Istituzione di nuove province in SardegnaL'istituzione di nuove province avvenne in Sardegna con numerosi passaggi nel corso della storia amministrativa e con delle leggi regionali del Consiglio regionale. 1861-2005Nel 1859 la Sardegna fu suddivisa in 2 province (Cagliari e Sassari), 9 circondari, 91 mandamenti e 371 comuni: questo assetto perdurò anche dopo l'unità d'Italia e permase intatto per quasi settant'anni. Nel gennaio 1927 alle province di Cagliari e Sassari si aggiunse la provincia di Nuoro. Con legge del 16 luglio 1974 n. 306, fu istituita la Provincia di Oristano, come scorporo della zona nord-ovest della provincia di Cagliari e di una piccola parte della zona sud-ovest della provincia di Nuoro: i 76 comuni della nuova provincia, tra cui la stessa Oristano, erano principalmente in provincia di Cagliari. La Sardegna fu quindi suddivisa in 4 province nel seguente modo:
Per comprendere le successive modifiche amministrative bisogna tenere conto che la Regione Sardegna, autonoma dal 1948, si amministra da allora con uno statuto speciale:
2005-2016Con la legge regionale 12 luglio 2001, nº 9,[1] vengono modificati i confini amministrativi già esistenti delle province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari e se ne aggiungono altre quattro. Le nuove province diventate operative in seguito alle elezioni provinciali dell'8 e 9 maggio 2005 erano quelle di:
Legittimità della creazione di nuove provinceEssendo state queste province istituite dalla regione autonoma della Sardegna (a statuto speciale), il governo Berlusconi II sollevò dinanzi alla Corte costituzionale una questione di conflitto di attribuzione, poi giudicata infondata. La sentenza confermò che la Regione ha autonomia assoluta in materia di enti locali e che pertanto è di sua esclusiva competenza l'istituzione e la configurazione delle province nell'ambito del proprio territorio. Sedi di uffici statali e regionaliLe nuove province non avevano le sedi di alcuni uffici pubblici solitamente presenti nei capoluoghi di provincia. Lo Stato non è infatti tenuto ad attivare nelle nuove province sarde sedi articolate su base provinciale delle amministrazioni centrali, non in quanto si tratti di province di istituzione regionale, ma in quanto ai sensi del nuovo ordinamento degli enti locali questo non è più obbligatorio e automatico nelle province di nuova istituzione. Sono compresi tra gli uffici la cui istituzione è facoltativa per lo Stato la Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo, la Questura, la Camera di commercio, i comandi provinciali di Vigili del fuoco, Carabinieri, Guardia di Finanza, Direzioni territoriali dell'economia e delle finanze, Ragioneria provinciale dello Stato, commissione tributaria provinciale, Direzione provinciale del lavoro, Dipartimento dei trasporti terrestri (ex Motorizzazione civile), le agenzie delle dogane, del territorio, del demanio (non presente anche in diversi capoluoghi di precedente istituzione) e delle entrate (che sono articolate in direzioni regionali e direzioni provinciali), le sedi provinciali INPS e INAIL (per le quali era stata comunque manifestata l'intenzione di aprire nuove sedi provinciali in tutti i capoluoghi). Sono invece indipendenti dalla suddivisione provinciale i tribunali (le circoscrizioni giudiziarie sono autonome rispetto alle province) e le sedi del Corpo forestale (in quanto in Sardegna la suddivisione in ripartizioni è di competenza regionale). Circa gli ordini e collegi professionali (alcuni dei quali sono organizzati su base provinciale, ma la maggior parte di essi si articolano per circondari di tribunale o per regione), l'attivazione di nuove sedi dipende dalla legge istitutiva dell'ordine, e in linea di massima viene deliberata dal consiglio nazionale dell'ordine stesso. Infine, l'attivazione di un ufficio scolastico provinciale (ex Provveditorato agli studi) con il relativo centro servizi amministrativi è competenza della direzione scolastica regionale. Processo istitutivo
Il contenzioso con lo StatoLa pari dignità giuridica dei nuovi enti con le province "statali" non venne riconosciuta da alcuni uffici dei Ministeri dei Trasporti e dell'Interno, il che generò un ulteriore conflitto tra Regione e Province e lo Stato Centrale. Il riferimento specifico era a una comunicazione ufficiale nella quale si sostiene che (...) sulla base di alcune comunicazioni intercorse per le vie brevi con i funzionari del ministero dell'Interno (...), la Provincia di Olbia, essendo stata costituita non con legge statale ma solo con legge regionale e avendo, conseguentemente, rilevanza all'interno della Regione Sardegna, non potrebbe avere titolo a ricevere dallo Stato le competenze economiche. Durante lo svolgimento d'interrogazioni alla Camera il 19 luglio 2006, il vicepresidente del Consiglio Massimo D'Alema, in risposta all'interrogazione del deputato Antonio Satta ha testualmente precisato sull'argomento: "L'attuale normativa sui trasferimenti erariali può essere applicata solo alle province istituite a suo tempo con legge statale. Per poter distribuire alle nuove province sarde tali risorse occorre procedere a un'intesa con la Regione Sardegna e gli enti locali interessati per mettere a punto una norma di legge specificamente volta a disciplinare la ripartizione di trasferimenti statali in questione fra province madri e quelle di nuova istituzione. L'articolo 11 della legge regionale prevede che le province preesistenti trasferiscano alle province di nuova istituzione personale, strumenti, risorse finanziarie adeguate. Queste operazioni avrebbero dovuto essere poste in essere dai commissari regionali appositamente nominati entro il termine perentorio di 45 giorni. Successivamente il comma 30 dell'articolo 20 della legge regionale 4 dell'11 maggio 2006 ha autorizzato l'amministrazione regionale a concedere contributi a favore delle province, che sulla base di intese sottoscritte entro il 31 dicembre 2006 dispongano il trasferimento di personale a favore di province di nuova costituzione. I problemi connessi al funzionamento delle nuove province sarde sono già all'attenzione del governo, che considera i disagi e le incertezze che possono derivare ai cittadini dall'attuale situazione, anche perché nelle province di nuova istituzione c'è una diversa collocazione dei comuni rispetto alle circoscrizioni statali. Per la soluzione di questo complesso problema che ha il suo fondamento in una carenza legislativa, si è costituito presso dipartimento Funzione pubblica un tavolo tecnico, che sta affrontando la questione della piena operatività e del mancato trasferimento del personale alle province di nuova istituzione. Al tavolo, nel quale il Governo è presente attraverso i sottosegretari alle Riforme, Innovazione, Interno e Finanze sono stati convocati anche i presidenti delle nuove Province. Un primo incontro si è svolto il 12 luglio scorso. Sono stati affrontati già alcuni problemi e il governo intende continuare a lavorare con solerzia per affrontare le questioni e colmare il vuoto legislativo che impedisce una piena soluzione. Quanto alla specifica questione dell'assegnazione del personale del nucleo operativo del servizio escavazione porti di Olbia agli enti locali, la direzione del personale dell'ex ministero Infrastrutture e Trasporti ha richiesto la proroga fino al 31 dicembre 2007 del protocollo d'intesa stipulato con il comune di Olbia in attesa di poter emanare un DPCM che darà definitiva e stabile collocazione al personale". In sostanza lo Stato necessiterebbe di un proprio provvedimento legislativo per prendere atto della presenza delle nuove circoscrizioni provinciali ai fini della ripartizione delle risorse finanziarie. Spostamenti dei comuni tra le provinceL'assetto delle circoscrizioni risalente al 2001, il quale era stato approvato nel 1999, disegnava le province nel seguente modo:
Inoltre vi furono ulteriori spostamenti di comuni:
La ridefinizione del 2003, avvenuta comunque prima ancora dell'effettiva operatività delle nuove province, modificò la geografia amministrativa sarda operando le seguenti modifiche:
Conseguentemente la situazione si stabilizzò, fino alla successiva modifica del 2016, nel seguente modo:
Demografia
SoppressioneQueste nuove province sono state poi abolite dalla legge regionale nº 2 del 2016 in seguito a referendum, tornando a una situazione molto simile a quella precedente. Nei referendum del 2012 (validi per il superamento del quorum del 33%) la maggioranza dei votanti si è espressa a favore dell'abolizione. Un ulteriore quesito, di natura consultiva, ha visto altresì prevalere l'opzione diretta ad abolire le 4 province preesistenti. In seguito al progetto di abolizione o riforma delle province in Sardegna approvato dal Consiglio regionale il 24 maggio 2012,[3] secondo gli intendimenti della Regione tutte le Province avrebbero dovuto trasformarsi in nuovi enti amministrativi o essere abolite dal 1º marzo 2013,[4][5][6][5][7][6] passando le competenze ad altri enti intermedi, come le unioni dei comuni, da istituire nei mesi precedenti tale scadenza.[5][7] 2016-2024Con la legge regionale nº 2 del 2016 questo assetto è stato superato stabilendo che dal 20 aprile 2016[9] le province sarde sono Nuoro, Oristano, Sassari e Sud Sardegna con l'aggiunta della città metropolitana di Cagliari[10]. Demografia
2024-Con la legge regionale nº 7 del 2021[12] è stata riformata di nuovo la suddivisione amministrativa della regione, ritornando a uno schema simile a quello del periodo 2005-2016, cosicché le province sarde sono diventate sei: Medio Campidano, Gallura Nord-Est Sardegna, Nuoro, Ogliastra, Oristano, Sulcis Iglesiente; a esse si affiancano le due città metropolitane di Cagliari e Sassari. Tuttavia tale legge è stata impugnata dal governo italiano,[13] il che ha bloccato l'iter di attuazione in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale.[14] Il 12 marzo 2022 la Consulta si è pronunciata a favore della Regione Autonoma della Sardegna (Sentenza 68/2022)[15], dando di fatto il via libera alla re-istituzione delle province soppresse da referendum popolare nel 2012[16]: i comuni facenti parte dei nuovi enti regionali previsti dalla legge regionale 12 aprile 2021, n. 7[17] sono infatti sovrapponibili per la quasi totalità a quelli previsti dalla legge regionale 12 luglio 2001, nº 9.[1] Il 13 aprile 2023, infine, il Consiglio regionale della Sardegna, su proposta della giunta regionale approva un emendamento alla riforma del 2021, definendo i tempi e i modi di esecuzione della stessa, che vedrà la sua applicazione completa nel 2024.[18] Demografia
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Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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