La cattedrale venne costruita tra il 1151 e il 1227 in luogo di un edificio preesistente; faceva parte della Vaita De Domo. Venne consacrata da Papa Innocenzo III nel 1198 [2]. Al suo interno, nell'abside, vi è il pregevole ciclo di affreschi di Filippo LippiStorie della Vergine, dipinto negli ultimi anni di vita dell'artista, tra il maggio 1467 e il settembre 1469[3][4].
Storia
La cattedrale di Santa Maria Assunta venne costruita in stile longobardo nell'ultimo terzo del XII secolo in sostituzione della preesistente chiesa di Santa Maria del Vescovato costruita nel VIII-IX
All'inizio del XIII secolo viene eretta la facciata e terminato il campanile. Progettualmente la facciata viene ritoccata più volte, sino ad assumere la conformazione attuale di facciata a "capanna". Si può affermare dunque, che la facciata sia stata completata, così come ci è giunta oggi, nel 1207, anno in cui è stato apposto e firmato il mosaico di Solsterno.
Nel 1491 venne aggiunto, ad opera di Antonio Barocci e della sua bottega, il portico della facciata, in stile rinascimentale, che aveva il compito di conferire maggiore magnificenza alla cattedrale. Per la sua costruzione, si pensò dunque di inserire tra la cappella dell'Assunta ed il campanile, un elemento composto da cinque arcate, sormontate da una ricca trabeazione ornata ed un terrazzo superiore, che permetteva di esporre durante le festività cittadine la Icone della Vergine.
Tra i secoli XVII e XVIII, l'interno della cattedrale subì pesanti rifacimenti in stile barocco. Nel 1608, Maffeo Barberini divenne arcivescovo di Spoleto e subito mostrò l'intenzione di voler cambiare l'aspetto della cattedrale. Diventato in seguito pontefice col nome di Urbano VIII, poté completare la sua opera grazie anche all'aiuto del nipote Francesco Barberini, che a sua volta divenne arcivescovo di Spoleto. Tra 1638 e 1644, per opera di Luigi Arrigucci e Domenico Castelli l'impianto basilicale fu così sconvolto e furono completamente ricostruite la navata centrale e le due laterali.
I lavori di rifacimento interni furono completati soltanto verso fine del XVIII secolo, quando a Giuseppe Valadier fu dato l'incarico di progettare le edicole presenti nelle navatelle, gli altari di testata dei transetti e l'altare maggiore.
La parte superiore della facciata, in stile romanico, è divisa in due fasce sovrapposte da un cornicione poggiante su archetti ciechi; nell'ordine inferiore si aprono cinque rosoni, dei quali il centrale più grande; nella parte superiore, invece, tre grandi nicchieogivali, e altri tre rosoni; nella nicchia centrale, vi è il mosaico Cristo in trono fra la Madonna e San Giovanni Evangelista (1207).[4] Le tre nicchie ogivali, il mosaico di Solsterno e gli elementi decorativi sugli spioventi tradiscono le influenze gotiche di una facciata che per il resto è in stile romanico.
Alla sinistra della facciata, si innalza la torre campanariaduecentesca (con rimaneggiamenti successivi) a pianta quadrata; su ognuno dei quattro lati, vi è, in alto, una bifora che dà sulla cella campanaria. Il campanile termina con una cuspideottagonale.[5]
All'interno si trovano numerose cappelle; gli altari in marmi policromi e pietre dure semipreziose (agate, corniole, diaspri, lapislazzuli) delle navate e del transetto sono collocati in modo simmetrico e speculare. Come anche l'altare maggiore sono opera di Giuseppe Valadier, architetto neoclassico, su commissione di Papa Pio VI.
Navata destra
Prima campata: varco d'accesso alla Cappella del vescovo Eroli.
Ambiente adibito fino al 1845 a battistero, con pregevoli affreschi del Pinturicchio, opere realizzate nel 1497, locali oggi adibiti ad ingresso e biglietteria. Da una cappella sepolcrale degli Eroli attigua si accede alla Cappella dell'Assunta, iniziata da Costantino Eroli e terminata dal successore Francesco Eroli. Sulla parete principale è collocata una tela raffigurante la Madonna Assunta venerata dal vescovo Eroli e, più esternamente, la Crocifissione con i dodici Apostoli e San Giovanni Battista, opere di Jacopo Siculo.[7] Il Fonte battesimale, in marmo di Carrara di forma ottagonale con raffigurazioni di Natività, Circoncisione, Visita dei Re Magi, Purificazione, Fuga in Egitto, Disputa co' Dottori, Battesimo, Circoncisione.[8]
Seconda campata: Cappella della Deposizione.[9] Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da colonne sormontate da timpano triangolare. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una corona di spine. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante la Deposizione di Gesù Cristo, opera di Domenico Sorit.
Terza campata: Cappella di Sant'Andrea Avellino. Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da lesene e semicolonne sormontate da timpano ad arco. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una croce fra vasotti con fiamme. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante la Morte di Sant'Andrea Avellino, opera di Bernardino Nocchi.
Quarta campata: Cappella della Visitazione. Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da colonne sormontate da timpano triangolare. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una corona. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante la Visitazione della Beata Vergine Maria a Santa Elisabetta, opera di Giovanni Alberti.[11]
Quinta campata: Cappella del Beato Gregorio. Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da lesene e semicolonne sormontate da timpano ad arco. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una croce fra vasotti con fiamme. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante l'Angelo porge il Sacro Chiodo al Beato Gregorio, opera di Pietro Abruzzi.[12]
Sesta campata: varco d'accesso alla Cappella del Santissimo Crocifisso. Ambiente del XVII secolo ospitante il Crocifisso, opera di Alberto Sotio (1187), dipinto su pergamena inserito su supporto ligneo, bellissimo esemplare di Christus triumphans. Reliquia di Giovanni Paolo II.
Navata sinistra
Prima campata: Ambiente dedicato a Santa Rita da Cascia. Simulacro raffigurante Santa Rita da Cascia.
Terza campata: Cappella della Presentazione. Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da lesene e semicolonne sormontate da timpano ad arco. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una croce fra vasotti con fiamme. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante la Presentazione della Beata Maria Vergine al tempio, opera di Antonio Cavallucci da Sermoneta.[13]
Quarta campata: Cappella di Sant'Antonio di Padova. Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da colonne sormontate da timpano triangolare. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una corona di stelle. L'edicola con nicchia custodisce la statua in gesso raffigurante Sant'Antonio di Padova.
Quinta campata: Cappella degli Angeli.[14] Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da lesene e semicolonne sormontate da timpano ad arco. Sulle cimase una coppia di putti sorregge una croce fra vasotti con fiamme. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante l'Angelo Custode.
Cappella della Madonna della Manna d'oro. L'altare è un'architettura di Giuseppe Valadier[10]: all'interno dell'incasso delimitato da colonne giganti in pietra con capitelli fitomorfi, sono più piccole colonne marmoree sormontate da architrave. Sulle elementi aggettanti è collocata una coppia di angeli con le ali spiegate che sorregge un medaglione riproducente l'emblema dell'Ordine francescano. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante la Madonna della Manna d'orocon San Francesco d'Assisi e Santa Dorotea, commissionata ad Annibale Carracci da Benedetto Gelosi, uomo colto e dedito al commercio con il quale si era arricchito, in memoria del figlio Francesco, a lui premorto nel 1591. la cui lastra tombale è ancora sul pavimento del transetto. La tela, probabilmente eseguita su un disegno o un progetto di Annibale dall'allievo Innocenzo Tacconi forse con la collaborazione di altri allievi, è databile al 1599 circa, poco prima che, l'anno seguente, fosse completata la cappella fondata dal Gelosi. Essa aveva nella volta dipinti di Benedetta Bandiera e fu distrutta nel rinnovamento che il Duomo ebbe tra 1638 e 1644.[15]
Ambrogio Barocci, monumento funebre di Giovan Francesco Orsini, 1499-1500
Absidiola destra
Cappella della Santissima Icone.[19] Ambiente patrocinato dalla famiglia Mauri con architetture di Giovan Battista Mola del XVII secolo e dipinti raffiguranti storie della Beata Vergine Maria, opere di scuola romana. La sopraelevazione presenta colonne scanalate sormontate da doppio timpano triangolare, sovrapposto, spezzato e simmetrico, stele intermedia con iscrizione delimitata da puttini e volute, chiusa superiormente da timpano ad arco e croce apicale. La calotta interna della cupola presenta un ricco reticolo e rosette in stucco indorate. Nelle nicchie laterali dell'incasso statue coronate indicano il centro dell'edicola ove, sotto la raffigurazione del paraclito, è custodita la Icone bizantina del XI-XII secolo donata da Federico Barbarossa nel 1185 alla città in segno di riconciliazione, dopo averla saccheggiata trenta anni prima. La cappella è adorna di stucchi, affreschi ed un tabernacolo opera di vari artisti. Le statue sono opere realizzate da Alessandro Algardi, i busti raffigurano i committenti Andrea Mauri e Livia Zucconi da Camerino.[20]
Cappella del Santissimo Sacramento.[21] Affreschi di Francesco Refini, stucchi di Giovanni da Foligno, dipinti Pietro Abruzzi e Liborio Cioccetti, tabernacolo realizzato da Francesco Giovannelli da Volterra. Ambienti perfezionati (1583 - 1632) con stucchi, affreschi, statue e manufatti di vari artisti. La prima aula presenta statue in stucco raffiguranti Angeli recanti i Simboli della Passione, in senso orario rispettivamente la Colonna della Flagellazione, il Volto Santo o Mandylion, i Chiodi, la Canna, la Lancia, la Croce, la Corona di spine, il Sudario. Alle statue laterali della navatella si alternano quattro dipinti. La volta è decorata con quindici riquadri affrescati e ornata con rosette e teste di putto in stucco. Due angeli delimitano la sopraelevazione svelando le frange di un ricco baldacchino sorretto da altrettanti puttini con cherubini adoranti. Sui riccioli del timpano definito da un architrave a semiarco con estremità aggettanti, sono adagiate due allegorie, un medaglione funge da stele intermedia, chiude la prospettiva un lunettone con affrescata la scena della Natività di Gesù. Al centro un articolato ciborio marmoreo con tabernacolo sormontato da puttini e raggiera dorata con raffigurazione dello Spirito Santo o Paraclito.
Transetto sinistro
Cappella di San Ponziano. Architettura di Giuseppe Valadier[10] delimitata da colonne in pietra con capitelli fitomorfi, all'interno dell'incasso colonne marmoree sormontate da architrave. Sulle elementi aggettanti è collocata una coppia di angeli con le ali spiegate che sorregge un medaglione riproducente il motto dell'Ordine francescano. L'edicola custodisce il dipinto raffigurante San Ponziano risparmiato dai leoni, opera di Cristoforo Unterperger.[22]
Nella parete sinistra è collocato il monumento funebre del cardinale Basilio Pompilj.
La parete destra ospita il dipinto raffigurante la Beata Vergine Maria ritratta tra Papa Clemente I e il Beato Gregorio.
La cripta di San Primiano, accessibile solo dalla canonica, risale al IX secolo ed è l'unico elemento rimasto dell'antico edificio altomedievale. Essa presenta una copertura con volta a botte e conserva affreschi coevi raffiguranti, forse, Storie di san Benedetto e santa Scolastica
Galleria d'immagini
Rosoni, Navata e controfacciata, Navata e crociera, Emisfero absidale, Catino absidale, Cappella delle Reliquie.
^Giovanna Sapori, Studio di Annibale Carracci, La Madonna della Manna d'oro i Santi Francesco e Dorotea, in Liliana Barroero, Vittorio Casale, Giorgio Falcidia, Fiorella Pansecchi, Giovanna Sapori e Bruno Toscano (a cura di), Pittura del Seicento. Ricerche in Umbria, catalogo di mostra, Venezia, 1989, pagg. 102 - 105.
Giuseppe Sordini, Il Duomo di Spoleto, in Atti dell'Accademia spoletina, anno accademico CCCCXXIII (1897-1900), Spoleto, Panetto & Petrelli, 1917, ISBN non esistente.
Alceo Rambaldi, Una iscrizione romanica nella torre del Duomo di Spoleto, in Spoletium, II, Accademia spoletina, 1957, ISBN non esistente.
Luigi Fausti, Le pitture di Fra Filippo Lippi nel Duomo di Spoleto, Edizioni dell'Ente Rocca di Spoleto, 1970, ISBN non esistente.
Silvestro Nessi, Le reliquie di un martire scoperte nel Duomo di Spoleto nel 1660, in Spoletium, Accademia spoletina, 1970, ISBN non esistente.
Isa Luchetti Lopa, La cappella musicale del Duomo di Spoleto nei secoli XVI-XVIII, in Spoletium, n. 18, Spoleto, Accademia spoletina, 1973, pp. 17-22.
Giordana Benazzi e Giovanni Carbonara (a cura di), La cattedrale di Spoleto. Storia, arte, conservazione, Milano, Federico Motta Editore, 2002, ISBN non esistente.