La giovanissima Sibilla, ammirata dai contemporanei per la sua bellezza e spesso lodata dai cronisti dell'epoca (secondo Guglielmo di Malmesbury era di eccezionale bellezza[2]), fu data in sposa, nel 1100, al duca di NormandiaRoberto II, che era stato uno dei capi della Prima Crociata (il professore scozzese, William B. Stevenson, definisce Roberto uno dei principali capi della prima crociata, per aver un nutrito seguito di cavalieri normanni, anche se per indole non era adatto al comando[6]), come ci confermano Orderico Vitale[1], Guglielmo di Malmesbury[2] e Guglielmo di Jumièges[3], portandogli una cospicua dote[2], idonea a riscattare il ducato di Normandia ipotecato al fratello Guglielmo il Rosso. Roberto II, sia secondo Guglielmo di Jumiège, che secondo Guglielmo di Malmesbury e Orderico Vitale, era il figlio maschio primogenito del duca di Normandia e re d'Inghilterra, Guglielmo il Conquistatore e di Matilde delle Fiandre[2][3][7] (1032 - 1083), figlia di Baldovino V, conte delle Fiandre, e di Adele di Francia, sorella del re di Francia, Enrico I[7].
Alla morte del fratello di suo marito, il re d'Inghilterra, Guglielmo il Rosso, avvenuta il 2 agosto 1100[8], Roberto avrebbe dovuto ereditare il trono d'Inghilterra, ma, dato che si trovava ancora in Puglia, dove si era sposato, il fratello minore Enrico Beauclerc poté impossessarsi della corona inglese[9]. Sibilla e Roberto arrivarono in Normandia nel mese di settembre. Nell'estate del 1101, in agosto, Roberto cercò di conquistare il regno d'Inghilterra e sbarcò a Portsmouth con il suo esercito[10], ma la mancanza di sostegno popolare tra gli inglesi permise a Enrico Beauclerc di resistere all'invasione. Roberto fu costretto tramite la diplomazia a rinunciare alle sue pretese sul trono inglese con il Trattato di Alton, del luglio 1101. In cambio Roberto ottenne da Enrico la rinuncia alla penisola del Cotentin (in Normandia) e una pensione di 3000 marchi all'anno[10].
Il 25 ottobre 1102 nacque Guglielmo Cliton[3], l'erede del Ducato di Normandia, ma Sibilla morì qualche mese dopo il parto[2]. Guglielmo di Malmesbury racconta che, secondo alcune voci, la morte fu causata dal suggerimento di una levatrice che prescrisse, dopo il parto, di fasciare i seni con una benda molto stretta[2]; mentre Orderico Vitale racconta che morì, nel 1103, avvelenata (veneno infecta) non molto tempo dopo che Agnes Giffard era divenuta l'amante di suo marito, Roberto[11]. I tumulti che seguirono la morte di Sibilla impedirono a Roberto di sposare Agnese che a sua volta era vedova[12].
Una leggenda, invece, vorrebbe che ella sia morta per aver succhiato il veleno di una freccia che aveva ferito il marito in Terrasanta, sacrificandosi per lui, dopo aver consultato i medici della scuola di Salerno durante il viaggio di ritorno.
Secondo gli Obituaires de Sens Tome II, Sibilla morì il 21 marzo (Sibilla comitissa Normannie XII Kal. Apr.)[13] e fu sepolta nella cattedrale di Rouen[12] dove si trova ancora la lapide sepolcrale con questa iscrizione:
(LA)
«Sibylla de Conversana Apuliensis ortu quam duxit uxorem Robertus Brevis ocrea dictus Normannorum dux invicti filius Guillelmi Conquisitoris acerba nimis morte praerepta post biennium conubi A. m. - M - C - II Gentis olim delicium dein desiderium nunc cinis serius revictura.»
(IT)
«Sibilla di Conversano, nata in Puglia, la quale condusse in moglie Roberto detto Coscia Corta, Duca dei Normanni, figlio dell'invitto Guglielmo II Conquistatore, colpita da precocissima morte dopo un biennio di matrimonio. A(nno) M(ortis) 1102. Prima delizia, poi desiderio della gente, ora cenere in futuro risorgente.»
Sulla vicenda di Sibilla è stato scritto da Dora Liguori un romanzo storico.[14]
William B. Stevenson, "La prima crociata", cap. XX, vol. IV (La riforma della chiesa e la lotta fra papi e imperatori) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 718–756.
William John Corbett, "Inghilterra, 1087-1154", cap. II, vol. VI (Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 56–98.