Salim ''mawla'' Abi HudhayfaSālim mawlā Abī Ḥudhayfa (in arabo سالم مولى أبي حذيفة?) o Sālim, il liberto di Abū Ḥudhayfa; Medina, ... – ...; fl. VII secolo) era un Compagno del profeta Maometto. Fu chiamato così perché era stato schiavo prima che il suo padrone Abū Ḥudhayfa b. ʿUtba lo affrancasse e adottasse (tabanna) come figlio, in un'epoca in cui entrambi non erano musulmani. Non si conosce di chi fosse figlio e si deve quindi ipotizzare che egli fosse stato comprato in uno dei vari mercati presenti nella Penisola araba. Abū Ḥudhayfa, che era un importante esponente dell'oligarchia meccana, lo chiamò Sālim ibn Abī Ḥudhayfa (Sālim, figlio di Abū Ḥudhayfa) ma quando fu rivelato il versetto coranico riguardante l'adozione[1] (Sūra XXXIII:4-5): «[...] e non ha reso i vostri figli adottivi dei veri figli; questo lo dite voi con la vostra bocca , ma Dio dice la verità e guida sul sentiero. Chiamerete i vostri figli adottivi con il nome dei loro padri, questo è più equo verso Dio ; e se non conoscete i loro padri essi saranno i vostri fratelli nella religione e i vostri protetti. [...]» Sālim fu costretto a cambiare nome.[2] In effetti l'Islam riconosce la paternità adottiva a tre ben precise condizioni:
Abū Ḥudhayfa fece sposare Sālim con Fāṭima bint al-Walīd, sua nipote paterna, in quanto figlia di al-Walīd ibn ʿUtba. Quando i musulmani risiedettero a Qūba, un sobborgo di Medina, Sālim diresse la preghiera. Fece parte quattro Compagni ai quali Maometto raccomandò fortemente d'imparare a memoria il Corano[3] Godeva di buona reputazione per la sua sincerità. Allorché Khalid ibn al-Walid fece ricorso inutilmente alla violenza nei confronti di una tribù contro la quale era stato inviato, nel corso di una spedizione militare disposta da Maometto, Sālim s'oppose e condannò il gesto. Quando Maometto ne fu informato, sconfessò il gesto di Khālid e chiese se qualcuno avesse cercato di fermarlo e gli fu risposto che lo aveva fatto Sālim.[4] Partecipò alla battaglia della Yamama (Yawm Yamāma) del 632 contro Musaylima, detto «al-Kadhdhāb» (il mentitore), in cui era stato alfiere, in sostituzione di Zayd ibn al-Khattab (fratello del futuro secondo califfo), che era caduto in quello stesso scontro. Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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