Il toponimo "Tinnura" è considerato di origine assai antica, certamente preromana. In esso si rileva in particolare la radice "Tin", derivante dal protosardo "t(h)innía", "thinníga", che indicava, secondo gli studiosi, la pianta del giunco spinoso[3]. L'abitato di Tinnura è ancora oggi famoso per l'uso di tale vegetale (oltre che dell'asfodelo) nei lavori di artigianato.[4][5]
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Torres e fece parte della curatoria della Planargia. Alla caduta del giudicato (1259) venne governato dai Malaspina e successivamente (1308) entrò a far parte del Giudicato di Arborea. Intorno al 1420 passò sotto il dominio del Regno di Sardegna aragonese e divenne un feudo, concesso inizialmente alla famiglia Villamarina, per poi essere incorporato nel XVIII secolo dai Savoia insieme a Flussio nel marchesato della Planargia, feudo dei Paliaccio. Fu riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Tinnura sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 16 dicembre 1983.[6]
«D'oro, all'olivo di verde, terrazzato dello stesso e fruttato d'argento, accompagnato da quattro pecore al naturale; al capopartito: nel primo di rosso, al nuraghe d'argento; nel secondo d'azzurro, ai due scettri d'oro, in decusse. Ornamenti esteriori da Comune.[7]»
Lo stemma è un drappo partito di azzurro e di rosso.[7]
Monumenti e luoghi di interesse
Architetture religiose
Sulla stessa via è presente la chiesa parrocchiale di Sant'Anna.
Nel comune è presente la stazione di Tinnura, scalo ferroviario posto lungo la linea Macomer-Bosa, in uso dal 1997 per il solo traffico turistico legato al servizio Trenino Verde dell'ARST. Lo scalo è quindi servito da alcune corse a calendario nel periodo estivo, oltre che da eventuali treni effettuati su richiesta di comitive di viaggiatori.
Galleria d'immagini
Murales
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Note
^Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024 (dato provvisorio).
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 5 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).