Sonnet 30Sonnet 30 o When to the sessions of sweet silent thought è il trentesimo dei Sonnets di William Shakespeare. Il testo del sonetto in lingua originale
When to the sessions of sweet silent thought Analisi del testoIn continuità con la struttura e la poetica del Sonnet 29, il Sonnet 30 esibisce una tradizionale struttura di tre quartine, nelle quali l'io accumula le ragioni del proprio rimpianto, più il distico finale, dove la situazione è capovolta. Contrariamente a quanto avviene nel sonetto precedente, con questo ci si trova di fronte a un dibattito tutto interiore[1] dell'io pensante. QuartineL'io spiega nella prima quartina che il pensiero (thought) si confronta col ricordo (remembrance) del tempo preziosissimo buttato via (dear time's waste): questo lo porta a una condizione di pianto e sconforto per la vanità (vanished) della sofferenza d'amore (love's woe), cose espresse nella seconda e nella terza quartina, attraverso l'uso di un linguaggio della sofferenza, con termini come weep (piangere), woe (pena), moan (lamento), e con l'uso marcato, ai versi 9-12, dell'anafora (woe to woe, col richiamo al woes del v.4 e al woe del v.7) e della figura etimologica (bemoaned moan). Distico finaleIl distico argina questo climax ascendente di dolore prodotto dal pensiero, ribaltando, attraverso l'uso del pensiero stesso (if [...] I think), il suo stato tormentato: e ciò è reso possibile solo dal riscatto (restored) dato dalla memoria del fair youth, quel dear friend che appare solo nel penultimo verso del sonetto. Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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