Rinaldo Arnaldi
Rinaldo Arnaldi (Dueville, 19 giugno 1914 – Barenthal, 6 settembre 1944) è stato un militare e partigiano italiano, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria e annoverato tra i giusti tra le nazioni per la sua azione a favore degli ebrei durante l’Olocausto. BiografiaNato a Dueville (provincia di Vicenza) nel 1914, si laureò in economia e commercio e in scienze politiche.[1] Sergente dei carristi a Vicenza, dopo l'Armistizio di Cassibile si nascose e con altri compagni si aggregò e si fece promotore delle prime formazioni partigiane sull'Altopiano di Asiago, che costituirono poi la Brigata "Mazzini" di cui divenne comandante,[1] della Divisione Alpina Monte Ortigara comandata da Giacomo Chilesotti suo carissimo amico. Si impegnò attivamente in pericolose spedizioni in Svizzera aiutato dalla sorella Mary, morta nel 2016, da Gino Soldà e con l'aiuto di don Antonio Frigo e Torquato Fraccon, per aiutare gli ebrei fuggiaschi. Fu ucciso durante uno scontro a fuoco con il nemico assieme ad altri 22 partigiani a Granezza, sull'altipiano di Asiago. Il 3º battaglione della brigata "Mazzini" prende il suo nome dopo la morte. In alcuni comuni della provincia di Vicenza, strade e piazze sono state intitolate a Rinaldo Arnaldi.[1] Per l'attività a favore degli ebrei perseguitati è stato insignito del titolo "Giusto fra le Nazioni". Lo scontro in cui Arnaldi e i suoi partigiani caddero combattendo è stato ricostruito in un documentario sulla storia di Thiene (Vicenza), girato nel 2003 da Dennis Dellai, dal titolo Così eravamo.[1] OnorificenzeSergente - Carristi - Partigiano combattente «Per indomita volontà di fiero italiano, subito dopo l’8 settembre 1943 raccolse intorno a sé tra i monti della terra nativa, i giovani anelanti di redimere la Patria oppressa. Organizzatore instancabile e trascinatore entusiasta, fu l’anima ardente della sua brigata e seppe guidare i suoi uomini in aspri cimenti, rifulgendo per insigne coraggio e per sprezzo del pericolo. Molti perseguitati politici e militari alleati evasi dalla prigionia e braccati dal nemico devono la propria salvezza al suo altruismo ed alla sua abnegazione. Sugli spalti di Granezza, titano insuperabile, sosteneva per lunghe ore aspro combattimento e lanciava i suoi partigiani in temerari assalti. Colpito al cuore si accasciava sull’arma arroventata, leggendario eroe, uno contro mille, non vinto che dalla morte e dalla gloria. Zona Vicentina, 8 settembre 1943 - Bosco Nero di Granezza, 6 settembre 1944.[2]»
— 1944 Riconoscimenti
Note
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