Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), biologo svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Centuria I. Plantarum" (Cent. Pl. I. 5 - 1755)[5] del 1755.[2]
Descrizione
Il portamentoInfiorescenzaI fioriSpighetta generica con tre fiori diversi
Queste piante arrivano ad una altezza di 1 - 4 dm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[6][7][8][9][10][11][12][13]
Radici
Le radici sono per lo più fascicolate; a volte sono secondarie da rizoma.
Fusto
I culmi sono cavi a sezione più o meno rotonda. I culmi sono solitari o fascicolati in un piccolo numero. Il portamento in genere è ginocchiato-ascendente. La superficie è pubescente specialmente in zone distali.
Foglie
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
Guaina: la guaina è abbracciante il fusto e priva di auricole (o raramente auricolate); il contorno è lacerato; la superficie è irsuta. Lunghezza della ligula: 3 – 5 mm.
Ligula: la ligula, acuta e più o meno sfrangiata, è membranosa e a volte è cigliata.
Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lineari-lanceolate e piatte. La pubescenza, su entrambe le facce, è densamente appressata per peli più o meno riflessi. Dimensione delle foglie: larghezza 3 – 5 mm; lunghezza 5 – 10 cm.
Infiorescenza
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere sono ramificate (i rami sono brevi - da 2 a 5 mm - o subnulli) e sono formate da alcune spighette solitarie ed hanno la forma di una pannocchia rigidamente eretta, densamente contratta con forme strettamente ellittiche. Il peduncolo dell'infiorescenza è pubescente nella zona distale. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Dopo la fioritura la pannocchia si colora di purpureo-violaceo. Dimensione delle pannocchie: larghezza 2 cm; lunghezza 5 – 10 cm.
Spighetta
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, sessili o quasi, compresse lateralmente e cuneate, sottese da due bratteedistiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 4 - 10 fiori. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto ogni fiore fertile. Dimensione delle spighette: larghezza 2 – 6 mm; lunghezza 1,5 – 5 cm con le reste.
Glume: le glume, persistenti, lanceolate o lineari e appuntite, sono più corte delle spighette e sono disuguali e minutamente pelose. Possiedono alcune nervature longitudinali (1 - 3 quella inferiore e 3 - 5 quella superiore) e una carena cigliata. Lunghezza delle glume: inferiore 6 – 8 mm; superiore 10 – 11 mm.
Palea: la palea è un profillo con alcune venature, è carenata e più corta del lemma.
Lemma: il lemma, lineare-lanceolato, con superficie da scabrosa a pubescente e consistenza cartacea, all'apice è bi-dentellato (denti lunghi 4 – 5 mm); il dorso, percorso da 5 - 7 nervature; la resta è lunga 1,5 – 2 cm. Dimensione del lemma: larghezza 2 - 2,2 mm; lunghezza 14 – 15 mm.
Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate.
L'androceo è composto da 2 - 3 stami ognuno con un breve filamento libero, una - due antere purpureo-violacee. Le antere (1 - 2) sono basifisse con deiscenza laterale e sono lunghe 0,6 – 1 mm (massimo 2 mm) e colorate di purpureo-violaceo. Il polline è monoporato.
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti colorati di marrone scuro, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. I cariossidi alla fruttificazione sono sottili.
Biologia
Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[14]
Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono gli incolti aridi, i ruderi e pendii asciutti. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[16]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1.000 ms.l.m. (3.900 ms.l.m. in Asia[13]); nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e in parte quello montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico alpino Bromus rubens appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Formazione: delle comunità pioniere a terofite e succulente
Classe: Thero-Brachypodietea
Ordine: Thero-Brachypodietalia
Alleanza: Thero-Brachypodion
Tassonomia
La famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9.000 specie[10][18]. È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere Bromus fa parte della sottofamiglia Pooideae, unico genere della tribù Bromeae.[6][7]
Filogenesi
La tribù Bromeae fa parte della supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982. La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Hordeeae e Bromeae. All'interno della supertribù, la tribù Bromeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Hordeeae.[19]
I Bromus della flora spontanea italiana sono suddivisi in tre gruppi (o subgeneri) distinti: Festucaria G. et G., Anisantha Koch e Bromus s.s. La specie di questa voce appartiene al gruppo Anisantha. Il ciclo biologico di queste piante è annuo con un aspetto molto diverso dalle specie del genere Festuca. A maturità le spighette si allargano all'apice. Le nervature delle due glume (con forme lanceolate o lineari lunghe 9 – 25 mm) sono diverse: quella inferiore ha una sola nervatura; quella superiore è trinervia. La resta dei lemmi (con forme lineari o lanceolate e lunghi complessivamente 30 – 80 mm) è inserita tra i due dentelli apicali del lemma stesso ed è più lunga della parte laminare. In alcune checklist queste specie possono essere descritte in un genere diverso (Anisantha).[8]
Altri studi descrivono questa specie nella sezione Genea Dumort. (il ciclo biologico è annuale; la gluma inferiore ha una sola vena; la pubescenza sporge dalla punta del lemma per almeno 1,5 mm). In Italia nella stessa sezione sono presenti le specie: Bromus diandrus Roth, 1787, Bromus madritensis L., e Bromus sterilis L. e Bromus tectorum L..[20]
G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN978-88-299-2718-0.
Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 88, n. 3, 2001, pp. 373-457. URL consultato il 16 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).