La metropolia di Pisidia (in greco: Ιερά Μητρόπολις Πισιδίας; Ierá Mitrópolīs Pisidías) è una diocesi del patriarcato di Costantinopoli. Costituisce una delle circoscrizioni ecclesiastiche attive del patriarcato in territorio turco, benché quasi spopolata.[1]
La comunità cristiana di Antiochia ha origini antiche, che risalgono agli albori del cristianesimo. Come raccontano gli Atti degli Apostoli, furono gli apostoliPaolo e Barnaba ad annunciare per primi il vangelo nella città (13,13-52[2]). Ed ancora ad Antiochia, per la prima volta gli Atti descrivono l'istituzione di un gruppo dirigente della comunità, chiamati anziani (14,21-23[3]). Antiochia fu visitata altre volte da san Paolo (16,4-6[4] e 18,23[5]). Gli scavi archeologici hanno portato alla luce una grande basilica, chiamata "chiesa di San Paolo", dall'iscrizione "Aghios Paulos" trovata nei pressi dell'altare, costruita su una sinagoga, identificata dagli archeologici come quella in cui l'Apostolo predicò per la prima volta ad Antiochia.[6]
In seguito alla conquista dei Selgiuchidi verso la fine del XII secolo e poi degli ottomani (1380)), la diminuzione della popolazione cristiana portò alla scomparsa di tutte le diocesi suffraganee nel XV secolo. Nel XIII secolo i metropoliti spostarono la loro sede a Isparta. Nel corso del XVI secolo, la metropolia si ampliò con l'incorporazione del territorio di tre antiche sedi ormai svuotate dalla presenza cristiana, Mira, Side e Attalea di Pamfilia. Questi accorpamenti portarono alla modifica del nome della sede, nota da questo momento come "metropolia di Pisidia". Dopo il 1661 i metropoliti spostarono nuovamente la loro sede a Antalya, l'antica Attalea.[11]
La metropolia era ancora attiva all'inizio del XX secolo, ma, in seguito agli accordi del trattato di Losanna del 1923 che ha imposto obbligatoriamente lo scambio delle popolazioni tra Grecia e Turchia, ha perso tutta la sua popolazione residente ortodossa.[12] La sede tuttavia non fu mai canonicamente soppressa dal patriarcato.[13]
A partire dagli Anni Duemila, tramite accordi con le autorità turche, sono state recuperate, restaurate e riaperte al culto alcune chiese ortodosse.[14] Oggi la metropolia è censita tra le metropolie attive del patriarcato sul territorio turco.[1]
^Dopo Sergiano, Le Quien inserisce il vescovo Antonio, che prese parte al concilio di Nicea del 325. In realtà Antonino (e non Antonio) era vescovo di Antiochia in Isauria; lo stesso Le Quien inserisce il suo nome in entrambe le sedi. Gelzer, Patrum Nicaenorum nomina, Lipsia, 1898, p. LXIII nº 180.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 740-743.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 938-940.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 269-270.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 569-570.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 786-789. Dopo Pergamio, Le Quien inserisce un vescovo Giovanni, che prese parte al sinodo contro Severo di Antiochia nel 518; ma nessun vescovo di Antiochia di Pisidia fu presente a quel concilio (Destephen).
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 814.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 187.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 900.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 520.
^Fino a Cirillo († 1814), cf.: (EN) Kiminas, The ecumenical patriarchate..., pp. 192-193.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 16271. Secondo la PLP Macario era già metropolita nel 1250; questo porterebbe ad escludere Michele, menzionato da Kiminas.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 4556.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 390.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 10408.
^La cronotassi da Dionisio a Trabas (2008) in: Kiminas, The ecumenical patriarchate..., p. 92.