Fullonica di Stephanus
La fullonica di Stephanus è una fullonica di epoca romana dell'antica Pompei, ubicata nella Regio VI, sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79. StoriaLa fullonica di Stephanus venne restaurata e aperta poco prima dell'eruzione del 79, essendo stata trasformata da abitazione in attività commerciale, sottraendo anche alcuni ambienti dalla vicina casa del Sacello Iliaco[1]. Sepolta sotto una coltre di cenere e lapilli durante l'eruzione del Vesuvio del 79, fu riportata alla luce tra il 1912 e il 1914[2]. Lavori di restauro si sono avuti fra il 2014 e il 2015[3]. DescrizioneLa fullonica di Stephanus, la meglio conservata[4] tra le quattro fulloniche ritrovate a Pompei[5], deve la sua denominazione a un nome, Stephanus appunto, che ricorre spesso nei manifesti elettorali dipinti nei pressi della bottega: al momento dello scavo, al suo interno, è stato ritrovato un unico scheletro[1], probabilmente il proprietario Stephanus, in quanto aveva con sé una somma di denaro pari a circa 1 090 sesterzi[5], oppure si trattava di semplicemente di un fuggiasco in cerca di riparo dall'eruzione. Affacciata su via dell'Abbondanza, le murature all'esterno della fullonica conservano sbiadite tracce di iscrizioni elettorali; l'ingresso è ampio, simile a quello delle altre attività commerciali e al momento dello scavo la porta d'ingresso, di cui si è conservato il chiavistello con la serratura, è stata ritrovata socchiusa[4]. Si accede ad un primo ambiente, il quale funge da ingresso ad una stanza sia sulla sinistra, che ospitava il torchio per la stiratura dei panni[6], sia sulla destra: questa camera si affaccia anche sull'atrio tramite una porta e una finestra strombata e presenta una decorazione pittorica in rosso nella parte sottostante e bianca in quella superiore. Segue l'atrio: il vecchio impluvium è stato trasformato in una vasca in muratura con intonaco rosso[1] e al suo interno l'acqua scorreva a ciclo continuo, mentre il compluvium convertito in lucernaio; caratteristica è il tetto piano, difficilmente utilizzato a Pompei[6], usato per l'asciugatura dei panni[1]. Dall'atrio una scala conduce ad una sorta di mezzanino, probabilmente adibito a scopo abitativo[4]. Sulla destra dell'atrio si apre un oecus: le due stanze presentano una decorazione in quarto stile molto simile, con zoccolatura nera, zona mediana rossa e parte superiore bianca con l'inserto di quadretti decorativi, figure geometriche, uccelli e animali; in particolare, nell'oecus, si riconoscono figure femminili alate, a raffigurare le Stagioni[1]. Sia dall'atrio, che dall'oecus tramite un corridoio, si accede al giardino: un muretto rivestito in marmo con cinque pilastri, originariamente utilizzato come peristilio, è stato trasformato in luogo per l'asciugatura dei panni. Sul fondo del giardino sono presenti tre vasche comunicanti a piani decrescenti e cinque bacini pestatoi per le attività lavorative[6]. Sulla destra è posta la cucina: durante i lavori di restauro tra il 2014 e il 2015 sono stati riposti al suo interno gli oggetti ritrovati durante gli scavi, come voluto da Vittorio Spinazzola[7], tra cui vasellame, pentole e una griglia in ferro per la carne[6], oltre ad essere stata recuperata una pittura nei pressi delle vasche[7]. Nel lato sud ovest del giardino si trova il triclinio, che tuttavia a seguito della creazione della fullonica aveva perso la sua funzione originaria, con decorazioni in stucco a riprodurre delle colonne[1]. Note
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