Inizialmente diede sfogo al suo interesse servendosi di un apparecchio 6 x 6 in bakelite che utilizzava per fotografare la famiglia e i dintorni dell'abitazione. Nel 1961 conseguì un titolo accademico presso l'Università tecnica di Praga (CVUT-České Vysoké Učení Technické), tenendo in quello stesso anno la prima mostra di fotografie. In seguito lavorò come ingegnere aeronautico a Praga e Bratislava.
Iniziò a ottenere commissioni da riviste di teatro, e in questo modo, con una vecchia Rolleiflex, iniziò a fotografare con regolarità il dietro le quinte delle produzioni sceniche del Teatro di Praga. Nel 1967 Koudelka decise di rinunciare alla carriera di ingegnere per dedicarsi completamente alla fotografia.
La Primavera di Praga
È molto nota la testimonianza fotografica che ha offerto sulla fine della Primavera di Praga: Koudelka era rientrato da un viaggio per un servizio fotografico sugli zingari della Romania, appena due giorni prima dell'invasione sovietica, nell'agosto 1968. Svegliato da una telefonata si precipitò in strada mentre le forze militari del Patto di Varsavia entravano a Praga per soffocare il riformismo ceco. I negativi di Koudelka lasciarono Praga seguendo canali clandestini, nelle mani dell'agenzia Magnum Photos, e finirono per essere pubblicate sul periodicoThe Sunday Times, in maniera anonima, contrassegnate unicamente dalle iniziali P.P., sigla di Prague Photographer ("fotografo di Praga"), nel timore di rappresaglie contro di lui e la sua famiglia.
Le sue immagini di quegli eventi divennero drammatici simboli internazionali. Nel 1969 l'"anonimo fotografo ceco" fu premiato con la Robert Capa Gold Medal dell'Overseas Press Club, per la realizzazione di fotografie che richiedevano un eccezionale coraggio.
Asilo politico in Europa
Grazie all'interessamento della Magnum presso le autorità britanniche, poté ottenere un visto di lavoro di tre mesi con cui volò nel 1970 in Inghilterra, dove fece richiesta di asilo politico. Nel 1971 entrò nell'agenzia fotografica Magnum Photos e vi rimase per più di una decade. Nomade nel cuore, continuò a vagare per l'Europa armato della sua fotocamera e con poco altro.
Negli anni settanta e ottanta, Koudelka proseguì il suo lavoro grazie al sostegno di numerosi riconoscimenti e premi, continuando ad esporre e pubblicare importanti progetti come Gypsies (1975, il suo primo libro) e Exiles (1988, il secondo). Dal 1986 ha lavorato con una fotocamera panoramica e una selezione delle foto ottenute è stata pubblicata nel libro Chaos, del 1999. Koudelka ha pubblicato oltre una dozzina di libri di sue fotografie, inclusa la più recente opera, il volume retrospettivo Koudelka, del 2006.
Nel 1987 divenne cittadino francese, mentre poté tornare per la prima volta in Cecoslovacchia solo nel 1991. Il risultato del suo rientro in patria fu Black Triangle, un'opera in cui documentava il paesaggio devastato del suo paese.
Koudelka risiede in Francia e a Praga. È padre di tre figli, ciascuno nato in un paese diverso: una figlia in Inghilterra, un'altra figlia in Francia, Lucina Koudelka e un figlio in Italia, Nicola Koudelka.
Opera fotografica
Le prime esperienze hanno influenzato in maniera significativa la sua successiva opera fotografica, e l'enfasi da lui posta sui rituali sociali e culturali e sulla morte.
Ben presto, nella sua carriera, giunse a un profondo e più personale studio fotografico sugli Gitani della Slovacchia e, in seguito, della Romania. I risultati di questi lavori furono esposti a Praga nel 1967.
Lungo tutta la sua carriera, Koudelka è stato lodato per la capacità nel catturare la presenza dello spirito umano sullo sfondo di paesaggi malinconici. Desolazione, abbandono, partenza, disperazione e alienazione, sono temi costanti nel suo lavoro. I suoi soggetti sembrano talvolta uscire da un mondo fiabesco. Tuttavia, qualcuno legge nel suo lavoro una speranza: la persistenza dell'attività dell'uomo, a dispetto della sua fragilità. I suoi lavori più recenti focalizzano l'interesse sul paesaggio vuoto della presenza dell'uomo.
Lui e il suo lavoro hanno ricevuto grande supporto e considerazione dal famoso fotografo francese Henri Cartier-Bresson, suo amico. Fu anche sostenuto, tra gli altri, dalla storica dell'arte ceca Anna Fárová.
2002/03 – Rétrospective - Rencontres Internationales de la Photographie, Arles, Francia; Museo del Palacio de Bellas Artes, Città del Messico; Museo de Arte Contemporaneo, Monterrey, Messico
2002 Josef Koudelka : Fotograf, National Gallery, praga, Repubblica ceca
1994 – Cerny trojuhelnik - Podkrusnohori: Fotografie 1990–1994 (Black Triangle), Salmovsky Palac, Praga, Repubblica ceca
1990 – Josef Koudelka z Fotografického dila 1958-1990, Umeleckoprumyslové museum, Praga, Cecoslovacchia
1989 – Josef Koudelka, Mission Transmanche, Galerie de l'ancienne poste, Calais, Francia
1988/89 – Josef Koudelka, Centre National de la Photographie, Palais de Tokyo, Parigi; International Center of Photography, New York, USA; Deutsche Akademie der Künste – DAdK, Berlino; Museum Folkwang, Essen, Germany; IVAM, Valencia, Spain
1984 – Josef Koudelka, Hayward Gallery, London, UK
(EN) 1968: Josef Koudelka and 1968, summer of hate, The Sunday Times, 11 maggio 2008 – L'onda d'urto dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia si propaga al mondo. Amy Turner incontra Josef Koudelka, il solitario fotografo che vide i carri armati sovietici sfilare, e inviò clandestinamente le sue storiche immagini all'Occidente.