Termopolio di Asellina

Termopolio di Asellina
CiviltàRomani
UtilizzoTermopolio
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComunePompei
Scavi
Data scoperta1911
Date scavi1911-1912
Amministrazione
PatrimonioScavi archeologici di Pompei
EnteParco archeologico di Pompei
Visitabile
Sito webpompeiisites.org/sito_archeologico/thermopolium-di-asellina/
Mappa di localizzazione
Map

Il termopolio di Asellina è un termopolio di epoca romana dell'antica Pompei, ubicato nella regio IX, insula 11, civico 2.

Storia

Sepolto durante l'eruzione del Vesuvio del 79, fu riportato alla luce nel 1911[1] ed esplorato fino al 1912: al momento del suo ritrovamento si decise di lasciare nello stesso posto tutti gli elementi pervenuti[2], per poi essere spostati, eccetto alcune anfore[3].

Descrizione

Il termopolio, che affaccia direttamente su via dell'Abbondanza, è caratterizzato da un bancone a forma di L[4], che chiude per quasi la sua interezza, eccetto un piccolo varco per accedere all'interno, l'ingresso sulla strada[5].

Il bancone è in muratura, intonacato in rosso e ricoperto sul piano da pezzi di marmo[5]: al suo interno sono posti quattro dolia in terracotta, mentre all'estremità è un fornello, sempre in terracotta, rivestito internamente in bronzo[5]. Lungo le mure all'interno del locale si notano dei solchi dove erano alloggiate delle mensole[3]; è inoltre visibile la base in muratura di una scala in legno per il piano superiore[4]: è probabile che il termopolio avesse delle stanze dove i clienti intrattenevano rapporti con delle prostitute[6]. Esternamente infatti, lungo i muri che affacciano sulla strada, sono presenti delle iscrizioni elettorali[7], alcune perdute col passare degli anni, le quali, oltre a essere firmate da due donne di nome Asellina, le proprietarie da cui la locanda prende il nome, sono riportate le firme anche di alcuni nomi stranieri[4] come quelli di Aegle, Maria e Zmyrina, le quali svolgeva le mansioni sia di cameriere che di prostitute[7].

Nel termopolio, al momento dello scavo, furono rivenute ventidue anfore, oggetti in terracotta, vetro e bronzo[7] come bicchieri, piatti, brocche, un imbuto, oltre a una lucerna in bronzo di forma fallica[4].

Note

  1. ^ (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, IX.11.2 Pompeii. Thermopolium of Asellina - Part: 1, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 18 gennaio 2025.
  2. ^ Ciarallo e Vernia, pp. 81-83.
  3. ^ a b (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, IX.11.2 Pompeii. Thermopolium of Asellina - Part: 2, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 18 gennaio 2025.
  4. ^ a b c d De Vos, p. 111.
  5. ^ a b c Ciarallo e Vernia, p. 81.
  6. ^ Il Thermopolium, il fast food degli antichi Romani, su archeotravelers.com, 8 maggio 2020. URL consultato il 18 gennaio 2025.
  7. ^ a b c Touring, p. 546.

Bibliografia

  • Arnold De Vos, Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Casa editrice Giuseppe Laterza & figli, 1982, ISBN 88-420-2001-X.
  • Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Napoli e dintorni, Milano, Touring Club Editore, 2008, ISBN 978-88-365-3893-5.
  • Annamaria Ciarallo e Barbara Vernia, Conservare il cibo da Calumella ad Artusi. I luoghi della conservazione, Felici Editore, Pisa, ISBN 978-88-601-9309-4.

Altri progetti

Collegamenti esterni

 

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