2 nella provincia di Cuneo, nel solo comune di Briga Alta.
Le parrocchie sono raggruppate in 4 vicariati: Ventimiglia, Bordighera e Valle Nervia, Sanremo, Levante e Valle Argentina.
Storia
Incerta è l'origine del cristianesimo e della prima organizzazione ecclesiastica del municipium di Albintimilium, il cui territorio si estendeva da Mentone alle porte di Sanremo. Per tradizione si ritiene che il primo vescovo di Ventimiglia sia stato Cleto, discepolo di san Barnaba, nell'anno 75. Tuttavia, il primo vescovo storicamente documentato è Giovanni, che partecipò al sinodo romano del 680; in questo periodo gli abitanti avevano già abbandonato l'antico centro romano per rifugiarsi alla destra del fiume Roia, dove avevano edificato la nuova città.
Originariamente la sede di Ventimiglia era suffraganea dell'arcidiocesi di Milano; questa dipendenza è documentata per la prima volta nel capitolare olonense dell'825. Molto incerta e confusa è la serie episcopale nel primo millennio e pochi sono i nomi storicamente certi e attendibili, malgrado, a partire dall'Ottocento, si sia diffusa una lunga lista episcopale con circa quaranta nomi da Cleto fino agli inizi del XIII secolo. In quest'epoca si distinse il vescovo Guglielmo, venerato come beato dalla Chiesa locale, per la sua opera di intermediazione e di intercessione a favore della cittadinanza di Ventimiglia, sconfitta da Genova dopo un assedio alla città durato tre anni (1219-1222).
Nell'XI secolo fu recata a Ventimiglia, da un vescovo di cui non si conosce il nome, la reliquia del capo di san Secondo martire, patrono della diocesi dal 1602. Il resto del corpo, che era allora nella valle di Susa, è custodito a Torino.
Durante lo Scisma d'Occidente, la diocesi perse la sua unità e fu divisa in due entità ecclesiastiche. Il vescovo di Ventimiglia, di obbedienza romana, esercitava la sua autorità sui territori della diocesi dipendenti dalla Repubblica di Genova, mentre il vescovo di obbedienza avignonese, che aveva sede a Sospello, esercitava la sua autorità sui territori diocesani dipendenti dai conti di Savoia e dai signori di Tenda.
Durante il XVI secolo, grazie ad un decreto del re Carlo IX di Francia, che permetteva il libero esercizio della confessione luterana, la nuova religione si diffuse largamente nella parte della diocesi controllata dai Savoia. Spettò ai vescovi Carlo Grimaldi e Francesco Galbiati ristabilire la propria autorità ed attuare energicamente i decreti del Concilio di Trento. Si deve al vescovo Carlo Visconti l'istituzione del seminario diocesano nel settembre del 1564.
Nel Seicento si distinse in particolare il vescovo Mauro Promontorio, benedettino genovese, che «seppe contemperare zelo pastorale e affabile sollecitudine, tanto che il suo episcopato costituisce uno snodo significativo»:[1] abbellì e ingrandì la cattedrale, indisse due sinodi, fece opera di mediazione tra la repubblica genovese e i Savoia.
Un rapporto del 1777, riferisce che la diocesi all'epoca era costituita da 35 parrocchie (di cui due a Sospello), per un totale di circa trentacinquemila fedeli. Dal punto di vista civile, la diocesi era suddivisa fra tre entità politiche:[1]
il Regno di Sardegna: Sospello, Molinetto, Castellaro, Gorbio, Sant'Agnese, Castiglione, Breglio, Saorgio, Tenda, Briga, Dolceacqua, Isolabona, Apricale, Perinaldo, Rocchetta, Seborga, Pigna e Buggio;
la Repubblica di Genova: Ventimiglia, Bevera, Airole, Penna, Camporosso, Vallecrosia, San Biagio, Soldano, Bordighera, Borghetto, Sasso, Vallebona, Castelfranco (Castel Vittorio) e Bajardo;
La diocesi subì forti cambiamenti durante il periodo napoleonico. Nel 1797 entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Genova, ma nello stesso anno cedette le parrocchie del Principato di Monaco e quelle del Regno di Sardegna alla diocesi di Nizza, mantenendo solo le quindici parrocchie soggette alla Repubblica di Genova. Così ridotta, la diocesi rischiò la soppressione. Il 5 aprile 1806 cambiò nuovamente provincia ecclesiastica entrando a far parte di quella dell'arcidiocesi di Aix in forza della bollaExpositum cum Nobis di papa Pio VII.[2]
Dopo il Congresso di Vienna, fu pian piano ristabilita la situazione precedente. Il 30 maggio 1818 con la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum dello stesso papa Pio VII divenne nuovamente suffraganea dell'arcidiocesi di Genova. Il 20 giugno 1831, in forza della bolla Ex iniuncto nobis di papa Gregorio XVI,[3] la diocesi allargò i propri confini con l'acquisizione di venticinque parrocchie dalla diocesi di Albenga, tra cui la città di Sanremo, e di otto parrocchie dalla diocesi di Nizza.
Nel 1860 cedette momentaneamente Briga Marittima e Tenda alla diocesi di Cuneo. Tornarono alla sede ventimigliese dal 1886 al 1947, quando passarono alla diocesi francese di Nizza. Il nuovo confine di Stato tra il Regno d'Italia e l'Impero francese determinò il passaggio alle diocesi francesi delle parrocchie del Mentonese (Mentone, Roccabruna, Gorbio e Sant'Agnese), delle zone interne delle valli Bevera (Sospello e Molinetto) e Roja (Breglio e Saorgio).
Il 3 luglio 1975 la diocesi ha assunto il nome attuale in forza del decreto In dioecesi Ventimiliensi della Congregazione per i vescovi. Lo stesso giorno, con il decreto Novissimis hisce, la chiesa di San Siro a Sanremo è stata eretta a concattedrale della diocesi.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La seguente cronotassi, fino al beato Guglielmo all'inizio del XIII secolo, è quella riportata da Girolamo Rossi.[4] Secondo Lanzoni, prima del 680 non è noto alcun nome di vescovo, benché la diocesi sia "verosimilmente anteriore al VII secolo". Dei trentotto vescovi riportati dal Rossi fino a Guglielmo, Semeria e Cappelletti ne menzionano solo dieci, Gams tredici. La maggior parte di questi nomi è completamente ignota a Ughelli e a Coletti, redattore della seconda edizione dell'Italia sacra (XVII-XVIII secolo), che documentano solo tre vescovi.
^Testo della bolla in: Girolamo Rossi, op. cit., pp. 351-355.
^Op. cit., pp. 348 e seguenti. Rossi riprende questo elenco da quello pubblicato da Palemone Luigi Bima, Serie cronologica dei romani pontefici e degli arcivescovi e vescovi, Torino 1842, pp. 288-290; il Bima riferisce che «sebbene epoca certa non si possa precisare prima del 680, rapporteremo tuttavia il nome di alcuni vescovi, che in un antichissimo manoscritto ci fu da rispettabile persona comunicato, senza però garantirne l'autenticità».
^Secondo Semeria, la pergamena che attesta la consacrazione della chiesa di San Lazzaro di Tenda, non menziona il vescovo, che perciò rimane anonimo.
^In una donazione testamentaria del vescovo Attone di Vercelli, comparirebbe, secondo Girolamo Rossi, il nome del vescovo Aldegrano. Altri autori (Ughelli, Semeria, Cappelletti e Gams) riportano invece il nome del vescovo Mildone. Tutti questi datano la carta al 940; Savio, che ritiene l'instrumentum un falso, lo data al 945 (Gli antichi vescovi d'Italia. Il Piemonte, Torino, 1898, pp. 452-453).
^All'incoronazione dell'imperatore Ottone I a Roma nel 962 avrebbe partecipato, secondo G. Rossi, il vescovo Gioioso. Semeria invece riferisce che è ignoto il nome del vescovo di Ventimiglia; della stessa opinione Cappelletti e Gams.
^Secondo Semeria, Cappelletti e Gams, questo anonimo vescovo di Ventimiglia, in qualità di legato apostolico, consacrò gli altari del monastero della Novalesa nel 990, dopo che erano stati profanati dalle incursioni degli arabi. Girolamo Rossi, che ignora questo anonimo, attribuisce a Penteio nel 976 la legazia in Piemonte.
^Questo vescovo è escluso da Semeria e Cappelletti, ma ammesso da Rossi e Gams.
^Vescovo inserito nella cronotassi del sito ufficiale della diocesi.
^Vescovo ignoto a Rossi. Un anonimo vescovo prese parte alle ostilità tra i genovesi e i conti di Ventimiglia nel 1130.
^Un anonimo vescovo intraprese una causa contro i monaci di San Michele, per la quale nel 1146 papa Eugenio III deputò una speciale commissione di cardinali. Nella cronotassi di Rossi, questo vescovo porta il nome di Cornelio.
^Secondo Semeria e Cappelletti, un vescovo Guglielmo è attestato nel 1207 in una lettera di papa Innocenzo III; Gams riporta la data del 1210.
^(IT, LA) Miscellanea di storia italiana, edita per cura della Regia deputazione di storia patria, tomo V, Torino, 1868, p. 102 (da un antico martirologio ventimigliese).
^Il 4 febbraio 1484 è nominato arcivescovo titolare di Patrasso mantenendo assieme la sede di Ventimiglia.