Diocesi di Pescia
La diocesi di Pescia (in latino Dioecesis Pisciensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Pisa appartenente alla regione ecclesiastica Toscana. Nel 2021 contava 111.460 battezzati su 120.950 abitanti. È retta dal vescovo Fausto Tardelli. Patroni
TerritorioIl territorio della diocesi di Pescia si estende su tre province della Toscana per un totale di 12 comuni:
Sede vescovile è la città di Pescia, dove si trova la cattedrale di Maria Santissima Assunta e di San Giovanni Battista. In diocesi sorgono anche due basiliche minori: la basilica di Santa Maria Assunta a Montecatini Terme, e la basilica-santuario di Santa Maria della Fontenuova a Monsummano Terme. Vicariati e parrocchieIl territorio si estende su 224 km² ed è suddiviso in 42 parrocchie, raggruppate in 4 vicariati:
A partire dal 20 novembre 2016, tramite un accordo tra i vescovi di Pescia e di Lucca, le parrocchie delle frazioni di Pescia appartenenti all'arcidiocesi di Lucca, pur rimanendo formalmente parte di questa sede arcivescovile, sono affidate alla cura pastorale della diocesi pesciatina.[2] StoriaLa tradizione vuole che la religione cristiana sia stata introdotta a Pescia e in Valdinievole da san Paolino, primo vescovo di Lucca. Nel V secolo, sempre secondo la tradizione, un altro vescovo di Lucca, san Frediano, fondò una fitta rete di pievi su tutto il territorio lucchese, tra cui si dice le pievi di Santa Maria di Pescia, San Pietro alla Nievole (l'odierna Pieve a Nievole), San Tommaso di Arriano (l'odierna Castelvecchio Valleriana, frazione montana di Pescia), San Pietro in Campo (attualmente nel comune di Montecarlo). La pieve di Pescia fu consacrata nel 1062 dal papa e vescovo di Lucca Alessandro II, al secolo Anselmo da Baggio, che fino al 1057 ne era stato pievano. Durante il Medioevo, grazie alla sua centralità e facile raggiungibilità dalla città di Lucca, oltre che per la nascita di un fiorente mercato, il Mercato Longo, nei suoi pressi, la pieve di Pescia acquistò sempre più importanza e finì con l'imporre la sua supremazia sulle altre pievi della Valdinievole. Divenne sede di capitolo e i pievani furono i principali interlocutori in loco del vescovo di Lucca. Nel XIV secolo, Pescia e la Valdinievole, fino ad allora sotto la giurisdizione civile di Lucca, dopo varie vicissitudini, passarono sotto il dominio di Firenze, rimanendovi sino all'unità d'Italia; dal punto di vista ecclesiastico, tuttavia, permasero sotto Lucca. Questa situazione favorì la separazione di questi territori dall'arcidiocesi di Lucca. Il 15 aprile 1519, con la bolla Sacri apostolatus di papa Leone X[3], fiorentino di casa Medici, Pescia fu elevata al rango di prepositura nullius dioecesis, sottratta alla giurisdizione ecclesiastica di Lucca e resa immediatamente soggetta alla Santa Sede; da Pescia dipendevano, oltre alla città e ai contadi a lei sottomessi, la Valdinievole e la Valle Ariana orientale. La bolla concesse al preposto del capitolo della collegiata le funzioni di un quasi-vescovo, con l'uso degli abiti pontificali, il diritto di visita in tutte le parrocchie della sua giurisdizione, la facoltà di radunare sinodi e di amministrare gli ordini minori ai chierici.[4] Tuttavia il prevosto non poteva amministrare il sacramento dell'Ordine, per cui gli aspiranti sacerdoti dovevano rivolgersi ai vescovi limitrofi per essere consacrati. Con la bolla Inter caetera del 23 settembre successivo, Leone X stabilì il numero dei canonici della collegiata prepositurale ed affidò ai vescovi di Pistoia e di Forlì e all'abate di Vallombrosa il compito di insediare il primo prevosto Lorenzo de Cecchi.[5] Questi ottenne da papa Clemente VII nel 1528 la conferma dell'erezione della prepositura e dell'esenzione dalla giurisdizione di Lucca; e nel 1534 da papa Paolo III, la soluzione di problemi sorti tra il preposto e i membri del capitolo della collegiata. Nell'epoca post tridentina i prevosti di Pescia si distinsero per la celebrazione di diversi sinodi per l'attuazione delle riforme ecclesiastiche nel territorio pesciatino. Si ricordano i sinodi celebrati da Guido de Guidi nel 1563, da Stefano de Cecchi nel 1606 e nel 1627, da Benedetto Falconcini nel 1694 e da Paolo Antonio Pesenti nel 1717.[6] Il 19 febbraio 1699, Pescia fu elevata al rango di città nobile dal granduca di Toscana Cosimo III. Il 17 marzo 1727 il pontefice Benedetto XIII elevò la prepositura al rango di sede vescovile immediatamente soggetta alla Santa Sede. Primo vescovo eletto fu Paolo Antonio Pesenti, già preposto nullius, che tuttavia morì prima della sua consacrazione episcopale. Nel 1784 il vescovo Francesco Vincenti istituì il seminario diocesano nel soppresso convento di Santa Chiara.[7] Sul finire del XVIII secolo la diocesi fu ampliata con l'incorporazione della parrocchia di Massarella, nel comune di Fucecchio, che prima faceva parte della diocesi di Pistoia.[8] Il 1º agosto 1856 in forza della bolla Ubi primum di papa Pio IX la diocesi divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Pisa. Il 28 giugno 1963, con la lettera apostolica Novus veluti, papa Paolo VI ha proclamato la Beata Maria Vergine di Fontenova patrona principale della diocesi.[9] Dal 14 ottobre 2023 è unita in persona episcopi alla diocesi di Pistoia. CronotassiSi omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati. Prevosti di Pescia
Vescovi di Pescia
StatisticheLa diocesi nel 2021 su una popolazione di 120.950 persone contava 111.460 battezzati, corrispondenti al 92,2% del totale.
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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