Tito Statilio Tauro (console 44)
Tito Statilio Tauro (in latino: Titus Statilius Taurus; 12 circa – Roma, 53) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano. BiografiaOrigini familiariMembro della gens Statilia, famiglia probabilmente originaria della città lucana di Volcei[1][2][3][4][5][6] ed entrata forse in senato sotto Cesare[7], Tauro era nipote[8][9] o meno probabilmente pronipote[5][10] del primo senatore della famiglia[11], il grande generale Tito Statilio Tauro, console suffetto nel 37 a.C. e, per la seconda volta, ordinario nel 26 a.C.[12]: definito adiutor di Augusto alla pari di Agrippa[11], il generale fondò le fortune economiche, politiche e sociali della famiglia[9], venendo con ogni probabilità adlectus inter patricios da Ottaviano nel 30 a.C. tramite la lex Saenia ed elevando così la gens al rango di patrizi[5][9][13][14][15]. Il generale sembra aver avuto almeno due mogli[8][9]: dalla prima aveva avuto[8][9] l'omonimo Tito Statilio Tauro[16], triumvir monetalis nell'8 a.C.[17] ma evidentemente morto giovane senza aver ricoperto cariche pubbliche[5]; dalla seconda, una Cornelia del ramo dei Cornelii Sisennae[8][9], ebbe probabilmente il console ordinario dell'11, Tito Statilio Tauro[18], e il console ordinario del 16 Sisenna Statilio Tauro[19], oltre a due figlie, di cui una andò in moglie al console ordinario dell'1 a.C. Lucio Calpurnio Pisone l'Augure[8][9][20]. Tale ricostruzione, proposta su basi cronologiche e prosopografiche da Ronald Syme[8] e accettata da altri studiosi[9][21][22], è però stata contrapposta alla vulgata precedente, che vedeva nel triumvir monetalis il padre o, meglio, lo zio dei consoli dell'11 e del 16[5][10]. Se una figlia di Sisenna andò poi in sposa al console suffetto del 44 o 45 Tito Axio[23], il console dell'11 sposò invece una Valeria Messalina[24], figlia di Marco Valerio Messalla Corvino[25], altro grande amicus di Augusto e console ordinario del 31 a.C.[5][9][26]: dal loro matrimonio nacquero Tauro[27], il console ordinario del 45 Tauro Statilio Corvino[28] e Statilia Messalina[29], moglie del figlio del console suffetto del 31 Sesto Tedio Valerio Catullo e madre del console ordinario del 73 e amicus di Domiziano Lucio Valerio Catullo Messalino[26]. Il matrimonio del console dell'11 con Valeria Messalina aprì agli Statilii le porte della più alta aristocrazia romana, già socchiuse dal legame con i Calpurnii Pisones e i Cornelii Sisennae: gli Statilii si trovarono così legati a famiglie illustri del calibro dei Claudii Marcelli, dei Claudii Pulchri, dei Quinctilii Vari (legati agli Appuleii, ai Cornelii Dolabellae e ai Nonii Asprenates - a loro volta connessi ai Volusii Saturnini, imparentati con i Lollii, i Memmii Reguli e i Valerii Asiatici), dei Iunii Silani (legati, tra l'altro, alla famiglia imperiale: Marco Giunio Silano Torquato sposò Emilia Lepida, pronipote di Augusto[30]), dei Sulpicii Quirinii, degli Aemilii Lepidi (legati ai Cornelii Sullae e ai Pompeii) e degli Scribonii (a loro volta connessi ai Pompeii e ai Licinii Crassi)[5][26][31]. Non da ultimo, va notato come la stessa imperatrice moglie di Claudio, Valeria Messalina, fosse parente degli Statilii grazie al loro legame con i Valerii Messallae[31]. CarrieraGli inizi della carriera di Tauro sono avvolti nel mistero[32]. Il suo primo incarico noto, infatti, è il suo consolato ordinario per il 44 al fianco di Gaio Sallustio Crispo Passieno, console per la seconda volta[32][33][34][35][36][37]: Tauro rimase in carica da gennaio fino a giugno, anche dopo che, a marzo, Sallustio fu sostituito da Publio Calvisio Sabino Pomponio Secondo[32][38]; i due furono sostituiti o dalla coppia formata da Tito Axio e Tito Mussidio Polliano o da altri due consoli ignoti (forse Gaio Calpurnio Pisone o Pompeo Pedone o Publio Ostorio Scapula)[39]. Tauro fu poi sorteggiato come proconsole d'Africa, probabilmente per l'anno 52/53[5][32][40]. Al suo ritorno nel 53, però, il suo stesso legato proconsolare, Marco Tarquizio Prisco, su istigazione di Agrippina, apparentemente bramosa degli splendidi horti Tauriani di proprietà di Tauro[41][42][43], accusò Tauro di repetundae e soprattutto di magicae superstitiones[44][45]: è stato ipotizzato che Prisco, impoverito, volesse, con l'accusa, ottenere vantaggi economici oltre che politici[46][47][48][49]. Tauro, insofferente dell'accusa e dell'oltraggio subito, decise di togliersi la vita prima del termine del processo[44], certo per impedire la confisca dei propri beni[5][49]: il senato probabilmente decise di non proseguire con il processo[49], e Prisco si trovò espulso dal consesso, evidentemente portando ad uno smacco, per quanto piccolo, per Agrippina[44][47][48][49] (una volta rientrato in senato, Prisco fu poi condannato nel 61 per repetundae, con grande soddisfazione dei senatori che ancora ricordavano l'oltraggio subito da Tauro[50]). È stato ipotizzato che, considerando anche la caduta in disgrazia del fratello di Tauro apparentemente perché coinvolto in una congiura contro Claudio nel 46[51][52], i due fratelli non fossero visti di buon occhio dai circoli claudiani, nonostante le loro straordinarie connessioni familiari[5][47][48]: ciò andrebbe però a contravvenire agli onori mostrati proprio ai due fratelli, come i due consolati ordinari consecutivi del 44 e 45[53][54]. In ogni caso, i due furono gli ultimi consoli della famiglia[9]. Tuttavia, una figlia di Tauro o del fratello Corvino raggiunse comunque i massimi onori[55]: ella fu infatti Statilia Messalina, moglie in quarte nozze del console ordinario del 65 Gaio Giulio Vestino Attico e in quinte nozze del princeps Nerone, alla cui morte sopravvisse arrivando fino all'epoca di Domiziano[56]. Note
Bibliografia
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