La commedia umana (La Comédie humaine) è un insieme di scritti di Honoré de Balzac composto da 137 opere comprendenti romanzi realistici, fantastici e filosofici, ma anche racconti, saggi, studianalitici, e novelle a volte raggruppate in un solo titolo, secondo le edizioni. I testi sono classificati per ambiente sociale, per luoghi geografici o per categorie psicologiche (scene di vita privata, scene della vita di provincia) riunite in insiemi generici (studi di costume, studi analitici, studi filosofici). La scrittura dell'insieme si estende dal 1831, con La pelle di zigrino, al 1850, con le opere incompiute alla sua morte e completate da Charles Rabou: Il deputato d'Arcis (1854), I piccoli borghesi di Parigi (1856), Il conte di Sallenauve (1856) e anche I paesani, pubblicati nel 1854 dalla moglie, Évelyne Hanska. L'opera, raccolta per la prima volta in volumi nel 1841, è costituita da 137 libri nei quali si intrecciano le vicende di vita di ben 2209 personaggi[1].
L'ambizione dell'autore era di descrivere in modo quasi esaustivo la società che lo circondava, costruendo così un edificio che avrebbe potuto "fare concorrenza allo stato civile". Voleva racchiudere tutta la propria epoca nella sua Commedia umana[2]. Tuttavia, nel 1837, il titolo che aveva immaginato per la sua opera era Studi sociali, che poi diventerà La commedia umana nel 1842, con riferimento a Dante.
L'elaborazione
L'idea di collegare fra loro i racconti facendo rivivere i protagonisti d'ogni romanzo o novella viene a Balzac nel 1835 con Papà Goriot, dove si vede riapparire per la seconda volta il personaggio di Eugéne de Rastignac già presentato nel 1832 in Studio di una donna e Altro studio di una donna, pubblicato allora con il titolo Conversazione tra le undici e mezzanotte inserito nei Contes bruns. Balzac cambiava spesso parere e titoli durante le sue classificazioni. Prima univa Il messaggio e La Grande Bretèche, poi li ripubblicava separatamente. Il Colonnello Chabert invece comparve nella sua forma definitiva nel 1844, dopo una prima versione pubblicata nel 1832 con il titolo La transazione. Si avrà un'idea della molteplicità dei mutamenti della Commedia Umana consultando le note di ciascun titolo e la storia di ogni pubblicazione, con gli innumerevoli rimaneggiamenti che Balzac apportava fino a rovinarsi in spese di stampa per la continua revisione delle bozze preparatorie. Balzac doveva certamente scrivere molto, velocemente e instancabilmente. Si racconta che abbia scritto la Grenadière in una sola notte, mentre era ospite presso il Polverificio di Angoulême, comandato dal marito della sua amica Zulma Carraud, la quale scrive che mentre giocavano al biliardo, Balzac "lasciava il gioco, pregandomi di scusarlo, e scarabocchiava su un angolo di tavolo, poi tornava alla partita per abbandonarla ben presto"[2].
La struttura
A partire dal 1834 Balzac concepisce la struttura de "La commedia umana" come un edificio in tre parti[1]. In una lettera a Éve Hanska, con la quale aveva già un rapporto profondo ma non erano ancora sposati, Balzac le spiega che il testo della "Comédie humaine" potrebbe essere suddiviso in tre grandi parti:
«Alla base dell'edificio gli studi dei costumi, che rappresentano gli effetti sociali. La seconda parte è costituita dagli studi filosofici, poiché, dopo gli effetti verranno le cause. Poi, dopo gli effetti e le cause, si devono cercare i principi. I costumi sono nello spettacolo, le cause sono nei retroscena e nelle macchinazioni. I principi, è l’autore, ma, man mano che l'opera raggiunge in spirali le altezze del Pensiero, essa si misura e si condensa.»
Pertanto, in ogni opera della Commedia umana, gli effetti, le cause e i principi sono incessantemente mescolati come se ogni romanzo fosse costruito sul principio dell'edificio generale[2]. In Il giglio della valle, la storia d'amore di Henriette de Mortsauf e Félix de Vandenesse si svolge sul piano degli "effetti", l'analisi delle cause del fallimento apparente di questo amore si rapporta ai "principi" posti nella raffigurazione dell'infanzia concepita come carattere e come destino.
Gli studi dei costumi offrono la storia generale della società, ma gli studi filosofici, composti da romanzi, racconti e novelle fantastiche sono per Balzac la chiave che permette di comprendere l'insieme della sua opera. Assegna loro un'enorme importanza e non per caso raggiunge il grande successo con La pelle di zigrino. Secondo lui:
«Quest'opera lega gli studi dei costumi agli studi filosofici per mezzo dell'anello di una fantasia semi-orientale dove la vita stessa è presa dal Desiderio, principio di tutte le passioni.»
La scrittura e il talento balzachiano
Honoré de Balzac impiega un metodo che Marcel Proust chiamò "chiarimento retrospettivo", che consiste nel rivelare il passato d'un personaggio soltanto molto tempo dopo la sua presentazione: un metodo che dona un soffio di vita in più e un supplemento di mistero alle sue opere[2]. Jacques Collin, apparso in Papà Goriot, viene delineato col nome di abate Carlos Herrera in Splendori e miserie delle cortigiane. La viscontessa di Beauséant di cui si assiste al triste fallimento in La femme abandonnée era stata una seduttrice durante tutta la Commedia umana. La principessa di Cadignan (altrimenti chiamata Diane de Maufrigneuse in I segreti della principessa di Cadignan), non smette mai di essere precisata, mostrata sotto tutte le possibili angolazioni, anche quelle più generose e inattese in Le Cabinet des Antiques[1].
Balzac utilizza anche il principio del narratore, come se l'autore del romanzo riproducesse il racconto fattogli da qualcun altro. Ciò permette una prospettiva di diversi luoghi alla volta allargando inoltre il panorama con delle storie nella storia. Balzac parte dall'ambiente immediato del narratore e sviluppa il racconto con ritorni e domande poste al narratore dai personaggi che lo circondano, introducendo suspense o commenti filosofici. Il medico Horace Bianchon è il narratore de La Grande Bretèche; il giornalista e scrittore Émile Blondet è testimone e narratore intermittente in Le Cabinet des Antiques[3].
Balzac è allo stesso modo scenografo, costumista e regista. Le minuziose descrizioni del mobilio di una casa, degli abiti dei personaggi fin nei più piccoli dettagli (impiega sempre i termini più precisi per le stoffe, l'architettura degli interni e degli esterni ecc.) sono quelle di uno scenografo. L'autore della Commedia umana allestisce le sue scene con una precisione quasi maniacale, cosa che spiega l'entusiasmo degli scenografi per i suoi testi, spesso adattati al grande e piccolo schermo[3].
Esplorazione
Se è vero che si possono leggere separatamente le singole opere della Commedia umana e apprezzarle singolarmente, è anche vero che non si possono comprendere a fondo la loro profondità e i loro significati retrospettivi senza collocarle nel contesto dell'intera opera.
Gli innumerevoli "esploratori" della Commedia umana che si sono succeduti, cominciando da Charles de Spoelberch de Lovenjoul fino ai nostri giorni (critici quali Ethel Preston, Marcel Bouteron, Samuel Rogers, Maurice Bardèche, Pierre-Georges Castex, Michel Butor ecc.) nonché coloro che continueranno a farlo, non finiscono mai di scoprire tutte le risorse dell'immenso "poema" che rappresenta questo insieme, comparabile a quelli di Omero e di Dante.
Da molto tempo ci si inganna a proposito di Balzac considerandolo per esempio un romanziere unicamente realista, perché si credeva di poterlo giudicare in base a tre o quattro capolavori isolati dall'insieme. Era un errore, perché non si può avvicinarsi al suo segreto se non si penetra nell'immensità dell'opera globale e non la si esplora nel suo complesso. Essa prende allora le sue vere proporzioni e quel carattere "visionario" segnalato per primo da Charles Baudelaire.
La Commedia umana, nata spontaneamente e sottoposta più tardi a un "programma" è certamente un edificio unico, una sorta di labirinto dove ogni personaggio ci indica la direzione d'un altro. Questo percorso non lineare può essere dal lettore seguito per un certo tempo, abbandonato, e poi ripreso anche molto più tardi: spesso accompagna lungo tutta una vita.
La società
Balzac aveva analizzato a più riprese tutte le classi sociali della sua epoca, stabilendo una sorta di catalogo ragionato dei "tipi umani" rappresentativi del proprio ambiente[4]. Secondo la definizione di Bernard Pingaud nella sua introduzione a l'Envers de l'histoire contemporaine, romanzo della Commedia pieno di complotti:
«La Commedia umana è lei stessa il prodotto di un complotto ordito sovranamente dall'autore durante quelle notti di veglia in cui egli aveva l'impressione di regnare sul mondo intero e di cui il senso celato gli è apparso da quando ha avuto l'idea di creare l'associazione immaginaria di personaggi che permette il loro ritorno da un libro all’altro. A partire da questo, si potrebbe imbastire tutta una teoria della finzione e mostrare che il romanzo balzachiano non somigli molto all’amalgama di piatto realismo e di romanzesco sbrigliato che spesso si intende con questo nome. Ma questa sarebbe un'altra storia, non meno segreta, qualcosa come l'inverso di un'opera.»
Il ritorno dei personaggi
Il filosofo Alain ha definito la Commedia umana come un "incrocio dove i personaggi si incontrano, si salutano e passano. Da ciò deriva che invece di trovarsi in un romanzo, ci si trova in dieci". Per François Mauriac è una "rotonda [...] da cui partono le grandi strade che Balzac ha tracciato nella sua foresta d'uomini."
Si possono elencare le figure principali del mondo balzachiano, quali tipi umani che riappariranno spesso, formando dei ritratti di gruppo: una tecnica letteraria che è stata ripresa in particolare da Marcel Proust e Émile Zola.
Tuttavia, la frequenza delle riapparizioni e il numero di romanzi nei quali sono citati questi personaggi non corrisponde sempre alla loro importanza reale. Al contrario, personaggi fondamentali come Jean-Joachim Goriot, l'abate Birotteau della Curia di Tours, César Birotteau, Esther Gobseck sono le figure principali di un solo romanzo e riappaiono molto raramente, molto spesso solo sotto forma di evocazione[3].
Il denaro
Balzac parlava di denaro solo perché era una delle sue preoccupazioni primarie? O invece si faceva testimone di un'epoca in cui la parola d'ordine era "arricchirsi"? Ci sono buone ragioni che avvalorano entrambe le ipotesi. Charles Baudelaire, che vedeva in lui un visionario appassionato ("Tutti i suoi personaggi sono dotati dell'ardore vitale di cui era animato lui stesso. Tutte le sue finzioni sono tanto profondamente colorate quanto i sogni [...] ognuno in Balzac, anche i portieri, ha del genio. Tutte le anime sono cariche di volontà fino all'estremo."), si dispiaceva tuttavia che quel cervello poetico era tappezzato di cifre come l'ufficio di un finanziere[5].
Il fatto che il denaro abbia una tale importanza nella Commedia Umana è per Félicien Marceau una prova supplementare di questo "Balzac visionario"
«[...] di cui il realismo è poco attendibile. Si è detto talvolta: come ha fatto un uomo che si è ammazzato di lavoro ad avere avuto il tempo di vedere tutto quello che descrive? Questo significa ignorare i poteri dello scrittore, che non ha bisogno di guardare a lungo per vedere, che non ha alcun bisogno di vivere prima quello che scrive... È per questo che Balzac è un visionario che, almeno nella sua analisi, precorre di qualche anno Karl Marx. Lo scrittore arriva sempre per primo e questo è tipico.»
In breve, con la Commedia umana Balzac non fa che constatare quello che Marx (suo grande ammiratore) discuterà nel Capitale. Non si tratta di un'ossessione, ma di una diagnosi. Balzac si prende cura di presentare ogni personaggio con il suo patrimonio esatto. Il denaro diventa l'unità di misura romanzesca per ogni protagonista, i possedimenti del quale variano da un romanzo all'altro[5].
Geografia
Balzac prediligeva la Francia, la sua provincia e le sue campagne, che descrive a volte con lirismo e che osservava con attenzione maniacale. Visitava frequentemente i luoghi che intendeva descrivere e parlava direttamente con molte persone destinate a diventare i suoi tipi umani. Si immergeva nella conoscenza degli argomenti che i suoi personaggi avrebbero dovuto affrontare nei loro dialoghi. Il lettore ha perciò l'impressione che l'autore si muova nel suo campo[6]. Ma il realismo balzachiano non si limita alla semplice descrizione delle cose vedute. Tutto viene poi ricreato in frammenti geografici uniti fra loro come in un quadro impressionista. La Borgogna descritta nei I contadini somiglia molto alla campagna poco fuori Parigi; e d'altronde i personaggi vi fanno un andirivieni incessante. Balzac ricorre anche a supplementi di informazione quando ritiene di non conoscere abbastanza i luoghi: Marceline Desbordes-Valmore, originaria di Douai, gli offrì elementi per completare il quadro della città (che Balzac conosceva poco) e della vita di una famiglia borghese nella Ricerca dell'assoluto.
Parigi, personaggio quasi autonomo, sembra modellare qualsiasi protagonista da ovunque provenga (così Lucien de Rubempré, Rastignac). La città è un personaggio vivente, che respira e agisce.
«Ci sono a Parigi delle strade disonorate tanto che potrebbero essere colpevoli d'infamia, oppure esistono strade nobili, o semplici strade oneste, o anche strade giovani sulle quali la gente non ha avuto ancora modo di formarsi un'opinione, e ancora strade assassine, vecchie strade tanto vecchie da far sembrare delle vecchie vedove più giovani»
In questa città labirintica, si passa dai saloni dorati del quartiere Saint-Germain (in Splendori e miserie delle cortigiane), a strade fangose (nella Cugina Bette), a qualcosa di dantesco: "Ci sono due Parigi: quella dei saloni, delle atmosfere soavi, dei tessuti di seta, dei quartieri eleganti; e quella infernale delle orge, dei vicoli tetri (Ferragus), delle soffitte miserabili" (Jeanine Guichardet, Balzac, archéologue de Paris).
Nell'introduzione alla Ragazza dagli occhi d'oro, Balzac presenta il mondo parigino sotto cinque "fisionomie" che sono altrettante sfere percorse dal "movimento ascensionale del denaro", cinque cerchi dell'inferno.
È probabilmente questo contrasto tra miseria e splendore che sedurrà Charles Dickens e Fëdor Dostoevskij, che a loro volta sviluppano i loro personaggi in città-labirinto, dal rigagnolo al palazzo[6].
L'altro paese prediletto e ispiratore di Balzac è l'Italia, particolarmente Roma, Venezia (dove ambienta alcune opere in rapporto con le arti, pittura e scultura) e Ferrara (che è teatro di una versione balzachiana del Don Giovanni: L'elisir di lunga vita)[6].
Lo studio dei costumi
È l'insieme degli effetti sociali che esercitano le guerre, la professione personale, l'etica e anche le passioni e la vita stessa delle persone. Tutto ciò influisce sul carattere di questi ultimi.
Questa sezione è sua volta divisa in altre sezioni, più specifiche, esse sono: le scene della vita privata, le scene della vita di provincia, le scene della vita parigina, le scene della vita politica, le scene della vita militare e le scene della vita di campagna. È di gran lunga la sezione più vasta dell'opera, di cui fanno parte i capolavori più noti dello scrittore, come Papà Goriot (scene della vita privata), Eugenia Grandet (scene della vita di provincia), La cugina Bette (scene della vita parigina)[4].
Lo studio filosofico
Dopo uno studio approfondito della società (studio dei costumi), l'autore studia quali sono gli elementi vitali delle persone, ciò di cui essi non potrebbero fare a meno. In questo modo passa dalla descrizione della società ad un giudizio su di essa[7].
Lo studio analitico
Lo si può trovare esplicitamente nella Fisiologia del matrimonio.
Ora Balzac analizza in modo approfondito quali sono i principi basilari a fondamento delle cause e dei loro effetti. Questi principi non saranno altro che delle scelte prese dall'autore, il quale donerà caratteristiche precise ai suoi personaggi. Da qui l'idea di un autore moralista[7].
Edizioni
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Un'edizione illustrata, presso Charles Furne, in 20 volumi in-8°, dal 1842 al 1852 ha riunito l'intera Commedia umana in associazione con Houssiaux, poi con Pierre-Jules Hetzel, Jacques-Julien Dubochet e Paulin.
Prefazione alla «Commedia umana» in Poetica del romanzo: prefazioni e altri scritti teorici
trad. Amedeo Finamore (Carabba, 1914) [in La casa del gatto che gioca a palla]; trad. Mario Bonfantini e Silvana Castelli (Casini, 1966) [in Romanzi vol. 1]; trad. Daniela Schenardi (Sansoni, 2000) [in Poetica del romanzo]; trad. Cesare De Marchi (Feltrinelli, 2004) [in Il padre Goriot]; trad. Mauricio Dupuis (DMG Edizioni, 2015)
trad. anonima (Vignozzi, 1832); trad. Amedeo Finamore (Carabba, 1914) [in La casa del gatto che gioca a palla]; trad. Amilcare Locatelli (Corbaccio, 1930) [in All'insegna del gatto che gioca alla palla]; trad. Raoul Vivaldi (De Carlo, 1944) [in All'insegna del gatto che giuoca a palla]; trad. Mario Casalino (Ultra, 1944) [in La falsa amante]; trad. Nadia Colombo (Rizzoli, 1960); trad. (Casini, 1968) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Francesco Fiorentini (Guida, 1983) [in La casa del gatto che gioca e altri racconti]; trad. Nadia Colombo (Passigli, 1993; 2008); trad. Giulia Battaglia (Faligi, 2014)
Mémoires de deux jeunes mariées
gennaio 1842
Memorie di due giovani spose
trad. Anton Giulio Corrieri (Treves, 1901; 1909); trad. Laudomia Capineri Cipriani (Salani, 1906); trad. Mario Domenichini (Carabba, 1919); trad. (Casini, 1968) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Gemina Fernando (Utet, 1968); trad. Paola Dècina Lombardi (Mondadori, 1982)
trad. anonima (Lamparti, 1838 [in Tre racconti]; trad. Alessandro Pellegrini (Bompiani, 1944) [in Due studi di donna e altri racconti]; trad. Piero Pagliano (Garzanti, 2000); trad. Paola Levante (Faligi, 2011); trad. Giacomo Melloni (Leone, 2013)
La Fausse Maîtresse
gennaio 1842
La finta amante
La falsa amante
trad. anonima (Pietrocola, 1888); trad. anonima (Salani, 1929); trad. Mario Casalino (Ultra, 1944); trad. Giuseppe Guglielmi (Mondadori, 1998) [in La commedia umana, vol. 1]
trad. Vincenzo Lubrano (Monte. 1912) [in La donna abbandonata]; trad. Amilcare Locatelli (Corbaccio, 1931) [in Incomincia una vita]; trad. Piero Pagliano (Garzanti, 2000)
La Grenadière
ottobre 1832
La Grenadière
La casa dei melograni
trad. Guido D'Acaja (Società Editoriale Milanese, 1911); trad. anonima (Facchi, 1922); trad. anonima (Sonzogno, 1923); trad. Giulia Veronesi (Muggiani, 1945) [in Un dramma in riva al mare e altri racconti]; trad. Mauricio Dupuis (DMG Edizioni, 2015)
La Femme abandonnée
settembre 1832
La donna abbandonata
L'abbandonata
trad. Vincenzo Lubrano (Monte, 1912); trad. Mario Casalino (Ultra, 1944) [in La falsa amante]; trad. Alessandro Pellegrini (Bompiani, 1944) [in Due studi di donna e altri racconti]; trad. anonima (De Carlo, 1945) [in La donna di trent'anni]; trad. Piero Pagliano (Garzanti, 2000); trad. Corinne Longhi (Faligi, 2014)
Honorine
gennaio 1843
Onorina
Il martirio
trad. Anton Giulio Corrieri (Aliprandi, 1901; Quattrini, 1917); trad. Filippo Marchese (Corbaccio, 1930) [in Il colonnello Chabert]; trad. Gabriella Alzati (Rizzoli, 1951); trad. Marco Mastrocicco (Paoline, 1974); trad. Luciano Montanari (The Writer, 2017); trad. Francesco Monciatti (Sellerio, 2019)
Béatrix
Béatrix ou les Amours forcés
maggio 1839-gennaio 1845
Béatrix
Beatrice
trad. E.W. Foulques (Salvatore Romano, 1906); trad. Giancarlo Buzzi (Mondadori, 1994) [in La commedia umana, vol. 1]; trad. Silvia Tagliaferri (Ponte alle Grazie, 1994); trad. Clara Sereni (Feltrinelli, 1995; 2008)
Gobseck
Les Dangers de l'inconduite
aprile 1830
Gobseck
trad. Amilcare Locatelli (Corbaccio, 1931) [in Il contratto di matrimonio]; trad. Marisa Lolli (Rizzoli, 1964); trad. Mario Bonfantini (Casini, 1966) [in I romanzi, vol. 3]; trad. anonima (Paoline, 1972) [in Sete dell'oro. I grandi avari]; trad. Francesco Fiorentini (Guida, 1983) [in La casa del gatto che gioca e altri racconti]; trad. Giuseppe A. Samonà (Theoria, 1985); trad. Vera Salvago (L'editore, 1991); trad. Maurizio Ferrara (Passigli, 2016)
trad. Alessandro Pellegrini (Bompiani, 1944) [in Due studi di donna e altri racconti]; trad. Beppe Benvenuto (Mursia, 2011); trad. Corinne Ronchi (Faligi, 2014)
Scènes de la vie de province
Scene della vita di provincia:
Ursule Mirouët
L'Oncle à succession
maggio 1842
Orsola Mirouët
trad. Luigi Ercole Marenesi (Borroni e Scotti, 1842); trad. Attilio Leproux (Treves, 1913; 1928); trad. E. Galletti-Rossi (Corbaccio, 1932); trad. Renata Pacces Bertele (Mondadori, 1972)
trad. Agar (Il primato editoriale, 1921) [in Racconti d'Italia]; trad. Mario Buggelli (Corbaccio, 1930) [in La Banca Nucingen]; trad. Maria Ortiz (Casini, 1950) [in I capolavori, vol. 1]; trad. anonima (Paoline, 1972) [in Sete dell'oro. I grandi avari]
trad. Galeazzo Falconi (Treves, 1910); trad. Mario Buggelli (Corbaccio, 1930) [in La Banca Nucingen]
Un prince de la bohème
Les Fantaisies de Claudine
1845
Un principe della Boheme
I capricci di Claudina
trad. anonima (Società Editrice Partenopea, 1908); trad. Galeazzo Falconi (Treves, 1910 [in L'ultima incarnazione di Vautrin]; Il Lama, 2014)
Gaudissart II
Un gaudissart de la rue Richelieu
novembre 1844
Gaudissart II
trad. Galeazzo Falconi (Treves, 1910) [in L'ultima incarnazione di Vautrin]
Les Employés ou la Femme supérieure
luglio 1838
Gli impiegati
Gl'impiegati
trad. Luigi Agnes (Sonzogno, 1890; «L'Indipendente», 20 settembre-31 dicembre 1906); trad. Augusto Pangaldi (Feltrinelli, 1956); trad. Argia Michettoni (Garzanti, 1996)
Les Comédiens sans le savoir
novembre 1845
Attori senza saperlo
trad. Mario Buggelli (Corbaccio, 1930) [in La Banca Nucingen]
trad. Adele Fabro (Sonzogno, 1923) [in La casa dei melograni]; trad. Gildo Passini (Corbaccio, 1931) [in Serafita]; trad. Renato Mucci e Paolo Russo (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]
Melmoth réconcilié
giugno 1835
Melmoth riconciliato
trad. Gildo Passini (Corbaccio, 1931) [in Serafita]; trad. Renato Mucci e Paolo Russo (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Giuliana Cutore (Solfanelli, 1990); trad. Flavio Santi (Utet, 2008) [in Charles Robert Maturin, Melmoth l'errante]
trad. anonima Truffi (1837), trad. anonima (Delta, 1929); trad. Renao Mucci e Paolo Russo (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Maria Serena Battaglia (De Agostini, 1964); trad. Andrea Zanzotto (Garzanti, 1975; 1984); trad. Luciano oggi (Lucarini, 1988)
L'Enfant maudit
aprile 1831-aprile 1836
Il figlio maledetto
Stefano d'Herouville
trd. anonima (Antonio Lamperti, 1838) [in Tre raccontiìì]; trad. anonima (Treves, 1914); trad. anonima (Quattrini, 1920); trad. Renato Mucci e Paolo Russo (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Elina Klersy (Garzanti, 1983; 1999); trad. Mariolina Bertini (Marsilio, 2019)
trad. anonima (Camilla e Bertolero, 1874); trad. anonima (Treves, 1906) [in Eugenia Grandet]; trad. Valentino Soldani (Nerbini, 1909); trad. anonima (Quattrini, 1913) [in Amore mascherato]; trad. Gildo Passini (Corbaccio, 1928) [in Luigi Lambert]; trad. Alessandro Pellegrini (Bompiani, 1944) [in Due studi di donna e altri racconti]; trad. Renato Mucci (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Elina Klersy (Garzanti, 1983; 1999); trad. Mirella Corvaja (La spiga, 1993)
Un drame au bord de la mer
novembre 1834
Un dramma in riva al mare
Un dramma sulle rive del mare
trad. anonima (Lubrano e Ferrara, 1912) [in Giorgio Ohnet, Cuori in pena]; trad. Alessandro Pellegrini (Bompiani, 1944) [in Due studi di donna e altri racconti]; trad. Giulia Veronesi (Muggiani, 1945); trad. Renato Mucci e Paolo Russo (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]
Maître Cornélius
dicembre 1831
Maestro Cornelius
M. Cornelio
trad. anonima («La Propaganda. Organo regionale socialista», 27 ottobre-25 novembre 1902); trad. Renato Mucci e Paolo Russo (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]; trad. anonima (Paoline, 1972) [in Sete dell'oro. I grandi avari]
L'Auberge rouge
maggio 1831
L'albergo rosso
La locanda rossa
trad. G. Piucco (Ferrario 1853)[in Alexandre Dumas, Angelo Pitou]; tra. anonima («L'Illustrazione Popolare», 10 agosto-14 settembre 1884; La Stampa Commerciale, 1912]; trad. anonima («La Propaganda. Organo regionale socialista», 6-23 ottobre 1902); trad. Alessandro Pellegrini (Bompiani, 1944) [in Due studi di donna e altri racconti]; trad. Renato Mucci (Casini, 1959) [in I capolavori, vol. 5]; trad. Bruno Schacherl (Editori Riuniti, 1984); trad. Daria Pozzi (Theoria, 1991); trad. Felice Bonalumi (PaginaUno, 2018)
Sur Catherine de Médicis Les Deux Rêves Les Secret des Ruggieri
gennaio 1828-dicembre 1836
Caterina de' Medici
trad. Francesco Gandini (Borroni e Scotti, 1846); trad. anonima (Quattrini, 1921); trad. Gildo Passini (Corbaccio, 1929); trad. Decio Cinti (Sonzogno, 1930); trad. Orsola Nei (Rizzoli, 1945)
L'Élixir de longue vie
ottobre 1830
L'elisir di lunga vita
trad. anonima (Sonzogno, 1893) [in La pace domestica]; trad. Valentino Soldani (Nerbini, 1909) [in Il carnefice]; trad. Gildo Passini (Corbaccio, 1931) [in Serafita]; trad. Mirella Corvaja (La spiga, 1993); trad. Paolo Fontana (L'argonauta, 1994); trad. Paolo Brera (Algama, 2017)
Préface du Livre mystique
1835
Il libro mistico
trad. Franca Urbani e Sergio Caredda (Sic, 1999)
Les Proscrits. Esquisse historique
ottobre 1831
I proscritti
trad. Gildo Passini (Corbaccio, 1928) [in Luigi Lambert]; trad. Franca Urbani e Sergio Caredda (Sic, 1999) [in Il libro mistico]; trad. Daniela De Agostini (Salerno, 2003); trad. Daniela De Agostini (Mondadori, 2013) [in La commedia umana, vol. 3]