Unis

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Unis
Il sarcofago di Unis, in basalto, nella camera sepolcrale della sua piramide.
Re dell'Alto e Basso Egitto
In caricatra i 15 e i 30 anni di regno, nella prima metà del XXIV secolo a.C.
PredecessoreDjedkara Isesi
SuccessoreTeti
Morteca. 2350 a.C.[1]
Sepolturapiramide di Unis
Luogo di sepolturaSaqqara
DinastiaV dinastia egizia
PadreDjedkara Isesi?
Madresconosciuta
ConiugiNebet
Khenut
FigliHemetra Hemi, Khentkaues, Neferut, Nefertkaues Iku, Sesheshet Idut.

Incerti: Unis-Ankh, Iput I, Nebkauhor, Shepsespuptah

«I fiori sbocciati dalla pura terra sono Unis [...] ed è Unis al naso del Grande e Potente Dio. Unis brilla come Nefertum [dio del profumo], come il fiore di loto alla narice di Ra quando appare ogni giorno all'orizzonte e gli dei vengono purificati al Suo sguardo.»

Unis (anche Unas e Uenis; ellenizzato in Oenas e Onnos) (... – 2350 a.C.) è stato un faraone appartenente alla V dinastia egizia. Il suo regno durò tra i 15 e i 30 anni, nella prima metà del XXIV secolo a.C. succedendo a re Djedkara Isesi, che forse fu suo padre[3]. Le imprese del suo regno, che fu un periodo di crisi economica, sono poco conosciute. Inoltre la sua epoca fu segnata da una progressiva dispersione del potere fra i governatori locali la quale, unita alla progressiva perdita d'influenza del faraone, contribuirà al collasso dell'Antico Regno, due secoli dopo di Unis. Il culto funerario di Unis sopravvisse alla fine traumatica dell'Antico Regno e al caos del Primo periodo intermedio; era ancora praticato durante il Medio Regno (ca. 2050 a.C. - 1650 a.C.), anche se ciò non impedì ad Amenemhat I e a Sesostri I di spogliare parzialmente il suo complesso funerario per riciclarne i materiali. In parallelo con il culto ufficiale, Unis ricevette una certa venerazione popolare, limitata a Saqqara, fino alla fine del Periodo tardo (664 a.C. - 332 a.C.), circa 2000 anni dopo la sua morte.

Come ha osservato l'egittologo britannico Toby Wilkinson, considerando l'oscurità delle informazioni sul suo regno e i significati ambigui e talvolta impenetrabili delle iscrizioni nella sua piramide:

«Unis rimane un enigma e un paradosso.»

Biografia

Petroglifo di Unis, dei suoi nomi e dei suoi titoli sull'Isola Elefantina. Disegno di Flinders Petrie.

Famiglia

Unis divenne faraone alla morte di Djedkara Isesi, che forse fu suo padre, benché manchino completamente prove in tal senso[5]. La successione avvenne senza contrasti[6]. Ebbe almeno due mogli: le regine Nebet e Khenut, poi sepolte in una imponente doppia mastaba nei pressi della piramide di Unis[7]. Nebet fu madre del Figlio del Re, Ciambellano Reale, Sacerdote di Maat e Ispettore per l'Alto Egitto, il principe Unis-ankh, il quale probabilmente morì intorno all'anno 10 di regno del padre[8]. La paternità di Unis per il principe Unis-Ankh è suggerita dal nome, dal titolo e della presenza della sua tomba nelle vicinanze dei sepolcri di Unis e Nebet; comunque, la questione è dibattuta[9]. Sono stati proposti altri due figli per Unis, chiamati Nebkauhor e Shepsespuptah, ma il legame con questi ultimi è ancora più dubbio e discusso[10]. Verosimilmente, Unis morì senza eredi maschi[10]. Ebbe però almeno cinque figlie: Hemetra Hemi, Khentkaues, Neferut, Nefertkaues Iku, Sesheshet Idut[11]. Non è certa la sua paternità della futura regina Iput I, sposa di re Teti della VI dinastia[12].

Sulla durata del suo regno le fonti sono abbastanza concordi nell'indicare 30-33 anni. Un monumento rinvenuto nell'isola di Elefantina potrebbe implicare un viaggio colà per ricevere l'omaggio dei capi nubiani. La rappresentazione di una giraffa su un rilievo e la presenza a Biblo di frammenti di vasi recanti il nome Unis confermano che anche durante il regno di questo sovrano l'Egitto mantiene rapporti commerciali sia con le zone più interne dell'Africa che con i paesi dell'area mediterranea.

Il complesso funerario di Unis, che si trova nella necropoli di Saqqara presenta, per la prima volta, le lunghe colonne di iscrizioni in geroglifico, con i simboli riempiti di colore azzurro, che sono note come Testi delle piramidi e che diventeranno comuni durante la VI dinastia.

Morte di Unis: il dibattito sulla fine della V dinastia

Cartiglio di Unis nella Lista di Abido. Tempio di Seti I ad Abido.

Nella sua storia dell'antico Egitto (Aegyptiaka), il sacerdote tolemaico Manetone fece coincidere la fine della V dinastia con la morte di Unis[13], probabilmente perché Unis morì senza un erede maschio: il principe Unis-Ankh era premorto al padre[5]. Ciò potrebbe aver causato una crisi di successione[14], sottolineata dal nome personale scelto dal faraone Teti una volta succeduto a Unis: Seheteptawy, che significa Colui Che riconcilia le Due Terre[13][14]. La pretesa di Teti sul trono potrebbe essere derivata dal suo matrimonio con Iput I, possibile figlia di Unis[15]. Questa evenienza è molto dibattuta, dal momento che l'interpretazione di quei titoli che la renderebbero figlia di Unis è incerta[16][17]. Comunque, la possibilità che Teti abbia potuto legittimare la sua pretesa al trono sposando un membro della famiglia reale è rifiutata da molti egittologi, fra cui Munro, Dobrev, Baud, Mertz, Pirenne e Robin, i quali non ritengono che il trono dei faraoni fosse trasmissibile per linea femminile[18].

A supporto della affermazione di Manetone, la Lista regale di Torino pone una netta cesura tra Unis e il successore Teti. Benché il Papiro di Torino non suddivida i faraoni per dinastie, che furono un'invenzione di Manetone, l'egittologo ceco Jaromír Málek ha osservato:

«Il criterio per tale divisione nel Canone di Torino era lo spostamento della capitale e della residenza reale.»

Malek ha così concluso che la capitale dell'Egitto, nota allora con il nome di Inbu-Hedy (Bianche Mura), fu sicuramente soppiantata all'epoca da un insediamento più a sud rispetto al palazzo di Unis, situato nella parte meridionale di Saqqara. Nel II millennio a.C., questi insediamenti diedero infine vita alla grande città di Menfi. A dispetto delle motivazioni che spinsero Manetone a far terminare la V dinastia con Unis, probabilmente gli abitanti dell'Egitto non percepirono un cambiamento particolare nel passaggio da una dinastia all'altra. L'amministrazione dello Stato non accusò segni di disturbo; le carriere dei vari funzionari continuarono normalmente dal regno di Unis a quello di Teti[13]. Siccome è probabile che gli antichi egizi non avessero il concetto di dinastia, la distinzione tra la V e la VI dinastia sarebbe illusoria.

Cambiamenti nella religione e nella regalità

I regni di Djedkara Isesi e Unis coincisero con un periodo di profondi mutamenti della antica religione egizia e della ideologia regale[20]. Un'analisi statistica condotta sui sigilli d'argilla recanti il nome d'Horus dei faraoni della V dinastia ha suggerito un declino del culto del faraone durante il regno di Unis, che continuò durante il regno del successore Teti, di cui esistono solamente due sigilli[21]. Questa progressiva carenza di sigilli reali riflette, verosimilmente, un calo dell'influenza del sovrano e della sua presenza nell'amministrazione, a favore del clero e dei governatori locali[14].

Nel frattempo, il culto di Osiride cominciava ad assumere una notevole importanza, fino a sostituire il faraone nel ruolo di garante della vita dei sudditi dopo la loro morte (funzione attribuita, fino a quel momento, al re)[22]. Come ha osservato l'egittologo tedesco Hartwig Altenmüller:

«L'aldilà non dipendeva più dal rapporto fra l'individuo mortale e il re [...], era invece collegato al suo atteggiamento etico direttamente nei confronti di Osiride.»

Viceversa, il culto di Ra - intimamente connesso al culto del faraone, che era considerato Figlio di Ra (Sa-Ra) - subì un apparente declino[14], pur rimanendo il dio supremo del pantheon egizio. Djedkara Isesi e Unis non edificarono alcun tempio per il culto solare, interrompendo una tradizione che aveva impegnato tutti gli altri sovrani della V dinastia, particolarmente devoti a Ra[23]. Inoltre, il nome di Unis e già quello del nonno Menkauhor non contengono alcun riferimento a Ra, altro fatto assai insolito rispetto alla tradizione stabilita un secolo prima da Userkaf, il quale chiamò il proprio figlio Sahura.

Piramide

Rovine della piramide di Unis a Saqqara.

Unis si fece edificare una piramide a nord di Saqqara, fra la piramide di Sekhemkhet (ca. 2640 a.C.) e il lato sud-occidentale del complesso piramidale di Djoser (ca. 2670 a.C.), in simmetria con la più recente piramide di Userkaf (ca. 2490 a.C.)[24]. Durante l'edificazione, gli operai livellarono la zona coprendo tombe più antiche[3], fra cui quella del faraone Hotepsekhemwy, fondatore della II dinastia (ca. 2890 a.C.)[24]. Il nome della piramide era Nefer Isut Unis, che significa Belli sono i luoghi di Unis[25]. È la più piccola fra le quelle completate durante l'Antico Regno, con una base di 57.7 metri × 57.7 metri, per un'altezza di 43 metri[24].

Testi delle piramidi nella piramide di Unis

La camera sepolcrale di Unis, con il sarcofago di basalto, vista dall'anticamera attraverso la porta danneggiata che le collega. Entrambe la stanze sono ricoperte di Testi delle piramidi.
Disegno della camera sepolcrale di Unis con l'archeologo Gaston Maspero.

La grande innovazione della piramide di Unis è la prima apparizione dei Testi delle piramidi, fra i più antichi testi religiosi egizi giunti sino a oggi - anche considerando che il linguaggio arcaico di alcune sezioni ne suggerisce l'appartenenza a un'epoca di molto precedente allo stesso Unis[26]. Facendo incidere tali numerose colonne di testo sulle pareti delle sue camere sepolcrali, Unis diede inizio a una tradizione che fu seguita dai re (e da alcune regine) della VI dinastia, nelle loro piramidi, fino alla fine dell'Antico Regno, due secoli dopo[27].

Furono incise 283 formule, in geroglifici dipinti di blu, sulle pareti del corridoio, dell'anticamera e della camera sepolcrale di Unis; questo insieme costituisce la raccolta più completa di Testi delle piramidi attualmente conosciuta[28]. Le formule avevano lo scopo di garantire la protezione dei resti del sovrano, infondere nuovamente lo spirito nella sua mummia e assicurarne l'ascesa tra gli dei dopo aver sconfitto le forze maligne del mondo dei morti, ricongiungendosi infine con il dio-sole Ra, reputato il suo padre divino. Facendo scolpire queste formule nelle camere interne della piramide, Unis si assicurava che avrebbe potuto beneficiare del loro magico effetto anche quando il suo culto funerario sarebbe cessato[3].

L'ottimo stato di conservazione delle iscrizioni dimostra che furono scolpite in modo da essere lette dal ba di Unis, che si credeva sarebbe sorto dal sarcofago, circondato da frasi magiche e offerte rituali, grazie alle formule di resurrezione[28]. Il ba sarebbe successivamente uscito dalla camera sepolcrale, che include testi che identificano il faraone con Osiride nel Duat, l'aldilà egizio, e si sarebbe recato nell'anticamera simboleggiante l'Akhet, il luogo dove il sole sorge e tramonta (traducibile come orizzonte oppure montagna di luce). A questo punto, il ba si sarebbe rivolto a oriente, dove il sole sorge, e oltre le pareti stesse della piramide, verso la falsa porta del tempio funerario dove si svolgevano i riti per Unis defunto. Infine, il ba avrebbe raggiunto Ra, in cielo, passando ancora attraverso il corridoio della piramide[28].

Esempio di Testi delle piramidi su una parete della camera sepolcrale di Unis.

Dibattito sull'Inno Cannibale

Fra le formule inscritte nell'anticamera si trovano le due, piuttosto estese e ricche di metafore e allusioni oscure, che compongono il cosiddetto Inno Cannibale, il passo più famoso e, forse, più enigmatico dei Testi, dove il faraone è descritto mentre vola in cielo attraversando una tempesta e macellando, cuocendo e mangiando sia uomini che dei per nutrirsi della loro energia e magia (cfr. il passo dalla formula n°274 fra gli esempi che seguono)[28]. Mentre la maggior parte degli egittologi ritiene molto improbabile che Unis abbia potuto praticare realmente il cannibalismo, Ernest Alfred Wallis Budge riteneva che l'Inno Cannibale si rifacesse a pratiche di un'epoca molto più antica, quando il cannibalismo sarebbe stato praticato in Egitto. Come osserva l'egittologo Toby Wilkinson, è probabile che tale inno suonasse primitivo già alle orecchie dei contemporanei di Unis, al punto da essere utilizzato solamente un'altra volta, nella piramide del faraone Teti, per poi uscire dal canone dei Testi delle piramidi[29]. In una versione modificata, divenne la formula n°573 dei Testi dei sarcofagi[29].

Esempi

«O unguento, o unguento, sali, presto! [Tu] che sei sulla fronte di Horus, sali! Olio di cedro di prima qualità. Presto! Tu sei stato posto sulla fronte di questo Unis, cosicché Egli possa sentire dolcezza sotto di te. Tu gli permetti di avere potere sul Suo corpo, tu fai sì che il Suo terrore sia negli occhi di tutti gli spiriti quando Egli li guarda - e di chi chiunque sente il Suo nome.»

«Solleva il Tuo volto, Osiride, solleva il Tuo volto, o Unis, Colui il Cui spirito parte. Solleva il Tuo volto, Unis, onorato e d'ingegno acuto, che Tu veda cosa esce da Te! Loda e prendi parte a ciò! PulisciTi, Unis, apri la Tua bocca mediante l'Occhio di Horus! Chiama il tuo ka, come Osiride, che possa difenderTi contro ogni genere d'ira dei morti! Unis, ricevi questo Tuo pane che è l'Occhio di Horus!»

«O Osiride re Unis, prendi l'Occhio di Horus che essi hanno leccato.»

«Atum-Ra, questo Unis giunge a Te; [come] spirito indistruttibile, Tuo figlio giunge a Te, questo Unis giunge a Te. Possa Tu attraversare il cielo, unito alla tenebra. Possa Tu sorgere nel luogo della luce, il luogo dove Tu splendi!»

«Unis è Colui Che mangia gli uomini, Si nutre degli dei [...] Unis mangia la loro magia, inghiotte i loro spiriti: i loro grandi per il pasto mattutino, i loro mezzani per il pasto serale, i loro piccoli per il pasto mattutino, e gli uomini e le donne più vecchi per avere energia.[...] Perché Unis è sorto ancora nel cielo, Egli è incoronato Signore dell'orizzonte. Egli ha fracassato vertebre e spine dorsali. Egli ha strappato i cuori degli dei. Egli ha mangiato la Corona Rossa e inghiottito la Verde. Unis si nutre dei polmoni del saggio, Si soddisfa vivendo del suo cuore e della sua magia.»

«Se Unis è stregato, Atum sarà stregato. Se Unis è contrario, Atum sarà contrario. Se Unis è colpito, Atum sarà colpito. Se Unis è ostacolato, Atum sarà ostacolato. Unis è Horus, Unis è venuto dopo Suo padre, Unis è venuto dopo Osiride. O Tu, Viso-davanti-e-dietro, conduci [ciò] a Unis! Che traghetto Ti devo condurre? Conduci Unis da quello che vola, da uno che attera.»

Liste reali

Lo stesso argomento in dettaglio: Liste reali egizie.
Lista di Abido Lista di Saqqara Canone Reale Anni di regno
(Canone reale)
Sesto Africano Anni di regno
(Sesto Africano)
Eusebio di Cesarea Anni di regno
(Eusebio di Cesarea)
33
E34
n
is

wn i s - Unis

32
E34
n
is

wn i s - Unis

3.25
E34
n
is

wn i s - Unis

30 Onnos 33 non citato

Titolatura

Lo stesso argomento in dettaglio: Titolatura reale dell'antico Egitto.
Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
wADtA
tA
w3d t3 wj Wadit3wy Colui che rende fiorenti le Due Terre
G16
nbty (nebti) Le due Signore
wADm
w3d m Wadj em (nebti) Colui che rende fiorenti Le Due Signore
G8
ḥr nbw Horo d'oro
wAD G5
nbw
w 3d bik nbw Wadj bik nebu Il falco d'oro è fiorente
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
E34
n
is
w n i s Unis
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
wnnis
w n i s Unis

Altre datazioni

Autore Anni di regno
von Beckerath 2342 a.C. - 2322 a.C.[34]
Malek 2341 a.C. - 2311 a.C.[35]

Predecessore Signore dell'Alto e del Basso Egitto Successore
Djedkara Isesi Antico Regno Teti

Curiosità

  • Il gruppo brutal death metal statunitense Nile ha composto una canzone dedicata ad Unis, Unas Slayer Of The Gods (lunga quasi 12 minuti e presente nell'album In Their Darkened Shrines), dove viene raccontato del presunto cannibalismo del faraone egizio. Tra lunghe parti strumentali e voci gutturali molto profonde, i Nile creano un'opprimente atmosfera catacombale, grazie anche all'utilizzo di strumenti antichi tipici degli Antichi Egizi.

Note

  1. ^ Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003 ISBN 88-452-5531-X. p.468.
  2. ^ R. T. Rundle Clark, Myth and Symbol in Ancient Egypt, Thames & Hudson (1978). ISBN 0-500-27112-7. p.67.
  3. ^ a b c Altenmüller, Hartwig (2001). "Old Kingdom: Fifth Dynasty". In Redford, Donald B. The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Volume 2. Oxford University Press. pp. 597–601. ISBN 978-0-19-510234-5. p.600.
  4. ^ a b Toby Wilkinson, Lives of the Ancient Egyptians, Thames & Hudson, Londra 2007. ISBN 978-0-500-05148-1. p.59.
  5. ^ a b Grimal, Nicolas (1992). A History of Ancient Egypt. Oxford: Blackwell publishing. ISBN 978-0-631-19396-8. p.80.
  6. ^ Baud, Michel (1999). Famille Royale et pouvoir sous l'Ancien Empire égyptien. Tomo 2. Bibliothèque d'étude 126/2. Cairo: Institut français d'archéologie orientale. ISBN 978-2-7247-0250-7. p.563.
  7. ^ Baud (1999), pp.489, 545.
  8. ^ Onderka, Pavel (2009). The Tomb of Unisankh at Saqqara and Chicago (Diploma). Charles University in Prague, Czech Institute of Egyptology. p.166.
  9. ^ Onderka (2009), pp.150, 167-70.
  10. ^ a b Onderka (2009), p. 170.
  11. ^ Baud (1999), pp.496-7, 499, 519, 564-5.
  12. ^ Baud (1999), pp.410-11.
  13. ^ a b c Grimal (1992), p. 80.
  14. ^ a b c d Verner, Miroslav (2001b). "Old Kingdom: An Overview". In Redford, Donald B. The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Volume 2. Oxford University Press. ISBN 978-0-19-510234-5. pp. 585–591.
  15. ^ Stevenson Smith, William (1971). "The Old Kingdom in Egypt". In Edwards, I. E. S.; Gadd, C. J.; Hammond, N. G. L. The Cambridge Ancient History, Vol. 2, Parte 2: Early History of the Middle East. Cambridge: Cambridge University Press. pp. 145–207. ISBN 978-0-521-07791-0. p.190.
  16. ^ Iput I ebbe il titolo di z3t nswt-bjtj, che significa letteralmente Figlia del re dell'Alto e del Basso Egitto. Questo titolo potrebbe essere una variante di z3t-ntjr, indicante che fu madre di un re (Pepi I).
  17. ^ Baud (1999), p. 410-11.
  18. ^ Baud, Michel; Dobrev, Vassil (1995). "De nouvelles annales de l'Ancien Empire Egyptien. Une "Pierre de Palerme" pour la VIe dynastie". Bulletin de l'Institut Francais d'Archeologie Orientale (BIFAO). 95: 23–92.
  19. ^ Malek, Jaromir (2000a). "The Old Kingdom (c.2160-2055 BC)". In Shaw, Ian. The Oxford History of Ancient Egypt. Oxford University Press. ISBN 978-0-19-815034-3. p.103.
  20. ^ Goedicke, Hans (1971). Re-Used Blocks from the Pyramid of Amenemhet I at Lisht. New York: Metropolitan Museum of Art, Egyptian Expedition. ISBN 978-0-87099-107-3. p.155.
  21. ^ Verner, Miroslav (2001a). "Archaeological Remarks on the 4th and 5th Dynasty Chronology". Archiv Orientální. 69 (3): pp.363-418.
  22. ^ a b Altenmüller (2001), p.601.
  23. ^ Verner, Miroslav (2003). Abusir: The Realm of Osiris. The American University in Cairo Press. ISBN 978-977-424-723-1. p.84.
  24. ^ a b c Lehner, Mark (1997). The Complete Pyramids. New York: Thames & Hudson. ISBN 978-0-500-05084-2. p.154.
  25. ^ Grimal (1992), p.118.
  26. ^ Lehner (1997), pp. 154-5.
  27. ^ Allen, James (2001). "Pyramid Texts". In Redford, Donald B. The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Volume 3. Oxford University Press. ISBN 978-0-19-510234-5. pp. 95-8.
  28. ^ a b c d Lehner (1997), p. 33.
  29. ^ a b cur.Toby Wilkinson, Writings from Ancient Egypt, Penguin Books, 2016. ISBN 978-0-141-39595-1. p.93.
  30. ^ a b c [1]
  31. ^ Oakes, Lorna; Gahlin, Lucia (2002). Ancient Egypt: An Illustrated reference to the myths, religions, pyramids and temples of the Land of the Pharaohs. New York: Hermes House. ISBN 978-1-84309-429-6. p.94.
  32. ^ cur.Toby Wilkinson, Writings from Ancient Egypt, Penguin Books, 2016. ISBN 978-0-141-39595-1. pp.90-2.
  33. ^ Werner Forman, Stephen Quirke, Hieroglyphs & the Afterlife in Ancient Egypt, British Museum Press, London 1996. ISBN 0-7141-0995-9. p.58.
  34. ^ Chronologie des Pharaonischen Ägypten (Chronology of the Egyptian Pharaohs), Mainz am Rhein: Verlag Philipp von Zabern. (1997)
  35. ^ (con John Baines), Atlante dell'antico Egitto, ed. italiana a cura di Alessandro Roccati, Istituto geografico De Agostini, 1980 (ed. orig.: Atlas of Ancient Egypt, Facts on File, 1980)

Bibliografia

  • Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bompiani, Milano, 2003, ISBN 88-452-5531-X
  • Alan Gardiner, La civiltà egizia, Einaudi, Torino, 1997
  • W.S. Smith, Il Regno Antico in Egitto e l'inizio del Primo Periodo Intermedio, in Storia antica del Medio Oriente, 1/3, parte seconda, Il Saggiatore, Milano, 1972
  • John A. Wilson, Egitto - I Propilei, volume I, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967
  • Federico Arborio Mella, L'Egitto dei Faraoni, Mursia, ISBN 88-425-3328-9
  • Nicolas Grimal, Storia dell'antico Egitto, Editori Laterza, Roma-Bari, 2008, ISBN 978-88-420-5651-5

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