Fruttuoso al concilio provinciale della Terraconense, celebrato a Egara nel 614. Secondo gli autori di España Sagrada (vol. XLVI, pp. 104-106), il diacono Fruttuoso potrebbe essere il vescovo successore di Gomarelo sulla sede di Lérida. La stessa ipotesi, benché non vi sia certezza assoluta, è ammessa da Luis García Moreno, Prosopografía del reino visigodo de Toledo, Universidad de Salamanca, 1974, p. 221.
^Secondo España Sagrada (vol. XLVI, pp. 107-108), al concilio di Toledo del 653 il diacono Soterico sottoscrisse gli atti al posto del vescovo Gaudoleno di Lerida, assente. Questo vescovo è ignoto allo studio prosopografico di Luis García Moreno (Prosopografía del reino visigodo de Toledo, Universidad de Salamanca, 1974).
^García Moreno, Prosopografía del reino visigodo de Toledo, p. 217.
^Vescovo venerato nella Ribagorza, dove, secondo la tradizione storica, si sarebbero rifugiati i vescovi di Lérida durante l’occupazione araba, e per questo motivo inserito nella cronotassi della diocesi di Lérida. Gli autori di España Sagrada (vol. XLVI, pp. 112-114) e Gams (p. 43) lo escludono dalle serie episcopale di questa diocesi.
^Giacomo, episcopus Lericensis, consacrò nell'842 la chiesa di San Julián nell’alta Aragona; in forza della tradizione storica, secondo la quale i vescovi di Lérida, durante l'occupazione araba, si sarebbero rifugiati in Aragona, Giacomo è assegnato alla diocesi di Lérida (España Sagrada, vol. XLVI, pp. 116 e seguenti). Secondo Gams (p. 43) non è certo che fosse un episcopus Ilerdensis.