Tommaso CagnolaTommaso Cagnola, o Cagnoli (prima del 1479 – 1509 circa), è stato un pittore italiano, titolare di una delle principali botteghe presenti a Novara attiva tra il XV e il XVI secolo. BiografiaLe scarse fonti documentarie non consentono di individuare con esattezza le origini del pittore; si sa invece che fu titolare di quella che fu verosimilmente la più feconda bottega presente a Novara tra gli ultimi decenni del XV secolo e i primi del successivo. All'interno della bottega dei Cagnola operarono anche i suoi figli Giovanni, Francesco e Sperindio. Quest'ultimo divenne allievo e collaboratore di Gaudenzio Ferrari traghettando la produzione artistica della bottega verso forme espressive genuinamente rinascimentali. Al contrario, Giovanni e Francesco si mossero costantemente, anche se con minor talento, nella scia stretta degli insegnamenti paterni. La produzione artistica di Tommaso e dei suoi due figli, Giovanni e Francesco, si realizzò soprattutto in opere a fresco di soggetto religioso, apprezzate da una vasta committenza nel novarese, nel territorio ossolano, arrivando sino alla Valsesia. La loro attività si espresse essenzialmente in antiche chiese romaniche ed oratori di campagna, popolando tali edifici di immagini di santi e di scene evangeliche di gusto popolare, che dovevano corrispondere a speciali devozioni dei committenti, ovvero alla funzione didattica che la chiesa affidava ai cicli pittorici (come Biblia pauperorum). Nel dicembre del 1490 venne chiamato, insieme ai suoi figli, a Milano presso la corte degli Sforza per preparare gli allestimenti scenici per le contemporanee feste nuziali di Beatrice d'Este con Ludovico il Moro e di Anna Sforza con Alfonso d'Este[1]. In quell'occasione conobbe Bernardino Butinone e Bernardo Zenale, incaricati di dirigere la folta schiera di artisti convocati a corte, senza peraltro che l'incontro con i due importanti pittori milanesi lasciasse traccia nel suo linguaggio tardogotico. Difficile è spesso distinguere i contributi di Tommaso rispetto a quello del figlio Giovanni (di cui poco si conosce) e di Francesco, che fu peraltro pittore molto fecondo[2]. Il loro linguaggio, che si attarda vistosamente su forme tardo gotiche, si connota per alcune particolarità stilistiche che equivalgono ad una sorta di marchio di fabbrica. A. A. Boratto le specifica in questi termini: «Nota comune a tutti i Cagnola, con l'eccezione di Sperindio, è l'uso di tratteggiare i pavimenti degli interni con ciottoli rossi, l'utilizzo più o meno spiccato del broccato per rendere eleganti i vestiti e mettere in risalto i personaggi [...], i motivi vegetali che ornano i troni delle Madonne, e il particolare modo di rendere le aureole di Cristo che nella parte dorata tratteggia curiose "orecchie di topo". Una caratteristica che aiuta ad attribuire un'opera anonima alla mano di un Cagnola è il modo di trattare le capigliature: i capelli sembrano essere appena stati bagnati e pettinati tanto che le tracce lasciate dal pettine sono evidenti» FamigliaEra figlio di Giovanni e marito di Giustina Canta (appartenente all'omonima famiglia di pittori novaresi), con la quale ebbe numerosi figli: Giovanni, Francesco, Sperindio, Angelo, Evangelista, Profeta, Clemenza e Concordia[4]. Oltre che con i Canta, la famiglia era imparentata con i nobili Tettoni, grazie al matrimonio di Giovanni con Clemenza Tettoni, e i Bagliotti[4]. OpereUn catalogo delle opere che si possono assegnare con sicurezza a Tommaso comprende affreschi presenti nei seguenti edifici religiosi:
Sono inoltre attribuiti a Tommaso un Ritratto di nobiluomo ed una Madonna in trono con il Bambino, affreschi datati 1502, provenienti da una casa di Sogno – frazione di Villadossola – ora staccati e conservati al Sacro Monte di Domodossola[9]. Altre opere della sua bottega nelle quali è stata individuata la sua mano sono:
Oltre alle tante opere a fresco, Tommaso fu anche impegnato nella realizzazione di dipinti su tavola. È documentato come autore, assieme al figlio Sperindio, di due ancone realizzate nel 1507 e nel 1509 per la confraternita dei Disciplini di Gattinara, opere andate perdute. Nessuna altra tavola gli è attribuibile con certezza. Note
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