Nella stagione 1989-1990 l'Udinese rinforzata da due nazionali argentini, il difensore Sensini e l'attaccante Balbo, e dalla bandiera madridista l'esperto Gallego, disputa il campionato di Serie A, tuttavia nell'immediato, questi rinforzi non sono bastati a far fare un salto di qualità alla neopromossa squadra bianconera, che è di nuovo retrocessa con 27 punti, quart'ultima.
Passata per l'avvicendamento in panchina a fine dicembre, di fatto a metà stagione tra Bruno Mazzia e Rino Marchesi,[1] l'Udinese è giunta a giocarsi la salvezza in Serie A all'ultimo turno, in una nutrita bagarre che la vedeva contrapposta a Cesena, Fiorentina, Genoa e Verona per gli ultimi due posti disponibili:[2] pur superando l'Inter campione uscente al Friuli in un pirotecnico (4-3), i risultati provenienti dagli altri campi, hanno condannato i bianconeri all'immediato ritorno in Serie B.[3] Con i friulani sono retrocesse tra i cadetti il Verona, la Cremonese e l'Ascoli. Lo scudetto è stato vinto per la seconda volta dal Napoli, davanti al Milan.
Dopo i mondiali di Italia '90 scoppia un caso Udinese, la Commissione disciplinare, condanna dopo la sentenza d'appello l'Udinese a scontare 5 punti nel prossimo campionato di Serie B, ed inibisce il presidente Giampaolo Pozzo con tre anni di squalifica, per una tentata combine nella partita con la Lazio.
Deludente anche il cammino in Coppa Italia, con i bianconeri friulani eliminati già nel primo turno estivo dal Taranto, una formazione militante in Serie C1, in un epilogo ai tiri di rigore.