Nacque da Stefano De Lisi e Rosalia Romano. Studiò nelle botteghe di due scultori palermitani neoclassici: Valerio Villareale e Nunzio Morello. Ottenendo impressioni positive come disegnatore e operatore plastico, l'amministrazione di Palermo gli consegnò un pensionato che gli permise di soggiornare prima a Napoli e poi a Roma, dove si applicò nella conoscenza dei modelli antichi, scultura greco-romana, ma anche di seguire le moderne correnti di rinnovamento artistico, come l'opera di Tenerani.
Rimpatriò nel 1859, iniziando a lavorare in proprio e via via facendosi un nome come ritrattista, di busti e monumentifunerari per la nobiltà isolana, e dove irradiò la sua presenza in molteplici mostre ed esposizioni tipiche e nazionali. Nel 1861, per la Prima Esposizione Italiana di Firenze, realizzò due manufatti marmorei: Generale Garibaldi, oggi posizionato in Piazza Marina, nella città natale; e l'Ingenuità (perduto).
Nel pieno della sua carriera e della fama raggiunta, Benedetto De Lisi morì. Pur non avendo mai dato prova di sintesi e novità, la sua opera fu a lungo celebrata e la sua figura lodata dai romantici della Penisola.
Attribuzione dei gruppi scultorei L'Annunciazione, La Natività e il Profeta Isaia (1874), per la cappella dell'Immacolata della chiesa di Sant'Ignazio all'Olivella, Palermo
Luigi Sarullo e Benedetto Patera, Dizionario degli artisti siciliani - Scultura, vol. 3, 1ª ed., Palermo, Novecento Editrice, 1995, ISBN978-88-373-0198-9.