Nel 1980 le sedi unite di Nepi e Sutri comprendevano 38 parrocchie per poco più di 80.000 abitanti.
Storia
Secondo una passio, di poco anteriore all'XI secolo, a Nepi subirono il martirio Tolomeo, vescovo Pentapolis et Tusciae, e Romano, vescovo di Nepi, suo discepolo,[2] che furono sepolti in una catacomba di proprietà della matrona Savinilla. Questi due santi sono riconosciuti dalla tradizione come i protovescovi e patroni della diocesi di Nepi, benché i loro nomi siano «ignoti a tutte le antiche fonti martirologiche».[3]
La prima menzione della diocesi di Nepi si trova nel Liber pontificalis, nella biografia di papa Bonifacio I (418-422), in cui si accenna, secondo una delle redazioni del Liber, al trasferimento dell'antipapa Eulalio alla sede nepesina. Invece, la prima testimonianza storica dell'esistenza della diocesi è la partecipazione del vescovo Proiettizio al concilio romano indetto nel 465 da papa Ilario dove furono stabilite norme sulle ordinazioni episcopali e sulle nomine dei vescovi. All'epoca di Gregorio Magno, il vescovo Paolo fu nominato dal pontefice visitatore apostolico della sede di Napoli dopo la deposizione di Demetrio (591).
Probabilmente, verso la fine del V secolo, le sedi di Nepi e di Faleri furono per un certo momento unite; infatti, nel concilio romano indetto nel 499 da papa Simmaco Felice firma gli atti come episcopus ecclesiae Faliscae et Nepesinae.
La perdita d'importanza della città e la scarsità delle rendite della mensa vescovile, portarono alla decisione di papa Eugenio IV di unire le diocesi di Nepi e di Sutri con la bollaSacrosancta Romana ecclesia del 12 dicembre 1435. Da questo momento e fino al 1986 inizia il percorso comune delle due diocesi, che mantennero tuttavia distinte giurisdizioni, curie e residenze vescovili.
Nel 1523 la sede di Nepi fu conferita in amministrazione apostolica al vescovo di ViterboEgidio Canisio, ma alla sua morte nel 1532 le sedi di Nepi e Sutri tornarono all'unione con il vescovo Jacopo Bongalli. All'epoca del vescovo Pomponio Cesi, venne riscoperto il cimitero di Santa Savinilla, di origini antichissime, i cui scavi furono possibili proprio grazie ai finanziamenti del Cesi, che nel frattempo era divenuto cardinale. Tra il 1556 e il 1560 le sedi furono governate da Antonio Michele Ghislieri, futuro papa Pio V, uno dei massimi protagonisti della riforma cattolica post-tridentina; furono vescovi anche due nipoti del cardinale Giovanni Gerolamo Morone, e cioè Girolamo Gallarati (1560-1564) e Orazio Morone (1580-1603).
Il primo sinodo indetto per l'attuazione delle decisioni del concilio di Trento è quello celebrato nel 1565 dall'amministratore Tiberio Crispo; per l'occasione fu istituita una commissione di laici e di preti per la raccolta di fondi che permettessero il mantenimento di tutti i preti della diocesi di Nepi che giungevano in sede per il sinodo. I primi sinodi di cui si conservano gli atti sono quelli indetti da Orazio Morone nel 1583 per la diocesi di Nepi e nel 1602 per la diocesi di Sutri.[5] Si deve al vescovo Giulio Spinola (1670-1677) la fondazione del Monte di pietà di Nepi. All'epoca di Francesco Viviani, vescovo dal 1740 al 1746, fu istituito il seminario diocesano,[6] rifondato da Francesco Spalletti a metà del XIX secolo.
All'inizio del Settecento, per porre fine ai dissidi fra i capitoli delle due cattedrali di Nepi e di Sutri, la Congregazione del Concilio decretò che nelle diocesi ci fossero due vicari generali e che nelle bolle di nomina i vescovi avessero alternativamente il titolo di Nepi e Sutri e di Sutri e Nepi.
Alla fine del Settecento ripresero vigore la devozione e i pellegrinaggi al santuario di Santa Maria ad rupes a Castel Sant'Elia, fondato dai benedettini nel VI secolo, elevato da Pio X al rango di santuario pontificio e di basilica minore nel 1912.[7]
Durante il periodo napoleonico, il vescovo di Nepi e Sutri Camillo de Simeoni rifiutò di sottoscrivere il giuramento; fu di conseguenza imprigionato e deportato, mentre le sue diocesi vennero soppresse e aggregate alle diocesi di Civita Castellana e Orte. A Nepi un'insurrezione antifrancese fu repressa nel 1798 dall'incendio della città e dal saccheggio della cattedrale e del palazzo vescovile.
L'11 febbraio 1986[10] le diocesi di Nepi e di Sutri sono state soppresse e il loro territorio incorporato in quello della diocesi di Civita Castellana; contestualmente l'ex cattedrale di Nepi ha assunto il titolo di concattedrale della diocesi civitonica.[11]
^Così i due santi sono ricordati nell'antico martirologio romano alla data del 24 agosto: Nepete sancti Romani, ejusdem civitatis Episcopi, qui, cum esset sancti Ptolomaei discipulus, fuit etiam in passione socius.
^Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 531-532.
^Corrado Cavallo, Enrico Maria Doebbing: un francescano tedesco alla guida della diocesi di Nepi e Sutri alla vigilia della prima guerra mondiale, Centro di Ricerche per la Storia dell'Alto Lazio, 1, Manziana, 2007.
^Questa data è riportata dall'Annuario Pontificio, benché altre fonti abbiano la data del 15 febbraio.
^Per espressa disposizione di papa Giovanni Paolo II, nell'Annuario Pontificio è fatta esplicita menzione dell'unione della sede nepesina con quella di Civita Castellana.
^Santo completamente ignoto alle fonti del primo millennio; le sue reliquie sarebbero state trovate nel 1116 (Lanzoni).
^La passione di Tolomeo e Romano indica il martirio dei due santi all'epoca dell'imperatore Claudio. Col tempo il loro martirio fu posto o sotto Claudio nel I secolo o sotto Claudio il Gotico nel III secolo, o sotto entrambi, con il conseguente sdoppiamento di Romano (Lanzoni).
^Secondo una recensione del Liber pontificalis, l'antipapa Eulalio, dopo essere stato deposto dalla sede di Roma, fu fatto vescovo di Nepi; un'altra redazione dello stesso Liber pontificalis dice invece che fu relegato in Campania, dove morì. Le due redazioni sono inconciliabili e non è dato sapere con certezza la sorte di Eulalio. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 532. Liber pontificalis, a cura di Louis Duchesne, vol. I, Parigi, 1886, p. 227 e nota 3 a p. 228.
^abcCharles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, 2 volumi, Roma, 1999-2000.
^Morì il 31 ottobre di un anno compreso tra il 764 e il 768 (Cappelletti).
^abcdefSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, pp. 258-259.
^Secondo Schwartz il vescovo Offo, che prese parte alla consacrazione di papa Pasquale II nel 1099 è da distinguere da Otto, cardinale di Santa Pudenziana, che nel 1106 sottoscrisse un diploma del medesimo papa.
^Per breve tempo la diocesi di Nepi fu separata dalla diocesi di Sutri e conferita in amministrazione al vescovo di Viterbo. Egidio Canisio non fu vescovo di Sutri.