L'economia[1] (o sistema economico) è il sistema e l'organizzazione dei mercati, risorse, della produttività e del complesso di scambi, produzioni e commerci di oggetti e servizi, come gli innumerevoli servizi dei sistemi di finanziamenti, investimenti e di fondazione di attività economiche in ogni settore, di ogni dimensione e ad ogni scopo.[2][3][4][5]
I soggetti che creano tali sistemi di organizzazione possono essere persone, organizzazioni o istituzioni. Normalmente si considerano i soggetti (detti anche "agenti" o "attori" o "operatori" economici) come attivi nell'ambito di un dato territorio; peraltro si tiene conto anche delle interazioni con altri soggetti attivi fuori dal territorio.
Il sistema economico, secondo la visione dell'economia di mercato della moderna società occidentale, è la rete di interdipendenze e interconnessioni tra operatori o soggetti economici che svolgono le attività di produzione, consumo, scambio, lavoro, risparmio e investimento per soddisfare i bisogni individuali e realizzare il massimo profitto, ottimizzando l'uso delle risorse, evitando sprechi e aumentando la produttività individuale anche diminuendo il costo del lavoro.
Componenti o sottosistemi
I componenti o sottosistemi del sistema economico sono:
Il livello di sviluppo ed efficienza di tali sottosistemi e del relativo sistema economico riflette il livello di sviluppo della società stessa e varia in funzione delle epoche storiche o della parte del mondo o Stato considerato. Storicamente si passa da economie prettamente agricole ad economie agricole-industriali fino ad arrivare a economie agricole-industriali-terziarie, mentre attualmente e geograficamente si classifica l'efficienza dei sistemi economici con le denominazioni di primo mondo, secondo mondo, terzo mondo e quarto mondo. Il processo di globalizzazione sta gradualmente portando ad una progressiva omogeneizzazione dei vari sistemi economici mondiali grazie all'interdipendenza a livello internazionale dei vari mercati nazionali (internazionalizzazione).
Operatori economici e loro funzioni
Il sistema economico può definirsi, altresì, come l'ambiente o l'insieme delle attività promosse dagli operatori economici per le suddette finalità. Gli operatori economici svolgono una o più delle seguenti funzioni:[7]
Gli operatori economici vengono classificati secondo le funzioni svolte. Si hanno:
le famiglie, che consumano beni e servizi prodotti (prodotti nel territorio considerato, o importati, a cura di altri operatori, dal "resto del mondo"), ma possono anche produrre e accumulare (imprese individuali, aziende familiari);
le società che svolgono attività finalizzate al conseguimento di utili e all'accumulazione:
la pubblica amministrazione, in tutte le sue articolazioni, che contribuisce al consumo (cosiddetti consumi collettivi), produce prevalentemente servizi non destinati alla vendita (istruzione, ordine pubblico, difesa ecc.) e redistribuisce il reddito e la ricchezza tra gli operatori del sistema;
operazioni finanziarie: consistono nell'acquisizione o cessione di attivitàfinanziarie (acquisto di azioni o altri titoli, apertura di depositi, erogazione di prestiti ecc.);
Vi sono poi altre operazioni quali gli ammortamenti o lo scambio di attività non finanziarie non prodotte (terreni, brevetti, licenze).
Tutte le operazioni indicate costituiscono flussi; vengono pertanto misurate tenendo conto delle variazioni (creazione, trasformazione, scambio, trasferimento di valore) che intervengono in un dato periodo di tempo. Ad esempio, si misura l'insieme delle vendite effettuate da una società, oppure l'insieme delle imposte percepite dalla pubblica amministrazione, nel corso di un anno.
Le operazioni possono avere o non avere una contropartita. Nel primo caso (ad esempio, la vendita di un bene), ad un flusso di denaro o in natura corrisponde un flusso di beni o servizi di pari valore; nel secondo caso (ad esempio, l'erogazione delle pensioni) non vi è una diretta contropartita e si parla di operazioni unilaterali o trasferimenti.
I settori economici
Le diverse attività di produzione di beni e servizi vengono ripartite in settori economici.
la Divisione Statistica delle Nazioni Unite usa l'ISIC (International Standard Industrial Classification of All Economic Activities), che individua 21 settori (detti "sezioni");
in Italia, l'ISTAT adotta la classificazione ATECO, traduzione italiana del NACE.
La ricchezza di un sistema economico
Gli operatori che svolgono la funzione di accumulazione danno luogo a variazioni delle attività del sistema. Altre variazioni possono manifestarsi indipendentemente dalla loro volontà (incendi, catastrofi naturali, ecc.).
Le attività si dividono in non finanziarie e finanziarie. Tra le prime rientrano:
attività fisse materiali: terreni, abitazioni, macchine e impianti, mezzi di trasporto, giacimenti minerari ecc.;
attività fisse immateriali: opere artistiche, software, brevetti ecc.;
scorte di materie prime, prodotti in corso di lavorazione, prodotti finiti;
oggetti di valore: pietre e metalli preziosi, oggetti di antiquariato ecc.
Tra le attività finanziarie vi sono monete, depositi, azioni e altri titoli ecc.
La misurazione delle attività ad una certa data consente di determinare la ricchezza, a quella data, di un sistema economico (si tratta di uno stock, non di un flusso).
Tipi di sistemi economici
Si possono individuare diversi tipi di sistemi economici, sulla base della presenza di tutti, o solo di alcuni, degli operatori sopra indicati, della maggiore importanza di alcuni rispetto ad altri, di diverse modalità di esplicazione delle loro funzioni, di diverse regole per l'esecuzione delle operazioni. Su tali aspetti influiscono
le istituzioni politiche e sociali, le tecnologie disponibili, aspetti culturali e ideologici.
Nel corso della storia si sono susseguiti diversi sistemi economici, mentre altri sono stati solo ideati e mai realizzati.
Vi è stata una grande varietà di sistemi economici nell'antichità. In generale si può dire che, per millenni, hanno dominato l'agricoltura, finalizzata prevalentemente all'autoconsumo, e il commercio lungo vie d'acqua anche con terre lontane. Si faceva inoltre ampio ricorso alla schiavitù.
I Sumeri erano divisi in varie città-stato indipendenti, spesso in conflitto tra loro per il controllo di canali che delimitavano i territori e consentivano di irrigare i terreni drenando le acque in eccesso e trasportandole alle zone più lontane. Nelle città avevano grande importanza i templi, sia come luoghi di culto che come sedi di raccolta e di redistribuzione delle eccedenze agricole.
Presso i Babilonesi il re era anche il maggiore proprietario terriero e le sue terre erano coltivate dagli schiavi. Il codice di Hammurabi ci rivela che vi erano tre classi sociali: uomini liberi, che potevano essere proprietari terrieri ma anche medici, commercianti o artigiani; uomini semiliberi, senza possedimenti, e schiavi. Erano anche stati definiti contratti per molte operazioni economiche: baratto, compravendita, prestito, donazione, deposito, pegno, assunzione di lavoratori al momento del raccolto.
In Grecia coesistevano diversi sistemi economici. A Sparta la popolazione era divisa in tre gruppi: gli spartiati erano i soli cittadini a pieno titolo ed erano tenuti a curare l'addestramento militare ed a dotarsi di armi pesanti; i perieci erano liberi, curavano il commercio e l'artigianato, ma erano obbligati a pagare tributi senza godere di alcun diritto politico; gli iloti erano schiavi di proprietà dello Stato, come la terra. Lo Stato affidava agli spartiati sia appezzamenti di terra, sia iloti per lavorarla. L'economia spartana aveva quindi come fulcro la coltivazione di terre conquistate grazie alla guerra. Atene, invece, cercò la propria espansione economica nel commercio marittimo, soprattutto con Pisistrato, che favorì la crescita di una classe di commercianti, e con Pericle, che usò i tributi per collegare la città al porto del Pireo e per incrementare la flotta mercantile [9].
Roma privilegiò l'espansione territoriale, quindi l'agricoltura, fin dall'origine. Si possono distinguere due fasi: all'inizio prevalevano i piccoli e medi proprietari terrieri, che costituivano anche il nerbo dell'esercito; successivamente prevalse il latifondo e si dovette creare un esercito di mercenari. Il cambiamento fu indotto dalla crisi economica successiva alla seconda guerra punica, che rovinò molti proprietari terrieri; ne seguirono anche la crisi della repubblica e, dopo lotte interne durate due secoli, la nascita dell'impero. Il latifondo dette gradualmente vita all'"economia delle ville romane", centri di produzione agricola sempre più ampi e sontuosi.
Nell'Alto Medioevo si diffuse in un primo tempo l'economia curtense. Derivate dalle ville romane, le corti costituivano unità produttive autosufficienti, in cui il commercio aveva un ruolo limitato e gli scambi avvenivano spesso in natura. Si distinguevano in esse una pars dominica, gestita direttamente dal "signore", ed una pars massaricia, gestita da contadini, liberi o asserviti, che avevano comunque l'obbligo di versare al signore un terzo del prodotto e di svolgere alcune giornate lavorative gratuite sulla pars dominica (corvée).
Con l'affermazione dell'Impero Carolingio, l'economia curtense si trasformò in economia feudale. In un primo tempo le terre appartenevano all'imperatore, che ne assegnava in comodato parti, dette feudi, a persone di sua fiducia dette vassalli. Questi ne curavano l'amministrazione e potevano a loro volta assegnarne parti ai valvassori; i vassalli riuscirono presto ad ottenere anche il diritto di trasmettere il feudo ai loro eredi.
Vi erano poi i servi della gleba, che erano obbligati a coltivare le terre padronali, dalle quali non potevano allontanarsi per trasferirsi altrove; potevano coltivare nel tempo libero le terre dette "servili", riconoscendo peraltro un'imposta detta decima al clero.
Nel Basso Medioevo si ebbero graduali ma significativi progressi sia nell'agricoltura che nei commerci. Nell'Europa settentrionale iniziarono a diffondersi la rotazione triennale e l'uso dell'aratro pesante, che consentirono aumenti delle rese agricole e, con ciò, la disponibilità di maggiori eccedenze da dedicare al commercio. Lo sviluppo del commercio favorì, a sua volta, la nascita e la crescente importanza delle città.
In Italia le città acquisirono importanza tale da costituirsi in comuni (trasformatisi poi in signorie) e, in qualche caso, in repubbliche marinare. Tra le città italiane più importanti si possono ricordare:
Venezia, che aveva acquistato, con la diplomazia e con la guerra, il dominio di quei pochi territori dell'entroterra necessari ai traffici e utili per l'incremento delle entrate governative, ma curava soprattutto l'espansione commerciale via mare;
Milano, che curava soprattutto l'agricoltura e l'allevamento del bestiame, le lavorazioni artigianali dei metalli e dei tessuti (sotto gli Sforza si svilupparono la coltivazione del gelso e la lavorazione della seta) e il commercio interno, grazie anche ad una rete di canali che penetravano dentro la città; perseguì quindi l'espansione territoriale, ottenendo sotto i Visconti il controllo di buona parte dell'Italia centrosettentrionale;
Firenze, che sviluppò notevolmente, fin dal XII secolo, sia l'artigianato che il commercio internazionale, tanto da essere definita la Wall Street del medioevo. I traffici internazionali si giovavano della valle dell'Arno e della Via Francigena che, collegando Roma e Canterbury, costituiva una delle più importanti vie di comunicazione europee in epoca medioevale. I mercanti fiorentini si inserirono presto nel circuito degli scambi europei: importavano l'allume dal Levante e panni semilavorati dalle Fiandre e dalla Francia; raffinavano quindi i tessuti ottenendone preziose stoffe che esportavano con notevoli guadagni. L'esigenza di mezzi di pagamento idonei al commercio internazionale favorì, a sua volta, una forte crescita del sistema bancario (i Medici erano banchieri). Nel corso del XV secolo Firenze da sola aveva un reddito superiore a quello dell'intera Inghilterra, grazie alle industrie e alle grandi banche fiorentine, circa ottanta tra sedi e filiali, queste ultime sparse in buona parte d'Europa.
Nel resto d'Europa si formarono invece fin dal XIII secolo i primi Stati nazionali, che furono poi i protagonisti dell'età moderna.
Età moderna
L'età moderna è caratterizzata, in estrema sintesi, dall'espansione territoriale nelle regioni rese accessibili dalle scoperte geografiche, dallo sviluppo del commercio marittimo internazionale, dalla progressiva affermazione degli Stati nazionali come Stati assoluti, dall'affermazione di una aristocrazia fondiaria e di un ceto borghese dedito al commercio e alla finanza.
L'Impero portoghese privilegiò la ricerca di rotte per raggiungere l'India, da cui provenivano le spezie importate in Europa, con l'obiettivo commerciale di scavalcare l'intermediazione araba e il monopolio commerciale di Venezia. L'Impero spagnolo preferì invece la conquista territoriale e lo sfruttamento agricolo e minerario dell'America meridionale.
I Paesi Bassi, poi imitati dall'Inghilterra, furono anche la culla della prima rivoluzione agricola. Nei Paesi Bassi l'agricoltura veniva finalizzata prevalentemente alle esigenze del commercio (lino per le tele, coloranti per il panno, ecc.), mentre l'Inghilterra dette grande impulso alla coltivazione dei cereali, all'allevamento del bestiame e alla produzione della lana e della seta.
Ne sono seguiti il progressivo declino dell'agricoltura (il numero degli occupati nel settore agricolo ,iniziò a diminuire costantemente dopo la Grande depressione del 1873-1895, detta Long Depression) e, con esso, quello dell'aristocrazia, la crescente importanza della borghesia produttiva, lo sviluppo sostenuto delle città, l'estensione della produzione per il mercato e la tendenziale scomparsa di quella per l'autoconsumo, la nascita di un mercato del lavoro.
l'economia di mercato: è basata sull'interazione degli operatori economici privati, con un ruolo limitato dello Stato (ordine pubblico, difesa, giustizia, istruzione, costruzione di infrastrutture);
l'economia pianificata: in essa la gestione delle dinamiche del sistema economico compete allo Stato, che elabora piani di breve-media durata che stabiliscono gli obiettivi e regolano conseguentemente l'impiego delle risorse;
Nelle economie moderne il motore della crescita economica spesso è stato rappresentato dall'innovazione tecnologica: questa componente è stata infatti in grado di generare un effetto a catena/valanga sulle altre variabili macroeconomiche con conseguenziale aumento dei consumi, della produttività (PIL) e dell'occupazione. Fondamentale per la creazione di innovazione sotto forma di ricerca e sviluppo è ed è stato anche l'accesso al credito degli istituti di credito da parte delle imprese per la promozione dei loro investimenti, cioè l'interazione forte tra i sottosistemi di produzione e consumo e il sistema creditizio-finanziario all'interno del sistema economico stesso.
Sistemi economici ideati e mai pienamente realizzati
Aspetti economici possono ravvisarsi in molte utopie. Nel XX secolo vi sono stati, peraltro, sistemi economici "ideali" che sono stati assunti come obiettivo da partiti politici. Il comunismo, caratterizzato dall'abolizione della proprietà privata (ma non della proprietà personale), dalla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e ispirato al motto "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità";
Oltre questi sistemi economici ne esiste un altro, diverso da essi perché apolitico: è il Venus Project, ideato da Jacque Fresco, basato sull'abbondanza delle risorse attraverso l'utilizzo della tecnologia odierna.
Un altro sistema economico apolitico è quello fondato sul modello di Ayres-Warr (alla base dell'economia verde), simile alla teoria "dell'astronave" ove la terra è considerata un sistema chiuso, come una grande nave, la cui somma delle risorse non è infinita e in cui occorre quindi fare attenzione al rapporto tra lo sfruttamento delle risorse del territorio e le esigenze dell'umanità. In questo modello, il concetto di saldo entropico viene escluso dalle convenzionali esternalità negative dell'economia neoclassica. Questo approccio si discosta dalle teorie economiche tradizionali che sono largamente basate sui principi della fisica newtoniana, poiché considera le dinamiche economiche in termini di flussi di energia e di materiale, riconoscendo limiti fisici al consumo e alla trasformazione delle risorse [10]. Altro sistema è invece quello di Cooperacy, che si basa sul fatto che la legge di potenza (o Principio di Pareto) presente nell'economia attuale, non può cambiare senza una trasformazione del sistema in un'economia circolare e redistributiva.
L'Economia politica studia i sistemi economici per individuarne le leggi di funzionamento.[11] L'economia politica in senso moderno nasce quando si afferma la separazione tra etica e politica e ci si pone espressamente il problema della potenza economica degli Stati. Per lungo tempo tale disciplina si è occupata prevalentemente di sistemi economici nazionali;[12] i suoi concetti e metodi si sono tuttavia progressivamente estesi allo studio sia di sistemi sociali di ogni genere (economia aziendale), sia di singoli settori economici (economia agraria, economia industriale ecc.).
La Statistica economica ha invece come obiettivo la misurazione degli aspetti quantitativi di un'economia, dalla misura di grandezze semplici e di loro aggregati, all'analisi della dinamica e alle previsioni economiche, alla stima e alla verifica di modelli di comportamenti economici. Ad esempio, lo stato di un'economia nazionale viene rilevato mediante la contabilità economica nazionale (in Europa si usa il sistema di conti detto Sec95).
A partire dalla conoscenza o analisi del sistema economico è possibile agire sul sistema economico stesso con misure o interventi di politica economica mirati a stimolarne la stabilità o la crescita economica.
La Filosofia dell'economia è una branca della filosofia che studia le questioni relative all'economia o, in alternativa, il settore dell'economia che si occupa delle proprie fondamenta e del proprio status di scienza umana[13].
L’Economia antropologica è un criterio di analisi dei sistemi economici, siano essi pubblici o privati. Essa analizza e modifica i processi economici usando il linguaggio dell’economia a favore della prospettiva antropologica.[14]
Note
^Dal grecoοἶκος (oikos), "casa" inteso anche come "beni di famiglia", e νόμος (nomos) "norma" o "legge"
«La science économique est la science de l'administration des ressources rares. Elle étudie les formes que prend le comportement humain dans l'aménagement de ces ressources; elle analyse et explique les modalités selon lesquelles un individu ou une société affecte des moyens limités à la satisfaction de besoins nombreux et illimités.»
(IT)
«L'economia è la scienza della gestione delle risorse scarse. Essa prende in esame le forme assunte dal comportamento umano nella gestione di tali risorse; analizza e spiega le modalità secondo le quali un individuo o una società destinano mezzi limitati alla soddisfazione di esigenze molteplici ed illimitate.»
^Per l'economista inglese Alfred Marshall: «L'economia è uno studio del genere umano negli affari ordinari della vita» (in Principi di Economia, 1890).
^I due significati differenti insiti nel concetto corrente di economia: “Formale”, connotato a concetti di ‘’scarsità’’ e ‘’massimizzazione’’, ad esempio ‘’fare economia’’ di qualcosa ovvero risparmiare su una risorsa scarsa; altro esempio <<ottenere il massimo dai propri mezzi>>. “Sostanziale”, si riferisce al processo di interazione con la natura e le persone dal quale dipende la sussistenza dell’uomo, come ad esempio l’economia domestica o di uno Stato. vedi Carl Menger, ‘’Principi di economia politica’’, edizione postuma 1923, 1976, Utet, Torino. in Karl Polanyi, La sussistenza dell’uomo. Il ruolo dell’economia nelle società antiche, cap. 2 I due significati di economico, 1983, Einaudi, Torino, ISBN 88 06 055 82 8
^Emily A. Schultz e Robert H. Lavenda, Antropologia culturale, 2021, IV edizione, pag. 235, Zanichelli, ISBN 978 88 08 62032 3
^La classificazione e le definizioni che seguono sono quelle usate in ambito internazionale (secondo gli standard SNA delle Nazioni Unite e SEC, da esso derivato, dell'Unione europea) per l'analisi della struttura complessiva di un sistema economico, di suoi aspetti specifici (ruolo dello Stato, sottosistemi regionali ecc.), della sua evoluzione nel tempo, delle relazioni con altri sistemi economici; in particolare, sono tratte da:
^ Viktor O. Ledenyov e Dimitri O. Ledenyov, Business cycles in economics, Dusseldorf, Germany, LAP LAMBERT Academic Publishing, 2018, ISBN978-613-8-38864-7.
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