Vasi canopi

Vasi canopi provenienti dalla tomba di Neskhons, moglie di Pinedjem II, morta nel 981 a.C. (British Museum)
Vasi canopi provenienti dalla tomba di Ty (XIX dinastia). Parigi, Museo del Louvre.
Vasi canopi di Tutankhamon della XVIII dinastia egizia. Museo egizio del Cairo.

I vasi canopi (o canopici) erano contenitori usati nell'Antico Egitto per conservare le viscere estratte dal cadavere durante la mummificazione e rappresentavano una caratteristica costante del rituale funebre egizio.

Il termine "canopo" deriva dal greco ed indica, per la forma, il tributo pagato dai Greci al dio Canopo[1], divinità a forma di giara con testa umana[2] ma che non aveva alcuna relazione con i visceri mummificati degli Egizi[3].

Un'altra teoria indica invece l'origine del termine nel culto di Osiride, rappresentato con forma di vaso, praticato dagli abitanti di Canopo[4].

Il termine egizio per i vasi canopi era Qebey en ut[5].

Storia

In origine, nell'Antico Regno, i visceri estratti dal corpo del defunto venivano riposti in una cassetta a 4 scomparti (il primo rinvenimento di tal genere nella tomba di [Hetep],[4] madre di Cheope, il cui corredo, completo, si trova al Museo egizio del Cairo). Solo con il Medio Regno, e segnatamente con la XII dinastia, viene introdotto l'uso dei veri e propri vasi canopi, con coperchio a forma di testa umana, generalmente in onice, contenuti in una cassetta a scomparti protetta da 4 dee (Iside, Nephtys, Neith e Selkis). Con il Secondo Periodo Intermedio si ritorna alla deposizione dei visceri in una cassetta unica suddivisa in quattro scomparti mentre, con il Nuovo Regno e segnatamente con la XIX dinastia, si instaura l'usanza dei vasi canopi dotati di coperchi che rappresentano le teste dei quattro Figli di Horo[1] che avranno un posto di rilievo anche nella cerimonia della psicostasia:

  • Hamset (umana), per il fegato;
  • Hapi (babbuino), per i polmoni;
  • Kebehsenef (falco), per gli intestini;
  • Duamutef (sciacallo), per lo stomaco.

I vasi canopi, a loro volta, sono contenuti in una scatola lignea a forma di santuario protetto dalle quattro dee.[1] Durante il Terzo Periodo Intermedio, con la XXI dinastia, gli organi interni vengono imbalsamati e riposizionati all'interno del corpo; esistono, tuttavia, i vasi canopi, ma, in qualche caso, si tratta di simulacri, in quanto i vasi stessi non sono cavi.[4] Con la XXV dinastia, infine, i vasi canopi ricompariranno funzionalmente, così come in epoca Tolemaica.

Sacerdote con canopo osiriaco

Canopi etruschi

Legata al culto dei morti è la produzione dei canòpi, vasi destinati a contenere le ceneri del defunto (la cremazione era diffusa soprattutto nella zona del Chiusi), molti dei quali si possono vedere al museo etrusco di Chianciano Terme
In molti casi i coperchi erano modellati in forme umane anche se non si può parlare di veri e propri ritratti. Che venivano messi nelle necropoli.
Questo tipo di immagine era comunque sconosciuta ai Greci, che preferivano la rappresentazione di figure ideali.

Note

  1. ^ a b c Margaret Bunson, Enciclopedia dell'antico Egitto, pag. 292
  2. ^ Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, pag. 80
  3. ^ Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, pag. 79
  4. ^ a b c Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto, pag. 81
  5. ^ Egyptian canopic jars for medicaland Egyptological research

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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