Augusto La TorreAugusto La Torre (Mondragone, 1º dicembre 1962) è un collaboratore di giustizia italiano. Fino al suo arresto e al successivo pentimento nel gennaio 2003 che ha portato all'arresto dei suoi stessi affiliati, La Torre era il capo dell'omonimo gruppo (dapprima satellite, poi rivale del clan dei Casalesi[1]) che operava nel comune di Mondragone con propaggini ad Aberdeen, in Gran Bretagna, e nei Paesi Bassi. In carcere, nel 2010, si è laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche e nel 2013 ha conseguito la laurea in Scienze Criminologiche per l'investigazione e la sicurezza. Nel 2016 ha conseguito il Master post laurea in Criminologia Critica. Attualmente è iscritto al Corso di Laurea in Sociologia Giuridica, della Devianza e del mutamento sociale[2]. Biografia criminaleAugusto La Torre è figlio di Tiberio La Torre e Paolina Gravano, suo fratello è Antonio La Torre. In giovane età, Augusto subentrò al comando del gruppo. Nel corso degli anni, La Torre si è occupato di estorsioni, controllo di varie attività economiche e contratti. L'egemonia del suo gruppo era radicata prevalentemente a Mondragone. Uno dei punti di forza dell'organizzazione furono le alleanze con i politici locali, infatti Mondragone fu il primo comune ad essere sciolto a causa dell'infiltrazione della Camorra negli anni 1990.[3][4] La Torre era sospettato di aver il suo tesoretto nelle banche olandesi. La sua organizzazione era anche nota per riciclare denaro in Costa d'Avorio con l'aiuto dell'ex cancelliere salernitano, Cesare Salomone.[5] Nell'ottobre 2019, La Torre è stato condannato all'ergastolo. Fu dichiarato colpevole di essere l'istigatore e l'esecutore del massacro di Pescopagano del 24 aprile 1990. Secondo la ricostruzione delle indagini, il massacro è avvenuto perché La Torre voleva "ripulire" l'area di Pescopagano dagli spacciatori africani[6]. Il 15 dicembre 2020 la pena viene ridotta a 20 anni dalla Corte d'appello di Napoli[7]. Vita privataAugusto La Torre ha un figlio, Francesco Tiberio. In un'intervista del 2017, Francesco ha dichiarato di aver scoperto il "lavoro" di suo padre sui giornali quando aveva 7 anni ed è scoppiato a piangere. Ha anche spiegato com'è stato crescere a Mondragone quando il clan La Torre era ancora attivo, dicendo che “sentivi la camorra nell’aria. Sentivi proprio l’odore. Adesso non lo senti nemmeno se ti metti a cercarlo.”[8] Durante gli anni del carcere, La Torre scrive libri, poesie, canzoni, pratica Yoga e dipinge. [9]. Note
Voci correlateCollegamenti esterniAugusto La Torre, da boss a collaboratore di giustizia: “La mia storia, tra corruzione e redenzione” |