Data la natura prettamente rurale del piccolo centro di Garbagna Novarese, il suo territorio è disseminato di cascine, al pari di tutta la Bassa Novarese[1].
Inoltre, all'interno del vicino oratorio di Santa Maria è presente un affresco raffigurante la Madonna in trono con Bambino che esplicitamente cita Buzzoletto: l'iscrizione in latino su un cartiglio riporta Bernardino, figlio del fu Zaneto dei Rognoni di Taleggio, abitante a Buzzoleto, fece fare quest'opera ad onore della Vergine Maria e di San Francesco. E Tommaso Cagnoli abitante a Novara la dipinse. L'affresco è datato con precisione: 27 aprile 1481[12].
La nobile famiglia Cacciapiatti, che dall'inizio del XV secolo stava espandendo i propri possedimenti nel Basso Novarese e nel 1441 aveva ottenuto la decima di Garbagna, nel 1497 aggiunse i diritti sui dazi di Buzzoletto, assieme a quelli sulla macina del grano e sull'entrata delle porte di Novara[19].
Nel 1548, dal catasto di Carlo V (noto anche come Catasto Bergamino) sappiamo che la tenuta si estendeva per circa 156 ettari (510 moggia, di cui 300 di aratorio, 10 di vigna, 100 di prato, 50 di prato asciutto e 50 di bosco) ed era abitata da un solo gruppo famigliare (fuoco), che aveva a disposizione una cascina e un mulino. Proprietari risultavano gli eredi di Pietro Francesco Cacciapiatti[20][21].
Nel XVII secolo era un comune autonomo, facente capo a Vespolate[22]. Dalla documentazione delle entrate camerali dello Stato di Milano, più nello specifico sappiamo che nel 1626 Buzzoletto (al pari della vicina Calzavacca) non era infeudato e circondato da terre che invece lo erano: Garbagna al conte Geronimo Della Porta, Terdobbiate al conte Cicogna, Olengo ai Castaldo e Cerano ai Gallarati[23].
Attorno al 1723, con la riorganizzazione amministrativa conseguente il catasto teresiano, la comunità della vicina cascina Calzavacca non fu ritenuta sufficiente a mantenere lo status di comune e fu aggregata a Buzzoletto Vecchio[22]. Nel XVIII secolo divenne frazione di Garbagna[24]. Nel 1767 e nel 1778 è riportato appartenere alla famiglia Caroelli[25].
Nel 1802, in occasione della riorganizzazione amministrativa voluta dalla Francia napoleonica, all'interno del Dipartimento dell'Agogna (Distretto I) fu aggregato a Olengo assieme a Moncucco (Olengo con Moncucco, e Buzzoletto)[26].
Dagli archivi comunali di Garbagna sappiamo che nel 1821 proprietari erano ancora i Cacciapiatti (nello specifico il marchese Luigi Gaudenzio, domiciliato a Torino), il cui agente era il sacerdote Francesco Boggiani, incaricato di trattare col comune di Garbagna stesso[27].
Il 6 agosto 1822 una eccezionale precipitazione di grandine causò la totale perdita del raccolto. Il relativo computo dei danni fornisce un'idea della capacità produttiva della tenuta in quegli anni: 73 650 lire per 5900 sacchi di risone, 30 sacchi di fagioli, 150 sacchi di meliga e 150 brente di uva[28]. Per gli stessi quattro prodotti i danni stimati nel territorio di Garbagna ammontavano invece a meno di 12000 lire[27].
Nel 1822 Buzzoletto con Calzavacca contavano ben 198 residenti[27], saliti a 220 nel 1840[29] e 277 nel 1879[30].
Il complesso venne suddiviso in due parti da un muro intorno agli anni '30 del Novecento, intaccando anche la facciata dell'oratorio di epoca barocca della Presentazione di Maria Vergine al Tempio[31].
Nei secoli diverse famiglie di agricoltori e allevatori operanti a Buzzoletto Vecchio si distinsero per eccellenza produttiva, vincendo vari premi a livello sia locale che nazionale: Caresana, Colli, Gallina, Gambaro, Giarda e gli stessi marchesi Tornielli[32]. Dagli anni del boom economico la conduzione risulta divisa tra le famiglie Caresana e Colli, le cui aziende erano classificate rispettivamente come grande e media, entrambe rinomate sia per le citate eccellenze produttive che per i risultati ottenuti nella sperimentazione delle sementi di riso (a titolo di esempio, nel 1950 il campo di orientamento per le nuove varietà di riso in provincia di Novara fu tenuto sui campi di Attilio Colli[33])[34]. La famiglia Caresana, inoltre, si impegnò nella politica e nell'organizzazione del settore primario, sia in ambito locale che interprovinciale e perfino interregionale[35].
Il numero di abitanti secondo i censimenti del dopoguerra: 117 nel 1951[36], 127 nel 1961[37] e 40 nel 1971[38].
Descrizione
L'ingresso, posto a ovest, è doppio, a seguito dell'erezione del muro divisorio negli anni '30 del '900, che separò la parte più antica (quella a sud) dal resto del complesso. All'altro capo del muro divisorio è posto l'oratorio della Presentazione di Maria Vergine al Tempio, al cui interno sono conservati un grande dipinto della Presentazione di Maria Vergine e gli stemmi nobiliari delle famiglie Cacciapiatti e Tornielli, gli antichi proprietari. Dietro l'oratorio è un edificio minore ad uso residenziale[39].
La parte sud consta di un cortile quadrato su cui affaccia un fabbricato abbandonato. A est di quest'ultimo sorge un edificio di tre piani che funge da magazzino e riparo per i mezzi agricoli[39].
Nella parte nord sono tre edifici principali: una stalla, un'abitazione (anni '40 del '900) e un cassero/magazzino per il ricovero di materiali e macchinari. Edifici minori più recenti sono sorti sul lato esterno a nord, tutti dipendenti dalla stalla[39], assieme ad alcuni silos, di cui uno antico[40].
La parte antica del complesso sud è abbandonata, mentre il magazzino è in buono stato, al pari dei fabbricati a settentrione. Anche l'oratorio si presenta in buone condizioni[39].
Galleria d'immagini
Mappa della cascina nel Catasto Teresiano (1723)
Mappa della cascina nel Catasto Rabbini (1867)
Pianta della cascina (2003)
Veduta dalla risaia
Antiche stalle
Moncucco
Il nome, che Angelo Luigi Stoppa ritiene indicativo della specifica condizione ambientale[41], ricorre nei documenti anche nelle grafie alternative Moncuco e Montecucco[42][43], assieme alla forma latina Monsacutus[44].
Storia
Una prima menzione di Moncucco risale all'ottobre 1152, quando fu donato dall'imperatore Federico Barbarossa a Guido il Grande conte di Biandrate, per i servigi offerti e il valore dimostrato in terra lombarda. La donazione comprendeva anche Garbagna e Olengo, assieme ad altre terre novaresi, vercellesi e astigiane. Moncucco e Garbagna a quel tempo appartenevano a Rodolfo di Moncucco, consuocero dello stesso Guido. A settembre 1209 la donazione fu confermata dall'imperatore Ottone IV[44].
Durante la dominazione milanese, il 15 aprile 1483 Moncucco fu venduto ed infeudato da Gian Galeazzo Sforza al suo segretario Luigi Terzago[45]. Dal contratto di vendita si evince che sin da allora Moncucco era tra le ville forzate a pagare un dazio sul pane, sulle carni, sul vino e sul foraggio[46].
Dal catasto di Carlo V del 1548 (catasto Bergamino) sappiamo che la tenuta consisteva di 145 ettari (475 moggia e 4 staia), di cui 116 di terreno aratorio, 6 di vigna e 23 di prato. Era abitata da tre gruppi famigliari (fuochi) e tra i proprietari figurava Gio Filippo Cazza da Proh[47].
Nel 1592, alla morte del proprietario Amico Canobio, la tenuta aveva un'estensione di 700 pertiche, devolute da disposizione testamentaria al Monte di Pietà di Novara, fondato dallo stesso Canobio[46].
Nel XVII secolo era un comune autonomo[24], che il 23 febbraio 1691 Pietro Antonio Manzoni, bisnonno di Alessandro, acquistò come feudo (creato in quell'occasione), assicurando il titolo nobiliare alla propria famiglia[48]. Attorno al 1723, con la riorganizzazione amministrativa conseguente il catasto teresiano, la sua comunità non fu ritenuta sufficiente a mantenere lo status di comune (al pari di altre 18 comunità del Basso Novarese) e divenne frazione di Garbagna[22][24]. Nel 1753 il feudo passò al figlio Alessandro Valeriano e nel 1773 al secondogenito di quest'ultimo, Pietro (padre presunto del celebre Alessandro)[49].
Nel 1802, in occasione della riorganizzazione amministrativa voluta dalla Francia napoleonica, all'interno del Dipartimento dell'Agogna (Distretto I) fu aggregato a Olengo assieme a Buzzoletto (Olengo con Moncucco, e Buzzoletto)[26].
Nel 1800 la tenuta aveva più che raddoppiato l'estensione lasciata dal Canobio, raggiungendo le 1534 pertiche e sappiamo che a quel tempo il diritto di sfruttamento era assegnato mediante incanto; nello specifico, nel 1833 assegnataria era la nobildonna Francesca Morbio (vedova Bollini ed ultima rappresentante del ramo primogenito della famiglia Morbio[50]), che possedeva alcune proprietà confinanti e a sua volta appaltò edifici e terreni di Moncucco mediante una procedura di subasta, ufficializzata con pubblicazione sulla Gazzetta Piemontese[51][52]. La pubblicazione del suddetto incanto non ne specificò la durata, tuttavia il dettaglio è reperibile nelle pubblicazioni di incanti successivi: dodici anni nel 1888 e nove nel 1936[53][54]. Grazie all'amministrazione del Monte di Pietà, in seguito furono aggregate altre terre, incluse cascine di Olengo e della Bicocca, giungendo nel 1870 alle 3200 pertiche riscontrate dal Lino Cassani ancora nel 1948[46][55].
Nella prima metà del Novecento Moncucco fu affittato ai Brustia, rinomata famiglia di agricoltori novaresi, la cui gestione portò a notevoli progressi riconosciuti dalla vittoria di diversi premi. Verso la metà del Novecento la gestione passò alla famiglia Tosi, anch'essa premiata per i risultati ottenuti[56][32][57]. Nel fermento dell'avanzamento tecnologico che caratterizzava l'Italia del boom economico e delle attività che lo promuovevano, nel 1964 i fratelli Tosi vi presero parte ospitando a Moncucco l'annuale gara provinciale di motoaratura, organizzata dal Comitato provinciale per lo sviluppo della meccanizzazione agricola e valida per l'ammissione ai campionati nazionali[58][59].
Tra gli anni '50 e '70 diversi terreni della tenuta posti lungo la strada provinciale furono ceduti all'azienda manifatturiera S.I.D.A. (confezione di abiti maschili) e all'imprenditore Oscar Comazzi, che vi avrebbe edificato la sede della Metro-Com e l'adiacente villetta[60].
Relativamente agli abitanti, sappiamo che nel 1764 ammontavano a 83[61], nel 1822 a 60[27], come nel 1840[29]. Dai censimenti del dopoguerra abbiamo i seguenti numeri: 68 sia nel 1951 che nel 1961[36][37], 46 nel 1971[38].
Descrizione
Il complesso si articola attorno a due cortili su cui si affacciano sia gli edifici residenziali che quelli ad uso agricolo. Il cortile principale è delimitato a nord da un fabbricato adibito al ricovero di materiale agricolo, ad est e a sud da due edifici ad uso magazzino/fienile. Un altro cortile, più piccolo, dove si ritiene esservi stata in passato l'antica entrata alla villa, è posto ad ovest rispetto a quello principale. È delimitato ad ovest dalla vecchia abitazione a tre piani, a nord da un edificio a due ordini avente al secondo un loggiato e ad est dall'attuale abitazione[62].
Lo stato delle strutture residenziali ed agricole risulta in discreta, mentre la parte più antica dell'edificio stata abbandonata, sebbene risulti sufficientemente curata[62].
Si ha testimonianza della presenza in passato di un oratorio dedicato a Santa Maria della Vittoria, non più usato almeno dal 1794 ed ora distrutto[63].
La tenuta è situata a ovest dell'abitato, sulla strada comunale che conduce al Torrion Quartara, al pari della cascina Marijna[64].
Il nome, che Angelo Luigi Stoppa reputa motivato da una caratteristica descrittiva o funzionale della tenuta[41], è talvolta riportato con la grafia alternativa di Brusatina[3].
È una delle tappe dell'itinerario Cascina Baraggiolo, parte del tema Vie Verdi del Riso[65].
Storia
La prima menzione della cascina trovata finora è la rappresentazione dell'antico edificio sulla carta del Catasto Teresiano del 1723 relativa a Garbagna e Moncucco. Da tale documento, tra i vari dettagli, si nota che la strada proveniente da Garbagna terminava proprio alla tenuta[66].
La costruzione di buona parte dei restanti edifici più antichi è stimata al XIX secolo[64].
Negli anni '40 del Novecento, il fabbricato ad uso abitativo posto a nord-est fu innalzato da due a tre piani[62].
Il 7 luglio 2021 la tenuta, proprietà di Mario Simeoni e del figlio Marco, fu colpita con particolare violenza dal nubifragio abbattutosi sulla Pianura Padana occidentale[67].
Descrizione
Il complesso si articola attorno a un cortile[62].
Il corpo a nord-ovest è da sempre adibito a fienile, mentre la parte nord-orientale è adibita ad uso civile e disposta su tre piani. Il corpo a sud, anch'esso a tre piani, è adibito ad uso civile solo al piano terra. Ad ovest è situato un piccolo edificio adibito a stalla. Altri due edifici prefabbricati per il ricovero degli attrezzi e del materiale agricolo sono ad est e all'esterno della corte principale, costruiti di recente[62].
L'edificio è attualmente utilizzato per fini residenziali ed agricoli. Lo stato della struttura è discreto per gli edifici residenziali, mentre le restanti parti sono decisamente peggio conservate[62].
Galleria d'immagini
Mappa della cascina nel Catasto Teresiano (1723)
Mappa della cascina nel Catasto Rabbini (1867)
Pianta della cascina (2003)
Cascinetta
Si trova sulla strada provinciale che collega Garbagna a Terdobbiate, a pochi metri dal canale Quintino Sella[68].
Non è noto il periodo di costruzione della cascina, la prima menzione trovata finora è la rappresentazione dell'antico edificio sulla carta del Catasto Teresiano del 1723 relativa a Buzzoletto e Calzavacca[70], mentre il primo riferimento in un testo risale al 1863[69].
Descrizione
Il complesso consiste di tre edifici eretti attorno a un ampio cortile: la stalla a est è stata convertita a magazzino alcuni anni fa; la struttura a sud funge da riparo per attrezzi e mezzi agricoli; il fabbricato a nord, di due piani e risalente ai primi del '900, è adibito ad uso civile[68].
Lo stato di conservazione del fabbricato residenziale è buono, mentre la parte agricola risulta mediocre[68].
Galleria d'immagini
Mappa della cascina nel Catasto Teresiano (1723)
Mappa della cascina nel Catasto Rabbini (1867)
Pianta della cascina (2003)
Marijna
La tenuta è situata a ovest dell'abitato, sulla strada comunale che conduce al Torrion Quartara, al pari della cascina Brusattina[64].
Il nome, che Angelo Luigi Stoppa ritiene derivare da un'antica casata di proprietari scomparsa e ormai dimenticata[41], è riportato anche con le diverse grafie di Mariina[63] e Marina[71].
È una delle tappe dell'itinerario Cascina Baraggiolo, parte del tema Vie Verdi del Riso[65].
Storia
Un primo accenno alla tenuta è contenuto nel catasto di Carlo V, nel documento relativo ai beni ecclesiastici datato 1588: un terreno di Olengo, appartenente alla chiesa di San Pietro di Novara, risultava amministrato da un non meglio specificato prete della Marijna[72].
In una grida dell'11 gennaio 1696, al tempo della dominazione spagnola del Ducato di Milano, la tenuta è esplicitamente dichiarata esser parte del Territorio di Garbagna e confermata appartenere a Donna Clara Conti Caxa ed al figlio Marchese Don Sebastiano Caxa[73].
Si ipotizza che l'edificio attuale sia stato costruito nel XVIII secolo, stando all'iscrizione presente nella parte più antica, riportante la data 1779. Al 1783 risale l'oratorio dedicato a San Giacomo Minore Apostolo e San Carlo, che Ernesto Colli nel 1948 descrive in buona forma e ben provvisto di suppellettili[63].
Il blocco principale si sviluppa attorno ad un cortile rettangolare. Il corpo ad est, di due piani, è adibito ad uso civile ed è affiancato da un oratorio. I corpi ad ovest e a sud sono fungono da magazzino, ma risultano ad ora poco utilizzati. Il corpo a nord è parzialmente utilizzato come cantina e contiene un vecchio mulino in legno. Sempre a nord, ma esternamente, una grande tettoia con copertura in coppi funge da ricovero per attrezzi e macchinari agricoli[62].
Un altro edificio posto di fronte all'edificio residenziale è adibito a magazzino[62].
Gli edifici più antichi risultano trascurati, mentre gli edifici residenziali sono in discreto stato. L'oratorio interno invece risulta curato ed in buone condizioni[62].
Fu parte di una tenuta di oltre mille pertiche (quasi 70 ettari), appartenuta un tempo all'Ospedale Maggiore di Novara, che dovette vendere in seguito alle guerre napoleoniche[74].
Nel XIX secolo vi era affittuaria la famiglia Cassani e Lino Cassani, coautore della monografia su Garbagna, vi trascorse l'infanzia[74]. Il Cassani racconta che durante la sua dimora erano ancora visibili pregevoli dipinti settecenteschi, di probabile scuola valsesiana, vicino ad una finestra rivolta alla chiesa parrocchiale[75].
Dagli anni '50 del Novecento la famiglia Fregonara risulta conduttrice dell'azienda agricola del Borghetto, classificata come grande azienda. Eugenio e Giovanni Fregonara hanno negli anni ottenuto diversi riconoscimenti a livello sia provinciale che nazionale per l'alta produttività e la qualità delle sementi di riso ottenute[76].
Negli anni '70 la proprietaria Carmen Magni, figlia del podestà del paese Francesco Magni, donò al comune parte della tenuta per la costruzione di un centro sportivo: un'area di 13000 m2 su cui sorse il Centro sportivo Mario Costadone all'inizio degli anni '80[77].
Descrizione
Ad oggi (2021) il corpo principale della cascina antica è andato distrutto[78], rimane solo una parte diroccata e abbandonata, la cui stalla presenta colonne considerate di rilevante valore storico[79]. Più volte si è cercato di avviare programmi di recupero, programmi che sono stati proposti anche durante le campagne elettorali per le elezioni comunali[80][81].
Galleria d'immagini
Mappa della cascina nel Catasto Teresiano (1723)
Mappa della cascina nel Catasto Rabbini (1867)
Interno delle antiche stalle
Rudere delle antiche stalle
Buzzoletto Nuovo
La tenuta si trova sulla strada che collega Olengo e Terdobbiate[68].
Storia
Non è noto il periodo di costruzione della cascina, la prima menzione trovata finora è la rappresentazione degli antichi edifici sulla carta del Catasto Teresiano del 1723 relativa a Buzzoletto e Calzavacca[82], mentre il primo riferimento trovato finora in un testo risale al 1850, quando gli amministratori dell'eredità Bellini pubblicarono l'annuncio di affitto per 12 anni della proprietà Buzzoletto dissopra, posta su terreni di Trecate, Garbagna, Olengo e Buzzoletto, a partire dall'11 novembre 1851[83].
Nel 1863 comparve invece per la prima volta l'attuale dicitura Buzzoletto Nuovo in un testo, nello specifico nel Dizionario geografico-postale d'Italia[84].
Dai censimenti otteniamo il numero di abitanti del secondo dopoguerra: 60 nel 1951[36], 50 nel 1961[37] e 34 nel 1971[85].
Descrizione
Nel settore sud sono diversi edifici risalenti a inizio Novecento, utilizzati ora come ricovero per macchinari agricoli. Molti di questi, specialmente la tettoia sul lato ovest, sono pericolanti[68].
Il settore nord è invece costituito da fabbricati di uso civile, databili al XIX secolo, organizzati attorno a una corte divisa da un setto in muratura. Su quest'ultimo è posta una vecchia meridiana, sotto a uno spiovente, di rilevanza storica ma ormai distinguibile con difficoltà. I fabbricati a ovest ed est del divisorio sono stati ristrutturati verso gli anni Sessanta del Novecento; la parte est ancora negli anni Novanta[68].
Il complesso, utilizzato sia a fini residenziali che agricoli, si presenta discretamente conservato nella parte nord, mentre il settore sud versa in pessime condizioni[68].
^ Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 5 - ME-PE, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p. 239. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
^ab Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 1 - A-B, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p. 1062. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
^ Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 1 - A-B, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p. 1120. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
^ Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 4 - GA-MA, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1878, p. 923. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
^ Amato Amati (a cura di), Dizionario corografico dell'Italia, col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, Volume 2 - C-CI, Milano, Francesco Vallardi, tipografo-editore, 1868, p. 175. URL consultato il 27 agosto 2021. Ospitato su Google Libri.
^ Ambrosio Oppizzone, Cavallo di tasso del Contado della Città di Nouara, in Relatione Di tutte le Terre dello Stato di Milano, che sono Censite, distinte a provincia per provincia, Pavia, Andrea Magri, Stampatore della Città, 1638, p. 59. URL consultato il 6 settembre 2021. Ospitato su Google Libri.
^Consignationes, 1347, Hec est consignatio quam facit presbiter Guillelmus de Silavengo capellanus capellanie altaris Sancti Dominici constructi in Ecclexia Novarie per quondam dominum Petrum de Silavengo prepositum Ecclexie Sancti Gaudentii Novarie de terris possessionibus et sediminibus domibusque et bonis ipsyus capellanie, pp. 50-51.
^Consignationes, 1347, Hec est consignatio quam facit presbiter Jacobus Caballatius rector et beneficialis Ecclexie Omnium Sanctorum Novarie de terris et possessionibus bonis et rebus universis spectantibus eidem prebende, p. 78.
^Consignationes, 1347, Hec est consignatio quam facit presbiter Thomas de Terchate capellanus in Ecclexia Omnium Sanctorum Novarie de bonis terris possessionibus et iuribus quibuscumque spectantibus capellanie ipsius presbiteri Thome, p. 83.
^Consignationes, 1347, Hec est consignatio quam facit dominus Petrinus Cacia canonicus novariensis ac clericus et beneficialis Ecclexie Sancti Sylvestri novariensis de bonis et rebus terris et possessionibus et juribus spectantibus et pertinentibus eidem domino Petrino Vigore benefitii quod ipse dominus Petrinus optinet in suprascripta ecclexia, p. 120.
^Consignationes, 1347, Hec est consignatio quam facit dominus Martinus de Blandrate, benefitialis Ecclexie Sanctorum Nazarii, Martini et Andree de Guilengo, de bonis et rebus, terris et possessionibus suprascripte, p. 214.
^Consignationes, 1347, Hec est consignatio quam facit presbiter Metinus, rector et benefitialis Ecclexie Sancti Mauritii de Tardubiato, de bonis et rebus, terris et possessionibus spectantibus et pertinentibus ecclexie suprascripte occaxione dicte sue prebende, p. 26.
^abc Giampietro Morreale, I mondi divisi di Città e Contado: ceti sociali e giochi economici nel territorio tra Rinascimento ed Illuminismo, in Sergio Monferrini (a cura di), L'età moderna (secoli XV-XVIII), Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia, Novara, Provincia di Novara, 2003, pp. 57, 58, 61, 73.
^abc Francesca Ortolano, Comune di Garbagna Novarese, su Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, 3 gennaio 2007. URL consultato il 26 agosto 2021.
^ Antonio Manno, B, in Dizionario feudale degli antichi stati continentali della monarchia di Savoia, Firenze, Giuseppe Civelli, 1895, p. 41. URL consultato il 2 ottobre 2021.
^ Emiliana Mongiat e Bruno Radice (a cura di), L'età barocca: il Seicento e il Settecento - I documenti artistici, in Il Basso Novarese, Percorsi - Storia e documenti artistici del Novarese, Novara, Provincia di Novara, 1993, p. 30.
^abColli, 1978, I veri benefattori di Garbagna, p. 19.
^Alcune premiazioni riportate su giornali e riviste di settore:
1950: Attilio Colli e Antonio Giarda, medaglia vermeille (secondo posto) per la produzione della varietà di riso Americano 1600 ( Medaglia vermeille, in Giornale di risicoltura, n. 38-39, 1950. URL consultato l'8 dicembre 2024);
Natale Caresana, premiato per i torelli del 1953 e del 1955, medaglia d'argento per il toro;
Giuseppe Caresana, premiato per i torelli del 1954;
1958: Attilio Colli è tra i vincitori della medaglia vermeille per la selezione delle sementi di riso, per la Provincia di Novara ( Elenco dei premiati per selezione sementi di riso, in L'Eusebiano, n. 22, Vercelli, 17 marzo 1958, p. 3. URL consultato il 13 dicembre 2024);
1981: Natale e Giuseppe Caresana, pannocchia d'oro (secondo premio) al concorso dei migliori produttori di sementi di riso in Italia ( W. N., Da una buona semente il migliore esito colturale, in L'Eusebiano, n. 24, Vercelli, 23 marzo 1981, p. 1. URL consultato il 14 dicembre 2024);
1990: Giuseppe Caresana è tra i classificati al concorso nazionale dei produttori di sementi di riso ( Walter Nasi, A venti vercellesi gli Oscar per le sementi doc delle risaie, in La Stampa - Vercelli-Biella, 30 agosto 1990, p. 2. URL consultato il 23 dicembre 2024);
1992: Giuseppe Caresana, medaglia d'argento all'annuale concorso nazionale dei produttori di sementi di riso certificate ( S. M., «Oscar» del riso per 10 novaresi, in La Stampa, 6 settembre 1992, p. 41. URL consultato il 30 novembre 2024).
^Alcune incarichi dei Caresana riportati sui giornali:
1956: Natale è membro della Commissione per l'Agricoltura, le Foreste e l'Economia Montana, costituita dalla Camera di Commercio, colloquialmente nota come Parlamentino agricolo provinciale ( Insediato presso la Camera di Commercio il "parlamentino" agricolo provinciale, in L'Azione, n. 12, Novara, 23 marzo 1956, p. 1. URL consultato il 17 dicembre 2024);
Giuseppe fu presidente sia dell'Unione Provinciale Agricoltori che dell'Unione Provinciale Allevatori;
1998: Giuseppe, mentre era alla dirigenza dell'Unione Interprovinciale Agricoltori di Novara e VCO e rappresentante del mondo agricolo nella Giunta della Camera di Commercio di Novara, fu eletto presidente dell'Est Sesia ( Caresana nuovo presidente dell'Est Sesia, in L'Azione, n. 9, Novara, 7 marzo 1998, p. 16. URL consultato il 23 novembre 2024).
^abcdMongiat, Porzio e Tuniz, 2003, Le terre del Basso Novarese: Borgolavezzaro, Tornaco, Vespolate, Terdobbiate, Nibbiola, Garbagna Novarese, pp. 268-269.
^ab Carlo Dionisotti, I Marchesi di Romagnano e i Conti di Biandrate, in Le famiglie celebri medioevali dell'Italia superiore, Torino, Tip. L. Roux e C., 1887, p. 76. URL consultato il 2 agosto 2023. Ospitato su Münchener DigitalisierungsZentrum - Digitale Bibliothek.
^AA. VV., 1981, Mario Crenna, La campagna novarese: panoramica storica attraverso i secoli XVI-XVIII, pp. 310-311.
^ Società storica lombarda, Il patriziato milanese, in Archivio storico lombardo - Giornale della Società storica lombarda, Milano, Libreria editrice G. Brigola, 1874, p. 462. URL consultato il 20 agosto 2021.
^ Antonio Manno, M, in Dizionario feudale degli antichi stati continentali della monarchia di Savoia, Firenze, Giuseppe Civelli, 1895, p. 167. URL consultato il 2 ottobre 2021.
^ Luigi Simonetta, La famiglia Morbio, su Società Storica Novarese. URL consultato il 4 dicembre 2024.
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^ Giuseppe Trezzi, Annunzii giudiziarii - Nota per subasta, in Supplimento alla Gazzetta Piemontese, n. 101, Torino, Tipografia di Giuseppe Favale, 24 agosto 1833, p. 507. URL consultato il 7 settembre 2022.
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